La melodia della battaglia

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Logan

Nascondersi in un momento del genere non è qualcosa che farei normalmente. Ma sulle spalle ho la vita di un bambino e non potrei vivere con me stesso se gli accadesse qualcosa. Per questo io e Hal cerchiamo di evitare più scontri possibili, ma le cose si fanno più difficili più ci avviciniamo al fulcro della battaglia, che è anche dove si trova l'ospedale da campo dove abbiamo deciso di lasciare il piccoletto.

Non che avessimo scelta: non c'è posto sicuro in guerra.

"Se vuoi lo tengo io." Propongo ad Haley, che sta tenendo Hayes sulla schiena ormai da un po', pur continuando ad usare la magia per combattere, stancandola ulteriormente.

Lei scuote la testa, attirando l'attenzione del bambino sulle sue trecce, che tocca ammaliato.

"No, tu devi combattere, non puoi avere le mani occupate." Spiega per poi lanciarmi un sorriso rassicurante che ha il potere di farmi rilassare in un momento del genere.

Tutto intorno a noi il mondo strilla e i rumori della battaglia si fanno più forti, chiamandoci, bramandoci. E il microchip risponde a quel richiamo caricandomi di adrenalina e facendomi sentire meno il dolore per le ferite superficiali che mi sono fatto uccidendo un paio di Vuoti sulla strada.

Sull'asfalto ci sono corpi insanguinati e macerie di edifici esplosi, che non riesco del tutto a spiegarmi.

Chi ha messo delle bombe in città? E perchè farle esplodere? L'unica ragione possibile è quella di creare panico ulteriore, ma così si saprà che sono stati degli umani a farlo.

Ed eccola lì la risposta, che ha qualcosa di complottistico e incerto, ma allo stesso tempo plausibile: farci odiare dai Normali.

Perchè se il nostro scopo è quello di proteggere i Normali, cosa succederebbe se questi non vogliono più farsi salvare da noi?

Come puoi aiutare chi non vuole essere aiutato?

"Logan!" Il richiamo allarmato di Haley mi distoglie dai miei pensieri, facendomi focalizzare su ciò che ho davanti, e sono grato che Heyes sia troppo concentrato a giocare con i capelli di Hal per assistere alla scena.

Due Vuoti si stanno cibando di una donna ormai morta da un pezzo, le viscere che luccicano sotto la luce pallida del sole coperto pesantemente da nuvole scure, che minacciano pioggia. Mio padre ha scelto una giornata perfetta per attaccare e sono stato uno sciocco a sottovalutarlo.

Sono veloce nel scattare avanti, la spada già sporca di nero che lascia una scia sull'asfalto prima di calare sul collo del Vuoto più vicino, ignaro del mio arrivo.

La sua testa rotola sull'asfalto con un tonfo disgustoso, trascinandosi dietro lembi di intestino della vittima ancora bloccati tra le sue zanne.

Con l'altro Vuoto invece, ho meno fortuna, e mi attacca all'istante, alitandomi in faccia il suo fiato metallico e devo spingere nuovamente la mia colazione al suo posto, sentendo il disgusto salire per quelle creature immonde.

Quando mi ringhia ad un paio di centimetri dal viso, ricambio la cortesia afferrandogli il muso e torcendoglielo in un movimento fluido, sentendo la vita fluire dai suoi occhi.

Vittoria.

Ansimando, riprendo in mano la spada che mi era caduta e sputo a terra un grumo di sangue che ha invaso la mia bocca quando mi sono morso la lingua nella caduta.

"Credo sia arrivato il momento di andare a dormire, che ne dici Heyes?" Sento Haley chiedere e quando mi giro, vedo Haley inginocchiarsi a terra per far scendere il bambino e metterlo di spalle per coprirlo dalla scena che ho creato.

Compagni Di Guerra - Ferite AperteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora