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Mi sono addormentata nello sdraio che c'è in terrazza. Sta volta nessuno mi ha presa e portata in camera. Dopo essermi sfogata in quel modo osceno con Dylan mi ha lasciato un bacio sulla fronte e mi ha lasciata sola. Ringrazio Dio che non sia appiccicoso.
Mi sono risvegliata triste e depressa, uno di quei giorni in cui ti svegli e stai male senza un motivo, che poi un motivo c'è sempre ma noi rifiutiamo di crederci. Suicidio. Sono ancora scettica riguardo a ciò. Non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. O forse sì? Forse dietro il carattere forte che aveva si mostrava la ragazza fragile che in pochi conoscevano. Quella che piangeva per ogni cosa è che rimaneva male per tutto, senza comunque dire niente a nessuno perché gli altri erano più importanti per lei. Poteva stare peggio di tutti ma avrebbe messo comunque te al primo posto perché i suoi problemi passavano in secondo piano rispetto ai tuoi, anche se erano più gravi, anche se tu andavi fuori di testa perché avevi visto il tipo che ti piaceva con una ragazza e lei soffriva in silenzio per i problemi con una madre e un padre assenti.
Poteva cadere il mondo che avrebbe messo prima te di se stessa. Era dolcissima, una persona rara. Teneva i tuoi segreti e non li diceva nemmeno ad alta voce per non farsi sentire. Aveva due fossette stupende sulle guance che amavo toccare, aveva un sorriso stupendo. Quando correvamo nel giardino insieme, da una parte all'altra, quando ci improvvisavamo modelle o quando guardavamo semplicemente la TV aveva quel velo di tristezza negli occhi, quel malessere per il quale non ho mai avuto coraggio di chiedere qualche cosa. Ricordo ancora quando la facevo arrabbiare di brutto e si girava dall'altra parte del letto, arrabbiata, delusa e forse offesa. Mi giravo dalla sua parte e la abbracciavo forte, anche se era estate e si moriva di caldo. Non cedeva facilmente ma non rifiutava mai gli abbracci così dopo un po' di tentativi si girava ridendo, anche se ci era rimasta male.
Ricordo anche le umiliazioni che riceveva dal padre,quel padre che ha contribuito involontariamente, o forse no, alla morte della figlia. Quelle umiliazioni per il quale stavo male io ma che subiva lei. Ricordo tutto. Tutto ricordo. E sono i ricordi che mi fanno più male, nonostante alcuni mi facciano sorridere, come quando correva al supermercato solo per prendermi i miei wurstel preferiti, ormai era un rito ogni volta che ci vedevamo, o quando metteva da parte i soldi solo per comprare il gelato a tutte e due, anche se io ne avevo di piu e potevo prendermi un gelato più buono, preferivo il suo perché me lo prendeva con il cuore.
Capelli biondi e con dei bei boccoli, occhi marroni, guance paffute con due fossette stupende, labbra rosee lei era la mia vita. E sta società ha deciso di togliermela. Hanno ucciso due persone, me e lei.
Suicidio. Suicidio è una parola stupida. Quando decidi di fare tutto da solo è un suicidio, se invece i pregiudizi e la gente di convincono bhe, cari miei, si chiama omicidio.

Spazio autrice
È stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, sono cose molto personali, credo di aver pianto tantissimo scrivendolo ma mi ha tirato fuori emozioni che credevo di aver seppellito. Scusate se è corto, se è noioso o pesante ma tramite Abigail, cerco di sfogarmi, di impersonare nel personaggio di un ""libro"" una persona che non meritava tutto ciò. Scusate se è un capitolo pesante, ma bisognava chiarire com'era Abigail.
Ve lo aspettavate? Io comunque credo che Megan sia una ragazza forte.

Portami all'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora