DOLLY

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Dolly.
Quello però non era il suo nome, perché il suo vero nome era Lilith.
La ragazza scelse Dolly come suo nome, perché essere chiamata Lilith le sembrava doloroso, perché proprio quel nome le faceva provare dolore.
Quando ella nacque, i suoi si accorsero che era diversa, ma loro l'amavano lo stesso perché era e sarà sempre la loro bambina. Proprio perché era diversa la chiamarono Lilith, sapevano che era un nome dalle oscure origini, ma era quello giusto per la loro piccola stella. La bambina nata coi capelli dal colore insolito, tra il rosa e il violetto scuro, dopo qualche anno inizio a sviluppare delle capacità che grazie ai suoi genitori riuscì a nasconderle al mondo. <<Lilith devi stare molto attenta, le tue capacità sono uniche, nessuno deve capire cosa sai fare. Si approfitteranno di te>> le disse un giorno il padre a cui lei rispose <<Starò attenta papà...promesso>> e così lei uscì per andare a scuola. Aveva solo otto anni, non aveva nessun diritto di scoprire l'orrore del mondo a quella giovane età, invece il destino fu crudele con lei.
Lilith tornò a casa felice, perché sapeva che il giorno dopo per una settimana non doveva andare a scuola che era chiusa. Entrò a casa chiamando la mamma e papà, ma la risposta furono delle incitazioni a scappare di casa; seguii le voci seppur con timore e quello che vide la sconvolse. I suoi genitori erano legati a delle sedie e macchiati di sangue, del loro sangue che usciva da delle ferite loro inflitte. C'era un rumore di acqua che scorreva, proveniva dal bagno, da li uscirono cinque uomini e due di loro portavano delle armi sporche di sangue. Allora la bambina capi che era colpa loro se i suoi genitori erano feriti. <<Chi siete e cosa avete fatto ai miei genitori?>> chiedeva lei stringendo le sue manine in bugni, gli uomini risero e uno di loro disse <<Hanno fatto i monelli....sai bambina, perché non vieni con noi. Se lo farai i tuoi genitori vivranno>>, Lilith pose lo sguardo sulla madre che la guardava piangendo, la madre le mimava con le labbra di scappare, ma lei non voleva. "Perché quei uomini vogliono me?" si chiedeva la bambina. <<Non vorrai che il visino della mamma venga rovinato no?!>> chiese uno col coltello avvicinandosi al viso della donna e facendo un leggero taglio sulla guancia, il marito di lei gridava che costui si fermasse, ma in riposta ebbe un pugno nello stomaco che lo fece svenire per un po.
In quel momento Lilith rivisse tutti i suoi otto anni coi suoi genitori, le risate e i pianti, i loro viaggi e come loro l'hanno sempre aiutata quando non riusciva a controllare la sua capacità. Quella capacità che ora premeva di uscire allo scoperto, che l'avrebbe aiutata a salvare i suoi genitori. Lilith sapeva che i suoi genitori stavano per morire e quelli sarebbero stati gli ultimi suoi minuti con loro, minuti che la segneranno per tutta la vita.
La bambina per la prima volta in vita sua provò paura, quella paura che ti entra nelle ossa e che non ti lascia andare, neanche se tutto è finito, perché quella paura ti verrà a far visita nel moneto stesso in cui riaffioreranno i ricordi. <<Lilith scappa....non pensare a noi>> ripeteva la madre a bassa voce, strozzata dalle lacrime di paura e di tristezza, maggiormente di tristezza per il futuro incerto per la sua bambina; <<Allora piccola....Lilith...verrai con noi? Fidati i tuoi genitori vivranno>> disse un uomo avvicinandosi alla bambina prendendola per un polso, fu in quel momento che gli occhi della bambina si spalancarono. Lei divenne come in trance, come se una forza estranea la possedesse.
I suoi genitori capirono che stava per accadere, sapevano che prima o poi sarebbe accaduto, che lei perdesse il controllo; ma non era così, Lilith era consapevole di quello che sarebbe accaduto di li a poco. Gli uomini iniziarono a ridere e uno di loro disse <<Se non vuoi collaborare allora di addio a uno di loro>> per poi uccidere il padre con un colpo al cuore, quella fu la goccia che insieme ad altre fece traboccare il vaso. <<Giochiamo con le bambole>> disse Lilith alzando lo sguardo puntato verso gli uomini; attorno a lei oggetti iniziavano ad alzarsi da terra ed essere lanciati verso loro. La sua capacità non era la telecinesi, ma altro di ancora più pericoloso: dalle sue spalle lei faceva uscire delle braccia invisibili con cui lanciava quelle cose, ma in quel momento lei si accorse che queste sue capacità erano buona per uccidere. Come aveva imparato doveva pensare a quello che voleva che accadesse e accadeva. Con le sue braccia, portò le mani sul collo di ogni uomo lasciando uno libero, inizio a stringere la presa e l'uomo inizio a sparare, mise il corpo di chi aveva ucciso il padre dinansi a se da scudo. Liberò gli altri tre e con le altre braccia uccise l'uomo ancora vivo togliendogli le braccia e facendolo in due, gli uomini erano spaventati; a un altro portò il braccio invisibile al centro del petto e tolse cuore che lancio in faccia al terzo uomo a cui tagliò la mano che stringeva il coltello per poi usare l'arma per tagliare la testa a costui. Mancava l'uomo accanto alla mamma e il loro capo. La bambina iniziò a ridere di gusto come se tutto fosse solo un gioco; il suo sguardo si pose sulla madre e la liberò, ma non fece in tempo che anche la donna segui il marito all'oltretomba che il capo le sparò in fronte. La bambina rimare immobile, i suoi occhi erano spalancati. Paura. Tristezza. Solitudine. Rabbia. E altro. Erano i sentimenti che lei provava, una vera e propria bomba a ologgeria che stava per esplodere. Guardo l'uomo accanto al corpo della madre ormai morta e lo taglio a due con un colpo, l'uomo ancora vivo si allontanava aiutandosi col le braccia ma alla fine morì con un colpo al cuore. Rimaneva il capo, <<Che vuoi da me...CHE VUOI?>> si mise a gridare Lilith e lui rispose <<Voglio solo che tu venga con me....c'è una famiglia che accoglie ragazzi speciali come te....fatti aiutare>> le porse la mano, che la bambina strise con la sua, piccola in confronto a quella dell'uomo. Alzò lo sguardo e disse di nuovo <<Giochiamo con le bambole>> per poi uccidere anche l'ultimo uomo che era rimasto.
Lilith fece sparire le sue braccia, si guardò attorno e si accorse di essere rimasta sola. Non aveva piu nessuno.
<<Io non sono Lilith....d'ora in poi Dolly. Sarà il mio nome>> disse mentre si guardava allo specchio e si cambiava il vestito.
Fece una valigia con le poche cose che aveva, prese i soldi e tutto ciò che l'avrebbero potuto aiutare e andò via. Ma non prima di dare fuoco alla casa. Quella casa che l'ha sempre amata. Quella casa in cui non potrà tornare.
Otto dei suoi anni li ha passati con u suoi genitori che l'amavano, ora da quel giorno sono passati quattro anni. Quattro anni fatti di una vita nascosta, in fuga da tutti e tutto; un'esistenza con poteva essere definita tale, perché una bambina come lei non aveva nessun diritto di vivere quella vita. Cosa ha fatto di male? Avere quella capacita? No, perché nessuno può scegliere come nascere, ma Dolly ha avuto un brutto regalo dal destino e tutt'ora ne paga le conseguenze, ogni secondo di ogni giorno riviveva quel giorno.
Tutto cambiò quando le due ragazze si incontrarono. Dolly non riusciva più a controllarsi, uccideva chiunque la ostacolava, ma lei non la uccise.
"Che belle le mie nuove bambole...la pioggia scarlatta è davvero bella" pensava Dolly girando su se stessa nella grande pozzanghera rossa nella stanza, ma si fermò quando sentì la porta aprirsi e li la vide per la prima volta. La ragazza si girò verso lei e chiese <<Vuoi giocare con le bambole?>> per poi avvicinare le sue braccia a lei, la ragazza estranea sorrise e disse <<Sei davvero una bambina bella sai? Come ti chiami bella bimba..non voglio farti nulla. Sono solo stata attirata dall'odore del sangue...sai sono anche io diversa>> disse avvicinandosi al un corpo quasi vivo per berne il sangue ancora caldo e dolce. Da quell'incontro causale iniziò un'amicizia. Due ragazze dal passato simile con qualcosa che le accomuna, l'essere diverse e il cercare qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi.
Dolly ha trovato così un appoggio nel mondo reale, solo ora forse potrà essere felice.
Dolly e la ragazza, chiamata dalla bimba sorellona. Un legame che le unirà. Una famiglia che le attende.
Una guerra da vincere.

JEFF THE KILLER E DESIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora