Attacco e difesa

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Logan

"Niente discorso d'incoraggiamento stavolta, Xia?" Chiede qualcuno dal fondo della fila, facendoci alzare di scatto lo sguardo verso la guerriera, che fa un ghigno, spalancando i suoi occhi a mandorla. Si sposta i lunghi capelli neri dal volto, incastrandoli dietro le orecchie coperte da tanti piccoli orecchini fatti di diamanti "Volete un discorso d'incoraggiamento? Eccolo: non fatevi colpire o squartare, altrimenti morirete." Dice scrollando le spalle e poi tira indietro la testa per guardare i grandi abeti che ci sovrastano, oscurando gran parte della luce solare già debole a causa del cielo coperto.
Gran bel discorso d'incoraggiamento, uno dei migliori che io abbia mai sentito. Mi sento ispirato ora.
"Sapete cosa dovete fare...state attenti." Dice Xia, mantenendo comunque una certa compostezza e rapida come uno scoiattolo si arrampica sull'albero, appoggiandosi su un ramo non troppo fino e distante da terra sei metri. Abbastanza in alto da avere la situazione sotto controllo ma anche abbastanza in basso in modo tale da arrivare al suolo con rapidità.
Sa il fatto suo.
Sono uno tra i primi a distogliere lo sguardo dalla sua figura slanciata e con uno scatto mi appendo al ramo più basso di un albero lì vicino, non troppo in modo tale da lasciare una certa libertà di movimento. Ma ben presto scopro di non essere l'unico ad aver scelto quel pino.
"Vai via dal mio albero!" Sibilo quasi ringhiandogli contro: Justin deve sempre trovare il modo di irritarmi a morte.
"Scusa non pensavo che fosse di tua proprietà...ci hai per caso inciso il tuo nome sopra?" Ghigna ed io devo trattenermi dal tiragli un pugno. Niente scontri prima di una battaglia, giusto?
"Ci sono arrivato prima io, cercatene un altro."
"Capisco...proprio come ai vecchi tempi, eh?"

"Che palle, l'abbiamo fatta l'altra volta l'arrampicata e mia madre se mi becca di nuovo ad azzuffarmi, mi riempie lei di botte. Giochiamo a qualcosa di più leggero!" Propone un bambino dalla pelle color cioccolato.
"Mammina ti da ancora gli ordini?" Esclama Justin con tono di scherno, stringendo a sè Arianna, una bambina della sua stessa età. Hanno iniziato a fare coppia ultimamente e ogni volta che li vedo abbracciarsi o a scambiarsi affusioni ho voglia di vomitare.
"Puoi anche non giocare e rimanere da solo...oppure puoi andare dalla tua mammina." Intervengo con tono appena malevolo: ultimamente sono diventanto più bravo a fare il cattivo.
"No! Solo per una volta...facciamo una gara di corsa!" Ribatte velocemente, fin troppo. Si vergogna.
Sento gli altri del gruppo guardare me e Justin in attesa di una risposta: una volta ero io al loro posto. Ma mi sono guadagnato questo posto a furia di lotte e ossa spezzate e una parte di me ci sta provando gusto.
"D'accordo. Faremo un torneo. Chi vuole fare il primo round contro di me?" Dico scrollando le spalle. Nessuno alza la mano. Neanche il bambino che ha proposto il gioco.
"A quanto pare toccherà a me." Dice Justin staccandosi da Arianna e venendomi in contro, piazzandosi davanti a me.
"Ma facciamolo più interessante: il perdente dovrà sottomettersi al vincente, ammettendo che lui è il migliore e che non potrà mai arrivare ad essere come lui." Dice con una luce pericolosa negli occhi.
Una sfida a chi è il lupo più forte.
"Voglio partecipare anche io!" Esclama improvvisamente un ragazzo di cui non ricordo il nome ma chiaramente più grande di me. Forse ha la stessa età di Justin.
"Malcom! Che piacere averti tra noi. Dunque la corsa consisterà nell'arrivare a quell'albero laggiù, toccarlo e tornare al punto di partenza." Indica una quercia a una quarantina di metri da dove ci troviamo ora, la stessa dove ho fatto cadere il bambino rompendogli un braccio più di un anno fa. Non l'ho più visto dopo quella volta: penso abbia paura di me ora.
"Vediamo se il piccolo Hunt è alla nostra altezza." Commenta Malcom guardandomi con un'espressione da lupo affamato sul viso. Vuole vedermi cadere.
Ma io non voglio sottomettermi.
"Vediamo se Malcom è alla mia altezza." Ribatto non degnandolo di uno sguardo, come ho imparato a fare da Justin. Più che imparare è stata più un obbligo di sopravvivenza. Il fatto è che più sei cattivo più ti rispettano e ti lasciano in pace.
"Bene, Arianna vuoi dare tu il via?" Interviene Justin sorridendo sotto i baffi e poi si avvicina fulmineo al mio orecchio "Mira alle ginocchia." Sussurra piano, in modo tale da non farsi sentire da Malcom, troppo impegnato ad allacciarsi strettamente le scarpe.
Lascio cadere lo sguardo sulla sua figura: non credo arriverò prima di Justin a quell'albero, ma devo arrivarci prima di Malcom. È solo questione di sopravvivenza. Però le sue gambe fasciate da dei pantaloni di tessuto elegante sono molto più lunghe delle mie, e anche se non sono molto entusiasta all'idea di ostacolarlo, credo proprio che sarò obbligato.
"Bene, ai propri posti! Pronti..." porto avanti la gamba destra e ancoro al terreno il piede sinistro, pronto a darmi lo slancio.
"Partenza..." i miei muscoli sono talmente tesi che temo si possano spezzare da un momento all'altro.
"Via!" Urla Arianna abbassando le braccia con due fazzoletti bianchi stretti in pugno.
Come previsto Justin è il primo a partire, seguito da me e poi da Malcom, con i riflessi un pochino più lenti dei nostri. Forse se continua così non sarò costretto a farlo.
Brucio i metri come fossi fuoco, ma Malcom mi sta raggiungendo. E la quercia è sempre più vicina. Devo farlo ora che sono lontano dagli altri. Stringendo i denti mi lancio in avanti, e miro alla gamba destra quando tiro il calcio che lo fa rovinare a terra, strappando i pantaloni piuttosto costosi.
Lo sento urlare, ma nessun -crack- tipico di un osso rotto. Gli è andata bene. Justin mi passa accanto, già di ritorno e mi lancia uno sguardo soddisfatto con i suoi occhi blu scuro. Tocco la corteccia ruvida della quercia e riparto dietro di lui, sentendo Malcom rialzarsi. Ma ormai è finito: ha perso.
Taglio il traguardo un paio di secondi dopo Justin e mi accovaccio per riprendere fiato. Bene, sono salvo.
"Tu!" Urla Malcom colpendomi con un pugno alla schiena, spedendomi a terra. Io cado a carponi, sentendo il cibo della cena suntuosa che cerca di risalire dallo stomaco. L'ho sottovalutato.
L'addestramento prende il sopravvento e rotolo via prima che il ragazzino possa colpirmi con un altro calcio, che va a vuoto, sbilanciandolo in avanti.
Sto per rialzarmi e attaccarlo, quando Justin si mette in mezzo, colpendolo al posto mio.
"Malcom, le sai le regole: niente risse al di fuori del gioco della lotta. Siamo essere civili noi, mica animali." Dice, dando una sfumatura sarcastica all'ultima frase "E poi Hunt è stato più veloce di te, per quello ha vinto."
Mi sta...difendendo.
Malcom ringhia e si rialza, sputando a terra tutto il suo disprezzo e corre via, diretto non so dove.
Io mi rialzo come scottato e mi spazzolo i pantaloni ridotti piuttosto male: mia madre mi ucciderà. E anche mia sorella.
"Questa è la prima ed ultima volta che ti difendo, Hunt. Devi imparare a combattere da solo le tue battaglie." Sibila Justin, facendo calare il silenzio nel parco. È strano come la sua sola presenza possa incutere così tanta soggezione.
Mi ritrovo ad annuire, prima di essere chiamato in lontananza da quella che riconosco essere mia sorella. Oh finalmente ce ne andiamo.

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora