Capitolo 48

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POV Alexandra

Piper era andata via estremamente arrabbiata.
Non l'avevo fermata e lei non era tornata indietro.
Non mi aveva scritto e io non le avevo scritto.. "l'amore si può mancare per un attimo" .. era vero e io avevo fatto passar quell'attimo.
La vita qui a Parigi era molto più impegnativa del previsto.
Avevo fatto in modo di riempire al massimo le mie giornate proprio per evitare di avere momenti liberi in cui poter pensare e ricordare a me stessa le norme stupidaggine che avevo fatto.
Meg quando mi aveva vista in galleria penso di aver visto un fantasma: rimase di stucco.

Non mi fece domande proprio perché la mia faccia raccontava già tutto e non era necessario,di certo, aggiungere altro.

Il mio comportamento vigliacco aveva messo il punto a tutto: alla mia vita, alla sua vita, alla nostra vita.

Avevo stravolto tutto e ora non facevo altro che domandarmi se era stato davvero necessario questo mio comportamento.
Era passata più di una settimana e il rimorso si stava facendo strada dentro al mio cuore, stava invadendo tutto il corpo, mi stava macchiando l'anima.

Mi mancavano i suoi occhi blu, blu come il cielo (io in verità non avevo mai visto occhi così belli, e poi quando il sole li illuminava, ci si poteva perdere), mi mancava la sua risata contagiosa, i suoi baci morbidi e saporiti, mi mancava lei e la quotidianità che avevo con lei.
L'avrei riavuta? Non saprei dirlo, perché lei era estremamente testarda, forse molto più di me, a dir il vero forse non l'avrei più nemmeno sentita, come darle torto..l'avevo ferita.

POV Piper

Questi giorni erano passati tra alti e bassi.
Avevo cercato di rimettere in sesto la mia vita e il mio cuore sottosopra. Avevo dipinto molto.
Avevo cercato di buttare su tela i miei sentimenti contrastanti: la mia rabbia, il mio tormento, il mio dolore; le mie emozioni, nel bene e nel male, come sempre del resto.

Era venuto fuori un misto di colori e forme che, ad occhi poco allenati, sarebbe risultato un'accozzaglia di colori.. per me invece era molto di più: era ciò che sentivo, ciò che provavo, era la mia vita attuale, era un misto di rabbia e stupore.

Non mi era mai importato il giudizio della gente e tanto meno non me ne importava ora , per cui andavo avanti per la mia strada, portavo avanti i miei sogni e anche i miei interessi difendendoli a pugno chiuso.
Non mi interessavano gli sguardi interrogativi dei compagni o dei vicini, non mi importava più nulla, ormai ero senza anima, andavo avanti sembrando un robot.

Erano ormai quasi le 20:00 quando decisi di prepararmi qualcosa per cena.
Avevo saltato parecchi pasti da un po' di tempo a questa parte ma, non era un problema anzi, forse meglio così e poi non avevo sentito la necessità.. anche il mio corpo rispondeva con rabbia a quello che era capitato..

Aprii il frigo quando il mio cellulare squilló.
Avevo ricevuto un messaggio da parte di Annie "Ciao stasera sarò da Frank se avete voglia passate dai..raggiungetemi.. magari beviamo qualcosa assieme"
Lessi quel messaggio e sorrisi all'idea di quelle "passate" .
Fissai lo schermo e solo dopo qualche minuto le risposi semplicemente on un freddo "ok "
Abbandonai quindi l'idea di cucinare.
Feci una doccia molto veloce e poi indossai degli abiti comodi: un jeans chiaro e un maglione semplicissimo nero niente trucco non avevo voglia di "sciccherie" volevo solo essere me stessa ,ora più che mai.

Prima di uscire mi versai un calice.di vino e accesi lo stereo.
Avevo all'interno un mix di canzoni di Madonna.
Spensi la luce della stanza, mi posizionai davanti ai vetri della finestra e tra un sorso e una.strofa pensavo a ciò che era stato e a ciò che sarebbe potuto essere.

Promisi a me stessa che niente e nessuno avrebbe più colpito la mia testa.
Mai più.
Dopo l'ultimo sorso, presi le chiavi della moto, indossai il giubbotto e il casco e sfrecciai via.

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