CAPITOLO 45

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Mi alzo di scatto dal letto e mi avvicino.
<<Ma che ci fai qui?! Non farlo mai più: mi sono spaventata! E poi... come sei entrato?!>>
<<Hey piccola, stai calma. Sono entrato dalla finestra. Non ti fa piacere vedermi?>> Mi chiede Taylor con un sorrisetto sul viso. 
<<No che non mi fa piacere. Non puoi arrabbiarti con me per qualcosa che anche tu hai fatto, senza nemmeno chiedermi il motivo e poi presentarti qui come se nulla fosse.>>
Lo fulmino con lo sguardo e mi metto davanti a lui con le mani sui fianchi e tutto il peso del corpo su una gamba.
<<Guarda che sono qui proprio per questo. Perché non mi hai risposto?>> Risponde lui serio.
Faccio un respiro profondo e vado ad accendere la luce. Quando mi giro, lui è steso sul mio letto con le braccia piegate dietro la testa mentre guarda il soffitto.
Ha un'aria così spensierata... è stupendo, come sempre.
Come diavolo fa?
Scuoto la testa per scacciare il pensiero e concentrarmi sulla discussione.
<<Avevo il cellulare scarico Tay. E tu perché non mi hai risposta?>>
Sembrerò insistente ma... si, aveva ragione quando ha detto che, dopo avermi dato quella piccola spiegazione sul perché fosse scomparso, sarei diventata ancora più curiosa.
<<Amber, te l'ho già detto. Voglio provare a dirti tutto, ma devi darmi del tempo. E poi... c'è il fatto di non volerti far fare parte di quell'ambiente di merda che mi ferma.>>
<<Ambiente? Quale ambiente?>>
<<Non posso dirtelo Amber.>>
<<Tay perché non ti apri mai con me?>> Chiedo dolcemente.
Si alza dal letto di scatto e mi fissa incredulo, facendo avanti e indietro per la stanza con le mani tra i capelli.
<<Sei seria?! Ti ho raccontato tutto della mia vita, ma solo perché non voglio dirti questa cosa non mi dai pace.>>
Abbasso lo sguardo.
<<Penso solo che... insomma, se non vuoi dirmelo deve essere qualcosa di talmente brutto da darti il tormento e credo che, se ne parli con qualcuno, ti sentirai meglio.>>
In fondo è parte della verità.
<<No. Non è una cosa che si può risolvere con così tanta facilità>> risponde secco.
Io me ne sto lì, seduta sul letto, sguardo basso e testa china, senza replicare.
Lo sento sospirare e poi si avvicina, inginocchiandosi tra le mie gambe e mi prende le mani per poi stringerle tra le sue.
<<Ascoltami. Se potessi dirtelo lo farei, ma sul serio, piccola, non posso. È pericoloso. Sei una ragazza ingenua e fragile per quanto tu voglia dimostrare il contrario. Non voglio che questo cambi per colpa mia. Per non parlare del fatto che se dovesse accaderti qualcosa non saprei cosa fare.>>
Scuote la testa, come per scacciare quel pensiero, e abbassa lo sguardo.
Quando i suoi occhi tornano a posarsi nei miei, noto che sono velati di una tristezza che non gli ho mai visto prima, nemmeno quando mi ha raccontato del padre che l'aveva abbandonato da piccolo.
<<Non me lo perdonerei mai.>>
Libero una mano dalla sua e con due dita cerco di avvicinarlo di più a me, in modo da poterlo baciare.
Quando le nostre labbra si uniscono, una scarica di brividi mi si irradia in tutto il corpo.
In questo bacio non c'è solo desiderio e passione, ma c'è anche disperazione e, mentre lo bacio, sento la tristezza scivolargli addosso.
Scorro all'indietro sul letto, in modo da ritrovarmi stesa con lui su di me. Mi posa una mano sul fianco e con le dita disegna cerchi immaginari con il pollice, con l'altra invece si tiene sollevato per non schiacciarmi con il suo peso.
Continuiamo a baciarci finché lui non sposta le labbra dalle mie per posarle alla base del collo, dove, del suo marchio, che mi ha fatto la settimana prima, ne è rimasta solo l'ombra.
Continua a poggiarmi baci leggeri, seguendo una linea immaginaria che va dal mio viso alla clavicola. A quel punto, senza volerlo, mi scappa un gemito a cui lui risponde con un altro, in perfetta consonanza.
Poi si ferma ed io non posso fare a meno di rattristarmi per la perdita di contatto.
Mi fissa negli occhi come a chiedermi il permesso di fare qualcosa. Ma cosa? Comunque non mi interessa, qualunque cosa voglia fare, che la faccia. Io mi fido di lui.
Annuisco e lui poggia le mani sull'orlo della mia maglietta. Io capisco le sue intenzioni e, invece di replicare, lo aiuto per poi sfilargli la sua. Rimango solo in reggiseno.
Lui guarda ogni centimetro del mio corpo con una scintilla negli occhi. Mi scruta e si bagna il labbro inferiore, per poi morderselo. È un gesto talmente spontaneo che mi scappa un altro gemito.
Lui continua a fissarmi ed io mi sento in soggezione, le mie guance si infiammano e cerco di coprirmi con le braccia, non trovando la maglia che lui ha lanciato in qualche angolo buio della stanza.
Taylor capisce le mie intenzioni e mi guarda negli occhi, poi mi scioglie le braccia, mettendo di nuovo in bella mostra il mio corpo.
<<Non vergognarti mai quando sei con me. Sei bellissima>> mi sussurra, con un tono così sicuro e rassicurante, che mi mette subito a mio agio e di colpo la timidezza sparisce.
Lui comincia a darmi una scia di baci che parte dal mento, scende giù su tutto il collo e si ferma al centro delle due ossa alla base, posandomi un bacio proprio lì. Ma non si limita solo a quello, inizia a premere ed a fare più pressione, capisco che sta marchiando ancora il suo territorio ed io non posso farci niente, perché sono sua. È vero. Quindi che faccia pure.
Dopo aver finito, scruta il suo lavoro soddisfatto, mentre io fisso lui. Ogni centimetro di pelle su tutto l'addome è ricoperta di tatuaggi. Sotto le costole, tra i solchi degli addominali, una scritta in particolare attira la mia attenzione.
In un'elegante scrittura nera, in corsivo, c'è scritto Perfect illusion.
Al momento mi chiedo il perché abbia scelto proprio quella frase da tatuarsi. Poi, quando torna a baciarmi sulle labbra, tutto il mondo intorno a me, sparisce. Riesco a concentrarmi solo su noi due. Su lui che continua ad accarezzarmi la pancia, i fianchi, il viso e sulle mie dita che percorrono ogni muscolo della sua schiena. Poi, affondo le dita nei suoi capelli e proprio in quel momento... bussano alla porta.
Maledizione.
<<Merda>> dice lui, ancora nel bacio.
Dopodiché, si alza, raccoglie la sua maglia, mi passa la mia, che io rimetto subito, e si avvicina alla finestra trascinando anche me per un polso.
Bussano ancora.
<<Ti chiamo domani per farti sapere l'ora e l'indirizzo della mia palestra. A domani, piccola.>>
Mi posa un bacio sulle labbra e sparisce oltre la finestra, che io richiudo all'istante.
Mi avvicino alla porta e la apro. Menomale che l'avevo chiusa a chiave.
Sulla soglia compare mia madre, in una camicia da notte di seta azzurra, con ricami sulla scollatura.
Mi scruta con gli occhi socchiusi e i capelli biondi in disordine.
<<Che cosa stavi facendo? Ho sentito delle voci.>>
Si sporge a guardare in camera mia.
<<Niente. Parlavo tra me e me, lamentandomi per il freddo. Mi ero dimenticata di chiudere la finestra e si congelava, così mi sono alzata per farlo.>>
Le sorrido falsamente, sperando che creda a questa mia piccola bugia.
Se ripenso a quello che stava davvero per accadere, mi vengono i brividi.
Lei mi guarda un altro po', come per capire se io stia fingendo o meno, poi il suo sguardo si posa sul mio collo.
<<Che cos'hai qui?!>> Chiede stupita.
Punta il dito proprio dove Tay ha lasciato il segno.
<<Oh, niente. La collana che portavo stamattina mi ha lasciato il segno.>>
Faccio un'alzata di spalle, parlando con noncuranza, ma sono molto nervosa.
Mi guarda a fondo negli occhi. Sembra stia scavando nella mia mente per trovare una risposta vera alla sua domanda.
<<Ok>> dice infine.
<<Va a dormire. Buonanotte.>>
<<Notte.>>
La guardo entrare in camera e chiudersi la porta alle spalle.
Tiro un sospiro di sollievo e rientro anch'io.
Prima di mettermi a letto peró, mi guardo allo specchio.
Ho le guance arrossate ed i capelli spettinati, poi il mio sguardo cade sul succhiotto di Taylor.
In effetti l'ha incastrato perfettamente tra gli incavi delle due ossa e sembra una collana.
Sorrido e, senza mai smettere, mi metto a letto.

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