CAPITOLO 12

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Aspetto, ma non mi risponde.
Mentre faccio la strada di casa provo a chiamarlo ancora e, proprio quando sto per arrendermi, risponde alla chiamata.
Ma avrei voluto che non l'avesse mai fatto.
-Pronto?- Dice una voce femminile.
Mi si gela il sangue nelle vene.
Quella, voce femminile, mi blocco nel bel mezzo del vialetto di casa.
Sta scherzando vero?! Prima mi difende e poi finisce ancora con lei?
-Dammi questo telefono. Come ti permetti di rispondere al posto mio?- Sento dei rumori in sottofondo e poi la voce roca di Taylor.
- Pronto, chi è?- Chiede, in tono scocciato e risoluto.
Non rispondo, rimango in trance.
-Pronto?- Ripete. -Merda, Molly smettila sto cercando di capire chi è al telefono-
gli sento dire a bassa voce.
Trovo la voce e gli rispondo: -Taylor?- In un sussurro.
-Amber?- Mi chiede stupito.
-Si, sono io. Ti ho chiamato solo per avvisarti che ho parlato con Adam e che per lui va bene se mi dai tu le ripetizioni di matematica, ma se ti disturbo posso anche richiamarti non fa niente.-
Dico in tono risoluto e faccio per staccare, ma lui mi ferma subito.
-No no, Molly stava andando via. Ciao Molly.- Gli dice e io mi sento subito sollevata, anche se non capisco il motivo per il quale lei sia andata da lui.
Sento in sottofondo le lamentele di lei e poi una porta che sbatte.
-Senti Amber perché non ci vediamo? Così parliamo un po' e porta anche i libri così cominciamo già. Da amici.-
Dice precisando le ultime due parole.
-Si, okay.- Dico, ho bisogno di distrarmi un po' e gli algoritmi sono il giusto mondo in cui perdermi.
Ci diamo appuntamento per un'ora più tardi e torno a casa per prepararmi.
<<Sono a casa>> urlo nell'atrio.
Mia madre corre da me e senza dire una parola, mi prende lo zaino dalle spalle e mi trascina in camera.
<<Tesoro, tuo padre è stato invitato ad una cena di lavoro domenica pomeriggio e ho comprato già i nostri vestiti.>>
A mia madre è sempre piaciuto avere una figlia femmina, per fare shopping con lei e parlare di altre cose da donne.
Ricordo che da piccola mi portava sempre al centro commerciale e già da allora mi comprava tanti vestiti e mi vestiva come fossi la sua Barbie personale. Abbiamo un bellissimo rapporto.
Mio fratello, invece, non si lascia aiutare in niente e loro due litigano sempre, è per questo che con lei cerco sempre di comportarmi come la perfetta figlia e quasi sempre ci riesco a meraviglia.
<<Ora te li faccio vedere.>>
Annuisco e lei tira fuori dal mio armadio due vestiti stupendi.
Un tubino nero attillato, mono spalla, ed un altro, sempre nero, però con una scollatura a cuore, e al di sopra, spalle e maniche sono del semplice tessuto di raso trasparente scuro, credo che arrivi al ginocchio ed è un po' meno attillato dell'altro.
<<Sono bellissimi mamma, li hai scelti tu?>>
Lei annuisce.
<<Questo è per te>> dice alzando quello meno attillato, <<e questo è per me.>>
<<Mi piacciono ma... mamma, a casa di chi è la cena?>> Chiedo curiosa.
<<A casa di un socio di tuo padre amore, niente di cui preoccuparsi.>>
Oh... beh ma perché non vuole dirmi il nome?
Spero di non avere nessuna brutta sorpresa.
Cerco di non farle vedere la mia titubanza e annuisco riluttante.
<<Bene, quando avrai un po' di tempo prova il tuo ok?>>
<<Okay mamma. Ora devo prepararmi, devo uscire a studiare matematica con un amico>> la informo, ah se solo sapesse.
<<D'accordo amore, a dopo>> mi saluta e va via chiudendosi la porta alle spalle.
Mi siedo sul letto confusa.
Perché non vuole dirmelo? Sa qualcosa che io non so? Oh spero proprio che non mi facciano avere nessuna brutta sorpresa.
Ho già abbastanza pensieri per la testa.
Cerco di non pensarci e controvoglia mi alzo dal letto per vedere cosa mettere.
Fra mezz'ora ho l'appuntamento con Taylor da Starbucks e mi serviranno tutte le forze possibili per affrontare la matematica, ma soprattutto, un'uscita "amichevole" con lui.
Infilo velocemente un vestito con le spalle scoperte e gli anfibi, poi preparo lo zaino e ci metto dento libro e quaderno di matematica.
Afferro il telefono ed esco dalla camera.
<<Esco>> urlo, prolungando la o, una volta nell'atrio, prima di uscire fuori dalla porta.
<<Okay, a dopo tesoro>> urla mia madre di rimando.
<<A dopo mamma.>>
Mi richiudo la porta alle spalle, scendo giù per le scale e poi fuori dal cancello, e mi preparo mentalmente ad una passeggiata di quindici minuti a piedi.
Collego le cuffie al telefono e poi le infilo nelle orecchie, mettendo la riproduzione casuale della musica.
La prima canzone che parte è "I hate you, i love you" di Gansh .
Ascolto le voci dei cantanti che parlano al posto mio e dicono tutto quello che io vorrei dire, subito la mente mi riporta a Taylor e alla strana situazione che si è creata tra di noi.
Immersa nei miei pensieri e nella musica, non mi accorgo di essere arrivata alla fine del vialetto e le macchine mi scorrono veloci di fianco senza mai fermarsi, finché una rallenta al mio stesso passo.
Continuo imperterrita a camminare senza far sembrare di essermene accorta e stacco la musica, ma non tolgo le cuffie dalle orecchie per far credere di starla ancora ascoltando.
<<Serve un passaggio?>> dice la voce dalla macchina.
Non rispondo, continuo a camminare, mentre la macchina cammina al mio fianco.
<<Allora? Serve un passaggio?>> ripete la voce.
Mi giro di scatto verso la macchina.
<<No!>> urlo.
Ehi ma.. aspetta.
<<Taylor?>>
Lui mi guarda bellissimo, con i capelli spettinati dal vento, a bordo della sua Audi RS6 nera opaca.
<<Mi hai fatta spaventare cretino!>> urlo e cammino più velocemente.
<<Allora non ti serve un passaggio?>>
<<So arrivarci da sola da Starbucks, grazie Taylor.>> dico irritata e sarcastica.
<<Si, ma rischi di arrivare tardi al tuo appuntamento.>>
<<Beh, anche tu visto il traffico che c'è.>> gli dico con un sorriso stampato sulla faccia.
<<È una fortuna quindi che io sappia come aggirare il traffico, no?>> il sorriso mi muore sulle labbra.
Mi giro di scatto e lo vedo sorridere, con quel sorriso da angelo, bellissimo.
Sbuffo e aggiro la macchina, dopodiché salgo sbattendo la portiera.
<<Allora, con chi è questo appuntamento?>> mi chiede ironico, cercando di scherzare.
<<È con un ragazzo molto stupido, ma che guarda caso capisce la matematica più di me.>> gli rispondo sarcastica e lo guardo, mentre con naturalezza guida questa stupenda macchina, immettendosi in varie stradine per aggirare il traffico.
<<Ah, deve essere anche molto carino scommetto.>>
<<Beh, scommetti male.>> scoppio in una fragorosa risata e lui si gira verso di me a bocca aperta.
Si finge offeso, almeno spero.
Se lo è davvero.. bene.
Lo guardo e rido ancora di più, e all'improvviso lui ride con me, capisco quindi che sta semplicemente fingendo.
Dopo esserci calmati però, cala un silenzio imbarazzante.
<<Posso accendere la radio?>> gli chiedo, spezzandolo.
Annuisce ed entrambi allunghiamo la mano verso il pulsante di accensione, così le nostre mani si toccano e come sempre quel semplice contatto mi manda mille brividi in tutto il corpo.
Ritraggo la mano di scatto e lui mi guarda di traverso, poi però allunga un altro po' la mano e accende la radio.
Parte la canzone "Closer" di Chainsmokers e Halsey.
Canticchio sottovoce e lui mi guarda divertito.
<<Non guardarmi così, so di essere stonata.>> lo guardo male, con una smorfia.
<<Non sei tanto stonata dai.>> mi guarda fingendosi ammirato e io ricambio ostentando fierezza.
<<Adesso però non vantartene troppo eh.>>
<<Scommetto che lo dici solo perché sei stonato più di me.>> lo guardo con aria di sfida. Lui cambia marcia e poi si gira verso di me squadrandomi.
<<Non avevo notato questo vestito, ti sta molto bene sai?>>
Alt! Cambio di discorso.
<<Siamo solo amici Tay.>> lo ammonisco.
<<Gli amici si fanno i complimenti.>>
<<Ah si?>>
<<Si.>>
<<Beh, allora se è così...>> lo guardo facendogli capire che sto cercando qualcosa su cui fargli un complimento <<no, non posso farti complimenti sei orribile.>> scoppio a ridere.
<<Non credi di starmi insultando un po' troppo?>> dice mentre si ferma al semaforo.
<<Beh.. no.>> rido ancora di più.
Improvvisamente si avvicina a me e mi blocca entrambi i polsi con una sola mano sulla testa, poi con l'altra mi accarezza il viso. Il mio respiro si fa più corto, sento la bocca secca e il cuore mi batte all'impazzata.
Lui rimane ad un centimetro da me.
<<Ah no?>> mi sussurra vicinissimo, tanto che sento il suo respiro sulla pelle.
Io scuoto la testa e lui mi sposta una ciocca di capelli con la mano libera che prima mi accarezzava la guancia.
Dopodiché si sposta e rimette in moto la macchina.
Come ha fatto ad accorgersi che era scattato il verde? Non era preso quanto me?
Ma sopratutto... questo lo chiama essere solo amici?!

PERFETTA ILLUSIONE #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora