<<Hai preso il passaporto?>> Chiede mia mamma, sempre troppo apprensiva.
<<Si, mamma>> le rispondo esasperata.
<<E le medicine? La crema solare? Il cappello per evitare un'insolazione?>> Chiede a voce troppo alta.
Mi guardo intorno in aeroporto e noto che varie persone ci stanno fissando con aria divertita.
<<Mamma ti prego basta, ci stanno guardando tutti>> replico a denti stretti, cercando di placarla.
<<Tesoro ma cosa dici!>>
Mia madre- che ora è in modalità mamma chioccia- si passa una mani fra i capelli biondi e liscissimi, dando un'occhiata intorno.
<<Abbiamo fatto questa lista almeno dieci volte ieri e altre venti questa mattina, quindi, se mi lasci andare, posso partire tranquillamente>> concludo, cercando di voltarmi verso il mio gruppo. Alcuni stanno ancora salutando i propri genitori e altri, invece, parlano tra di loro in attesa.
Mentre sono intenta a girarmi, mia madre mi afferra per una spalla e mi attira in un abbraccio, che non posso fare a meno di ricambiare. Per quanto possa essere insopportabile è pur sempre mia madre.
<<Ti voglio bene, mamma>> le sussurro, accarezzandole la schiena, mentre con l'altra mano sorreggo il manico di una delle due valigie.
<<Oh, anch'io tesoro. Mi mancherai>> piagnucola, stringendomi più forte, tanto da farmi mancare il fiato.
<<Amber, andiamo? Stanno chiamando il nostro volo!>> Urla Cameron, che si trovo tra gli altri.
<<Ok, mamma. Io vado, ciao.>>
La saluto con un ultimo bacio sulla guancia e mi incammino verso gli altri.
<<Chiamami tuo fratello!>> Urla, facendomi scoppiare a ridere. Beh, dopotutto questa tortura non tocca solo a me.
Raggiungo la parte del nostro gruppo dove sono radunati tutti i ragazzi e, senza degnare di uno sguardo gli altri, tocco la spalla di Andrew per attirare la sua attenzione.
<<Mamma ti vuole>> lo informo, indicandogli un punto alle mie spalle con il pollice e un sorriso maligno.
Mio fratello, prevedendo ciò che lo aspetta, sbuffa rumorosamente e si incammina.
<<Così impari a ridere di me! Buona fortuna!>> Rido, quando lui mi fa il dito medio senza nemmeno girarsi.
Mi volto di nuovo verso i ragazzi e noto che stanno ridendo. Rivolgo un sorriso a tutti, a nessuno in particolare, e raggiungo Ally, Alexa e Tiffany che, inevitabilmente, mi ricorda il fratello.
Dopo svariati minuti a parlare tra di noi, ovviamente io mi rivolgo quasi sempre solo ad Ally, una voce metallica annuncia nuovamente il nostro volo e Andrew si avvicina al gruppo.
Io e le ragazze ci rivolgiamo un sorriso euforico e iniziamo a salire sull'aereo.
Sul mio biglietto c'era scritto che il mio posto era il n.57.
54...55...56...57!
Tiro un sospiro di sollievo e sollevo il bagaglio a mano per poggiarlo nell'apposito contenitore sopra le teste dei passeggeri, ma prima che possa accorgermene sta per franarmi addosso.
Stringo forte gli occhi e mi preparo all'impatto, mettendo le mani sopra la testa come se volessi fami da scudo, solo che l'impatto non avviene.
Quando lentamente riapro gli occhi, mi rilasso, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi: Adam sta sorreggendo il bagaglio e lo rimette apposto.
Gli sorrido timidamente, ancora impacciata per via del fatto che ancora devo chiarire con tutti loro, tranne che con Ally.
<<Grazie>> mormoro, non volendo aggiungere altro.
Adam cerca di sorridermi per rassicurarmi e mettermi a mio agio, ma si nota che è nervoso almeno quanto me e, stranamente, la cosa mi conforta.
Mentre va' via, lo sento mormorare un <<È il minimo>>, ma non ne sono molto sicura. La cosa fa allargare il mio sorriso e scuoto la testa divertita.
Gli voglio pur sempre bene. È un difetto del mio carattere il non riuscire a portare rancore, ma la delusione è una cosa diversa.
Mi lascio ricadere stanca sul sedile e afferro il cellulare per impostare la modalità aereo e sistemarmi per il viaggio. Posiziono il tavolino e lo blocco davanti a me e poi collego gli auricolari al telefono.
Spero che la musica mi aiuti a superare il viaggio, non essendo un'amante dell'altezza. Non ho mai volato in vita mia ma ho come la netta sensazione che non sarà piacevole.
Un movimento sul sedile accanto a me mi fa aprire gli occhi e noto una chioma rossa naturale sorridermi.
Non riesco più a contare quanti sorrisi timidi ho fatto e quanti me ne sono stati fatti in queste ultime settimane.
<<Ehm... ciao>> mi saluta Nicole.
Si nota lontano un miglio il suo nervosismo, ma cerca di nasconderlo con una velata ma sincera felicità.
Sono felice anch'io di vederla, ma, come ho già detto, non ho ancora chiarito con nessuno di loro e non so bene come comportarmi.
<<Ciao...>> ricambio il saluto e ci aggiungo un sorriso, non molto diverso dal suo.
Il momento imbarazzante viene interrotto dalla voce metallica che ci annuncia il decollo imminente e ci avvisa di controllare la cintura si sicurezza e che il tavolino sia ben posizionato davanti a noi.
Non faccio in tempo a sospirare di sollievo per quell'interruzione, che mi assale la paura.
Non posso avere un attimo di pace.
Prima che possa rendermene conto, con lo sguardo incollato al finestrino, noto che ci stiamo allontanando da terra sempre di più e stringo la mano di Nicole come se fosse l'unico appiglio che possa ancorarmi ad essa.
Quando capisco ciò che ho fatto, sposto lo sguardo dal finestrino alla mia mano che stringe la sua e poi sul suo viso che è incorniciato da un dolce sorriso.
<<Io... scusa>> balbetto, maledicendomi mentalmente.
<<Non preoccuparti, Amber. Sono sempre io.>>
Il tono di voce è calmo e dolce, come se stesse parlando con una sorella minore.
Il mio volto si apre in un sorriso riconoscente e infilo le cuffiette, voltandomi in avanti, ma prima che possa mettere play per far partire la prima canzone sento che dice qualcosa e mi blocco.
<<Vorrei che potessimo tornare come prima>> sussurra la rossa al mio fianco.
Ma ho come l'impressione che non volesse che io sentissi però decido che per una volta posso fare io il primo passo.
Mi faccio coraggio e dico: <<Nicole, voglio che tu sappia che non mi piacciono questi tipi di comportamenti. Non vorrei che mi teneste nascoste cose che mi farebbero stare male ed è per questo che me la sono presa tanto...>> comincio a parlare, ma lei mi blocca parlando frettolosamente.
<<Si, si, lo so. Lo abbiamo capito tutti. Non posso parlare anche a nome loro, però posso dirti che ho capito il mio sbaglio e->> Stavolta ad interromperla sono io, scoppiando in una risata per averla vista così in difficoltà. Il suo comportamento mi fa capire ancora di più quanto sia realmente dispiaciuta e pentita. Ma io non ho parlato per ricevere delle scuse, bensì per mettere le cose a posto.
Nicole si acciglia, confusa e mi guarda attentamente per capire il motivo della mia risata.
<<Non ho bisogno che tu me lo dica per capirlo, si vede che ti penti di quello che hai fatto. Per questo non volevo delle scuse, io ti ho già perdonata>> le spiego, cercando di rimanere seria per quanto le risate me lo permettano.
<<Oh...>>
Le guance della mia amica si colorano di un rosa tendente al rosso e, dopo esserci fissate negli occhi per qualche secondo, scoppia a ridere con me.
Quando mi sono ripresa del tutto e asciugata le lacrime agli angoli degli occhi, mi giro in avanti con il busto.
<<Bene... ora che ci siamo chiarite... vuoi una cuffia?>> Le sorrido.
<<Speravo me lo chiedessi: ho dimenticato le mie in valigia!>> Sbuffa disperata.
Faccio partire Paris dei The Chainsmokers e canticchiamo a ritmo di musica per tutta la durata del viaggio, o almeno per il tempo che siamo riuscite a rimanere sveglie.
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PERFETTA ILLUSIONE #Wattys2017
Teen Fiction"Perché questo dovrebbe essere l'amore: un mare di emozioni che non ha freni, e tocca a te decidere se domare le sue onde o lasciarti trasportare." Amber, una ragazza estroversa e solare, all'ultimo anno del liceo, diciassette anni, ma ne sta per co...