L'ora di pranzo non sarebbe potuta arrivare più in fretta di così ed io ne sono felice.
Prendo il mio pranzo e mi siedo all'esterno dove non ci sono le solite divisioni in gruppetti.
Il tempo sembra essere migliorato da stamattina, visto che il sole adesso filtra dalle foglie dell'albero sotto il quale mi trovo. Ho appena finito di consumare il mio pranzo e sono stesa sotto l'albero a godermi la tranquillità, con i raggi del sole che filtrano sulla mia pelle.
Sto quasi per addormentarmi quando sento qualcosa sfiorarmi la mano, ma forse è solo la mia immaginazione. Così non apro gli occhi, ma torno ad appisolarmi.
Di nuovo qualcosa mi sfiora la mano e quando lentamente apro un occhio e mi rendo conto di chi ho davanti, mi alzo di scatto a sedere, sbuffando.
<<Smettila di toccarmi>> asserisco.
<<Prima non mi avresti detto di smetterla. Ti piaceva quando ti toccavo>> sospira Taylor, sconfitto, quasi rassegnato.
<<Appunto. Prima. È passato, ora non voglio che mi sfiori nemmeno.>>
<<Amber...>> comincia, ma lo interrompo.
<<Credevo di essere stata chiara stamattina. Non devi più avvicinarti o parlarmi Taylor>> sbuffo, e comincio a mettere la mia roba nello zaino.
<<Ma io ti ho detto che prima mi avresti dovuto ascoltare>> pretende.
<<Non hai il diritto di avere pretese in questo momento. Non ti ascolterò.>>
Faccio per alzarmi in piedi, ma le sue mani mi bloccano tendendomi salda per le spalle. Una scarica di brividi mi percorre il corpo e lo allontano bruscamente da me, rimanendo però seduta.
Lui mi guarda confuso e triste, ma in questo momento non mi interessa di quello che prova lui. Piuttosto devo pensare a quello che non provo più io.
<<Ti prego. Poi non mi vedrai più.>>
So che se in questo momento non lo ascolto, lui continuerà ad avvicinarsi a me, continuerà a cercare di parlarmi ed io non posso permetterglielo. Devo tutelarmi.
Rassegnata lascio cadere lo zaino a terra e mi raddrizzo con la schiena contro l'albero, poi gli faccio segno di parlare.
Lui sospira di sollievo e poi comincia: <<Sai già perché ho cominciato a combattere e a fare incontri clandestini.>>
Lo guardo scettica. Mi avrà mentito anche su quello.
<<Non guardarmi così, è la verità. Non ti ho mentito su niente e ora non ci guadagnerei nulla a mentirti>> dice, dando voce ai miei pensieri.
<<Non ti ho detto niente perché sapevo quanto ti dessero fastidio gli incontri di boxe e che non riuscissi a vederne nemmeno uno, ma sapevo anche che se ti avessi detto che cosa facevo davvero saresti voluta assistere comunque e io non volevo quello. Non lo volevo perché non volevo costringerti a guardare cose che ti avrebbero fatto stare male.>>
Lo vedo guardare con titubanza le nostre mani quasi vicine, indeciso se prendermela o meno. Ma poi ci ripensa e non lo fa.
<<Mi hai detto che era pericoloso. Pericoloso, ti rendi conto?! Era più pericoloso per te che per me Tay>> mi altero. Poi mi rendo conto, da come si sono illuminati i suoi occhi, di come l'ho chiamato e mi correggo subito.
<<Taylor>> borbotto e lui si rabbuia nuovamente. Bene.
<<Te l'ho detto perché niente di quello che faccio è legale Amber! Niente! E poi hai visto quello che ti è successo? Sapevo che sarebbe accaduto. La ragazza di un mio amico è stata stuprata davanti ai suoi occhi, cazzo! E stava per succedere anche a te. Ecco perchè!>> urla.
Io lo guardo senza battere ciglio e lui rimane interdetto.
Poi mi afferra la mano e mi porta sul retro della scuola, evidentemente per poter urlare in pace, senza che nessuno lo guardi come se fosse pazzo.
<<Che fai?! Lasciami>> mi lamento a voce alta, dimenandomi.
Ci fermiamo esattamente dove ci sono i campi da calcio della scuola, in una parte peró quasi isolata, dove nessuno mette mai piede. Se fossimo venuti qui fino a ieri mi sarei spaventata per quanto è cupo questo posto, ma ora mi ricorda me e, per quanto possa sembrare folle, mi piace.
Taylor mi lascia all'istante e rimane per un tempo indefinito a fissarmi negli occhi. Io non vacillo, lui non vacilla.
Poi parla: <<L'idea che qualcuno all'infuori di me ti tocchi>> mi mette una mano sulla guancia e la accarezza. Io non la sposto.
<<Che ti sfiori>> fa scivolare la mano lungo il mio collo e per un attimo chiudo gli occhi, abbandonandomi alle sensazioni, ma poi li riapro subito.
<<Che ti baci>>
Per un attimo temo che voglia baciarmi, ma non lo fa. Mi sfiora il labbro inferiore con il pollice ed io ricordo il nostro ultimo bacio.
<<Mi fa diventare pazzo. Non riesco a sopportarlo>> conclude, allontanandosi da me.
Mi riprendo bruscamente e torno alla realtà.
<<Beh, dovrai abituarti all'idea. Perché ormai non ti appartengo più>> affermo sicura di me.
Questa frase lo spezza completamente ed io lo vedo. Vedo nei suoi occhi il dolore, quello che ho provato io quando l'ho guardato avvinghiato a quelle ragazze. Solo che adesso non riesco a provare niente per lui, non riesco a provare compassione, non riesco a trovare dolore, non riesco a scorgere quell'amore che provavo per lui fino a ieri.
Ma purtroppo lui non si dà per vinto.
<<So cosa stai pensando. Che io non volevo che tu venissi per poterti continuare a tradire come se niente fosse.>>
Mi guarda con aria di sfida.
Ha proprio ragione, ci ha preso in pieno.
<<È così. Altrimenti me l'avresti detto>> affermo sicura.
<<Ti sbagli. Te l'ho già detto il motivo. L'altro era, si, per non fartelo sapere, ma perché così non avresti sofferto.>>
<<Come puoi dire una cosa del genere?! Le bugie hanno le gambe corte, Taylor. Dovresti saperlo>> gli urlo in faccia.
Lui non si scompone e mette su la sua migliore faccia da cane bastonato.
Annuisce.
<<Ora lo so. Ma devi capire che non potevo non farlo. Se non mi fossi portato a letto quelle ragazze, se non le avessi illuse e poi scaricate, loro non si sarebbero incazzate a morte con me e non avrebbero scommesso contro di me. Non avrei potuto pagare quello stronzo del mio padre biologico>> abbassa il tono di voce e anche lo sguardo, quando dice questa frase.
Quasi mi dispiaccio per lui, quando mi viene in mente un'altra cosa.
<<Hai detto che sei andato a letto con loro anche quando sei stato con me. Sei incoerente, perché hai detto anche che non sopporti l'idea di me con qualcun altro>> dico minacciosa e scettica, incrociando le braccia all'altezza del petto. Questa volta sono io a guardarlo con sfida.
<<Si, è vero. Ma ti ho già detto che è stata una volta sola e non stavamo nemmeno insieme davvero.>>
<<Quando?>> Chiedo.
Aspetto che mi dia una risposta, ma non lo fa. Si limita a fissarmi con sguardo stanco.
<<Quando?>> Ripeto. Magari non mi ha sentita. Non voglio pensare che non voglia rispondermi.
<<Prima che uscissimo insieme e dopo il tuo appuntamento con Hayes>> pronunciando quel nome fa una smorfia, come se l'idea di me con Hayes gli faccia un male fisico.
Prima che io possa replicare però, continua lui.
<<Solo quella volta. Quell'unica volta. Il resto del tempo le ho solo baciate, come ieri. Poi ho capito una cosa, non mi è mai successo di provare qualcosa per qualcuno con tanta intensità come mi succede con te. Non ne sono sicuro, ma credo di...>>
Proprio come il giorno precedente, lo interrompo su questa frase. Mi rifiuto anche solo di pensare ció che sta lasciando intendere.
<<Davvero?! Mi hai appena detto di aver fatto sesso con una ragazza quando dovevamo uscire insieme, dopo avermi detto che non volevi vedermi con Hayes, dopo avermi fatto la predica per essermi fatta fare un succhiotto ed essermi lasciata baciare da lui! Ti rendi conto?! E ora mi dici di non aver provato mai per nessuno quello che provi per me? Scusa, ma non posso proprio crederti Taylor. Mi rifiuto di crederci>> al termine del mio monologo, faccio per andarmene, ma ci ripenso e torno indietro.
<<Adesso, ho fatto come mi avevi chiedo. D'ora in poi non cercarmi più. E se davvero provi quello che dici per me, cosa poco probabile, dimenticami>> gli ordino, puntandogli un dito al petto.
Lui mi guarda negli occhi, disperato, poi il suo sguardo scivola sul mio dito, appoggiato al suo petto e poi alle mie labbra. Quando mi afferra la mano che tenevo contro di lui, capisco subito le sue intenzioni.
Si avvicina a me lentamente e il battito del mio cuore accellera. Devo fermarlo subito, prima che mi faccia sentire qualcosa. Se innesco un sentimento, il peso degli altri graverà su di me. Non voglio che questo accada, soprattutto dato il fatto che neanche un bacio mi farà cambiare idea: non posso perdonarlo.
Mi ritraggo quando ormai le sue labbra sono ad un millimetro dalle mie.
Sono già lontana di qualche metro quando dico le ultime parole che ho da rivolgergli: <<Addio, Taylor.>>Mi sono liberata da un peso. Ma allora perché è da quando sono su quest'amaca che, ogni volta che chiudo gli occhi, vedo i suoi, vedo il suo viso, vedo il suo sguardo dopo essermene andata? Perché ogni volta che leggo di Darcy in Orgoglio e Pregiudizio mi viene in mente lui? Lui e tutto quello che mi ha fatto?
E non riesco a smettere di paragonarli.
Tra i due c'è solo una piccola differenza, che poi tanto piccola non è: l'amore.
Darcy amava Elisabeth, Taylor non mi ama. Contrariamente a come pensavo, lui non mi ama.
Ma perché non mi fa male sapere questo? Perché non sento più l'amore che provavo per lui? Forse davvero ho una voragine al posto del cuore, adesso? Oppure non l'ho mai amato come credevo?
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dallo squillo del mio telefono.
Chi è che rompe a quest'ora?
Oh. Dylan?
Dylan: *Scusa se non te l'ho chiesto ieri. Com'è andata con Taylor, dopo che sono andato via?*
*Ci siamo lasciati*, rispondo semplicemente.
*Cosa? Perché?!*
*Tranquillo non è colpa tua. Non siamo fatti per stare insieme, tutto qui.*
Non ho voglia di mentire a Dylan perché è troppo gentile, ma non ho nemmeno voglia di raccontargli ció che è successo con Taylor per filo e per segno. Soprattutto perché non sono affari miei e non posso raccontare cose che non mi riguardano ad altre persone.
*Sono uno stronzo se ne sono felice?*
Questa risposta mi strappa una risata.
Avevo capito di piacere a Dylan, ma non pensavo che fosse così schietto e diretto.
*Non proprio, ma ti capisco*, premo invio con un sorriso sulle labbra.
*Allora me la darai una possibilità?*
*Ci penserò.*
Non credo sia il momento di cominciare una storia nuova. Soprattutto perché, ora che non provo niente, non voglio illudere Dylan.
*Puoi pensarci al tavolo di un ristorante, stasera? Con me?* Insiste.
*Devo pensare anche a questo. Comprendi che ho appena chiuso con una persona che credevo fatta apposta per me.*
*Compreso. Allora mi farai sapere?*
*Ti faró sapere.*
E la conversazione termina qui. Imposto la modalità aereo al mio iPhone, in modo che più nessuno possa disturbare me, la mia musica, il mio libro e il mio posto preferito.
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PERFETTA ILLUSIONE #Wattys2017
Teen Fiction"Perché questo dovrebbe essere l'amore: un mare di emozioni che non ha freni, e tocca a te decidere se domare le sue onde o lasciarti trasportare." Amber, una ragazza estroversa e solare, all'ultimo anno del liceo, diciassette anni, ma ne sta per co...