Capitolo 53

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Non mi ero divertita tanto da molto tempo ormai.
Lauren era davvero divertente e  piena di risorse.
Avevamo iniziato a fare coppia fissa; eravamo due amiche che condividevano i momenti liberi della giornata, niente di più, ma forse molto di più di molti altri.
Ci capitava spesso di ritrovarci a discutere davanti ad un buon bicchiere di vino o a un buon piatto di pasta.
Era bello il nostro rapporto perché era fondato sulla tranquillità delle azioni. Spesso passavamo il pomeriggio in silenzio, sul divano, senza dire nulla ad ascoltare semplicemente le note venire fuori dallo stereo.
Stavo bene ma, non c'era la stessa alchimia che avevo con Alex.

Le prime luci del mattino penetrarono dalla finestra nella mia stanza.
Mancava poco alla partenza, davvero poco ma non aveva ancora pensato a nulla.
Come avrei affrontato la cosa?
Ci sarei riuscita?
Al solo pensiero tremavo.

"Maledetta Annie, se solo non le avessi dato retta a quest'ora sarei molto più serena.
Ma perché ho ho detto che sarei partita? Perché? Dannazione" urlai a me stessa.

Iniziare a girare per casa cercando qualcosa da indossare; le giornate erano diventate piuttosto calde, per cui avevo optato per  una maglia a maniche corte e una felpa, in modo da essere comoda.
Accesi lo stereo e nella stanza iniziò ad echeggiare le note di: "Twenty one"..
Mi fermai ascoltando quelle strofe e mi sedetti sul letto.
Le lacrime scendevano senza far rumore, da sole.
Erano ormai abituate ad arrivare all'improvviso e a solcare le mie guance un po' più scarnite del solito.

Quel momento fu disturbato da un suono: all'improvviso sentii bussare alla porta di ingresso.
Presi un fazzoletto dal pacchetto che tenevo nel cassetto del mio comodino e mi asciugai le gote oramai lucide.

Raggiunsi la porta.
Decisi di andare ad aprire solo perché la persona aveva bussato ripetutamente con una certa intensità. Volevo proprio capir chi fosse a disturbare a quell'ora.

I miei occhi non riuscivano a reggere il peso di quell'emozione.

"Dannazione Alex, cosa ci fai qui?"
"Sono qui per te"

" Vai via, non ti voglio qui"

" Io non vado da nessuna parte senza di te, non più"

"Dovevi pensarci prima"

Non mi ascoltò. Come al solito.
Entrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle.

Ci guardammo per un tempo indefinito negli occhi, come se, entrambe avessimo bisogno di dare nuovamente vita alle nostre energie, al nostro essere.
Si avvicinò, poi,  piano a me, mi tese le mani, io, in risposta, accostai le mie a quella parte di sé che avevo sempre amato, non solo per il significato recondito che avevano ma, perché mi ero sempre sentita al sicuro nella sua stretta.

"Alex"

"Non dire nulla ti prego, non farlo Piper"

"Io, veramente.."

" Piper, per favore lascia parlare le emozioni"

Venne accanto a me, ancora di più vicina.
Eravamo una vicino all'altra, il suo viso era contro il mio.
Mi bloccò in un abbraccio strettissimo tanto da perdere quasi il respiro.

"Mi è mancato il tuo profumo Piper"

"È sempre stato qui però Alex.."

"Lo so.."

Mi liberai dal suo abbraccio e ricominciammo a guardarci negli occhi.
Mi scostai poco da lei, per poi darle uno schiaffo in pieno viso.
Liberai la mia rabbia, le mie notti insonni, il mio nervosismo in quel gesto poco gentile, è vero ma, carico di significato e di importanza per me.
Alex accusò il colpo e senza batter ciglio disse:" ti amo anche io, da sempre e per sempre"

Non riuscivo a guardarla negli occhi..

"Guardami Piper"
"No.."
"Guardami"

Mentre lo diceva il suo tono di voce non ammetteva repliche.
Avevo bisogno, un dannato bisogno di perdermi nei suoi occhi anche io, quegli occhi che avevo così tanto amato ma, non riuscivo a muovermi.

"Voglio fare l'amore con te Piper"

"Non è possibile Alex"

Lo dicevo ma in cuor mio sentivo lo stesso bisogno che aveva lei.
Vedevo Alex agitarsi.
La conoscevo, conoscevo quello sguardo, sapevo che avevo smosso in lei rabbia ma, in fin dei conti doveva capire come mi ero sentita,durante tutti questi giorni, quando lei non c'era, quando lei aveva preferito far altro, quando lei mi aveva accantonato, messa da parte per rincorrere le sue emozioni.

Continuammo il nostro gioco di sguardi assurdo, fino a quanto non la vidi avventarsi sulle mie labbra incurante della mia resistenza.
Fece forza per farsi spazio nella mia bocca e annullare le mie difese.
Non riuscivo più a resistere, la desideravo anche io.
Buttai il mio orgoglio, le presi le braccia e le misi sulle mie spalle, volevo sentirla anche io, volevo che mi stringesse, volevo che mi tenesse con sé, volevo che capisse che io avevo bisogno di lei come lei di me.
Si avvicinò ancora di più a me,  potevo sentire il suo seno contro il mio, sentivo il suo calore, il suo bisogno di me.
Non smettevo di baciarla, di giocare di danzare, con la sua lingua; non mi bastava, non mi bastava davvero per nulla, ne voleva ancora di più, sempre di più.
Ci avviciniammo al muro e io la bloccai ancora di più contro di me. Volevo farle sentire la mia eccitazione, il mio desiderio scorrere sul mio corpo.
Le mie mani andarono sotto la sua maglietta.
Toccai la sua pelle e sentii i brividi impossessarsi di noi.
Esplorai il suo corpo, scesi sui fianchi per poi fermarmi sulla sua schiena e sui suoi glutei.

"Piper andiamo in camera nostra.."
"Mi sei mancata Alex,tantissimo"
"Anche tu.."

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