Epilogo

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Le cose belle accadono sempre, basta a volte soltanto aguzzare bene la vista e tutto diventa molto più chiaro.
Da bambina mi avevano insegnato che :" l' essenziale è invisibile agli occhi".
La mia vita era cambiata negli ultimi anni.
Di sconfitte ne avevo avute tante ma accanto ad esse ricordo bene anche le bellissime vittorie fatte di cieli azzurri, bianche e candide nuvole e sorrisi radiosi.
Sono sempre io, nonostante il tempo trascorso, nonostante tutto.
Sono io.
Sono Piper Chapman.

New York non era cambiata invece,  risultava esser sempre la città più caotica che avessi mai conosciuto ma in parte la cosa mi piaceva.
Camminare in quella moltitudine di gente, perdersi tra i suoi palazzi, essere assorbita dai suoi parchi enormi e verdissimi.. ecco quello mi piaceva tantissimo.
I miei progetti però, all'interno di quel macro cosmo erano cambiati.
Dipingevo sempre, tutte le volte che potevo, mischiavo i colori in base ai miei stati d'animo, cercavo il più possibile di entrare in contatto con quelle tonalità nella speranza di riuscire ad assorbirne le loro sfumature.
Una volta, durante una mostra di Van Gogh lessi che amava mangiare il colore giallo dal tubetto perché così riusciva a prenderne la sua lucentezza, io in qualche modo cercavo, dipingendo, di mettere a nudo i miei pensieri, cercavo di esternarli, di essere più radiosa; la pittura era una passione che era diventata il punto focale della mia vita, a ciò avevo accostato anche l'insegnamento.
Dopo un colloquio ero riuscita ad entrare nel gruppo insegnanti di una scuola della città,  insegnavo infatti arte in una scuola superiore ubicata nel mio stesso quartiere.
Ormai erano due anni che svolgevo questa mansione e la cosa mi aveva fatto vedere le cose con occhi diversi.

I ragazzi hanno la capacita di aver dentro di loro la spensieratezza, quella stessa che inevitabilmente noi adulti perdiamo nel momento in cui  ci rendiamo conto di dover gestire al meglio la nostra vita, quando siamo obbligati a comportarci in un determinato modo, seguendo quelle che vengono definite "regole sociali" tralasciando invece quello che vorremmo realmente.

Quello che vogliamo...
Mi sono sempre chiesta in questi anni cosa volevo.
La risposta era sempre una sola: Alex.
Avevo bisogno di lei.
In questi giorni, mesi, anni non so quante volte ho avuto bisogno di lei..il tempo si era rivelato mio nemico, sempre pronto a mostrarmi le mie mancanze.
Lei era la mia giornata, il mio pensiero.
Lei era tante cose, ma soprattutto lei era me.
Non l'ho mai più cercata in questo tempo e non perché io non la volessi con me o non la pensassi ma, semplicemente, perché volevo, mi aspettavo che, mi cercasse lei.
Per un periodo, non troppo breve, mi sono spesso fermata a fissare il telefono nella speranza di leggere un suo messaggio, poi, con il tempo ho lasciato che le cose andassero via da sole.
Mi sono ripetuta, tra un bicchiere di vino e un brano musicale che se non mi scriveva, se non mi cercava, voleva  dire solo una cosa: non voleva, e questo perché io non credo alla storia del "non ho avuto tempo"..se vuoi bene ad una persona vai contro ogni regola, prendi il primo aereo, treno, auto e la cerchi a costo di star sulle scale ad aspettare un suo cenno.
Io ho sempre​ fatto cosi, forse sono pazza ma non è importante il giudizio degli altri.
Io ho sempre cercato di combattere per ciò in cui credevo.

Spesso mi sono fermata a pensare a ciò che è stato, facendomi male, lo so ma, ho utilizzato spesso i ricordi per capire gli errori che avevo commesso.

Ricordo quel pomeriggio invernale e quell'incontro inatteso. Sarà stato il  caso, la voglia o forse ancora il  destino.
Ricordo l’imbarazzo, così prepotente che mi aveva colto quando il suo sguardo aveva trovato il mio sguardo che cercava di confondersi ma che al contrario si annodava sempre di più al suo.
Se penso ad entrambe, ho il ricordo di noi due sedute, una accanto all'altra; ma anche in bilico sui suoi forse, sui miei perché; entrambe sospese in un limbo a cui era difficile dar un nome, perché ci mancavamo e ci volevamo bene ma a modo nostro.
Chissà poi cosa significa realmente "a modo nostro"..

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