capitolo 56

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Ero rimasta ferma per tutta la notte, l'avevo tenuta stretta nel mio abbraccio avvolgente, sicuro, morbido, sincero, vero, privo di ogni cattiveria o sotterfugi.
È capitato, di tanto in tanto, di spostare le mie mani ma solo perché volevo raggiungere le sue, sia per intrecciarle con molta tranquillità, ma, sempre molto lentamente in modo da non turbare il suo sonno, sia perché così facendo potevo raggiungere le sue braccia candide e forti, accarezzarle dolcemente, sentire l'odore della sua pelle così fresca, cosi dolce; mi sono lasciata, durante tutto la notte, cullare dal suo respiro che, come un orologio, scandiva il tempo, quei minuti che quando non c'era sembravano interminabili, un suono che ancor ora echeggia nella mia mente.
Ecco, erano cosi i risvegli con Ale, una donna estremamente forte ma che tra le mie braccia sembrava tornar ad essere una bambina.

Dormii poco quella notte perché tutto sembrava estremamente irreale.
Lei era qui con me, finalmente.
Lei era tornata.
Lei non mi aveva lasciata sola.

La sentivo contro di me e il pensiero di poterla perdere ancora mi faceva star male.
I pensieri, i pensieri che affollavano la mente erano diventati tantissimi; sembravano gocce d'acqua durante un temporale: travolgenti tanto da non solo battermi contro ma perfino  entrarmi dentro e stravolgere tutta me.

Mi ripetevo come un vecchio grammofono rotto la stessa frase: io non sono come le altre.
Io non ero infatti come le altre, io avevo, rispetto alle altre, la voglia di voler far bene, di rispettare, di amare, di star assieme, di condividere, di gioire, di far l'amore e anche del sano sesso ma sempre con lei.
Avevo voglia di sorridere e di sentire le nostre risa all'unisono.

Non riuscivo ad immaginarmi lasciarmi andare con altre persone, con altre donna perché..perché loro  non erano lei.

Ma non avevo intenzione di soffrire ancora per cui mi ero ripromessa che se avesse deciso di lasciarmi, se avesse deciso di andar via,  io non l'avrei più cercata, non l'avrei più chiamata e nonostante la mancanza che avrei sentito scorrere nel mio corpo non glielo avrei mai  detto, non le avrei dato nessuna soddisfazione, e non perché io sia una donna orgogliosa o perché lei non mi interessi anzi al contrario, mi sarei comportata così semplicemente per coerenza, in modo da farle capire ciò che aveva buttato via..l'importanza di una persona la si comprende solo quando non ci sarà più accanto e ci si dovrà abituare a star senza o a combattere per riaverla.
Ma io ero stanca di combattere anche se in verità ciò che si trascura diventa di qualcun altro, inevitabilmente, e io e non so se sarei in grado di sopportalo per cui vorrei non provarlo mai.
Vorrei non ritrovarmi più in quella situazione.
Dovevamo star assieme.
Era, questa, l'unica soluzione.

Rimasi così, fino a quando lei non si svegliò.
I suoi occhi verdi contro i mie, le sorrisi e lei con me.
Si girò su un fianco e restammo una contro l'altra, in silenzio ad osservarci.

Cercavamo di scrutarci come se quella fosse stata la prima mattina assieme, come se non conoscessi mo nulla l'una dell'altra.
Mi prese le mani, le bació dolcemente per poi avvicinarsi alle mie labbra.

Il suo tocco così delicato mi fece, letteralmente impazzire.
Appoggió le sue mani sul mio viso e approfondí quel bacio che divenne sempre più sensuale, sempre più intimo, sempre più profondo.

Io non riuscii a star ferma, così risposi a quelle labbra, risposi a quei movimenti.

Ad un tratto si fermò, si tolse i suoi indumenti per poi fare lo stesso con me.
Mi guardava dritta negli occhi e nonostante l'assenza delle parole i nostri gesti erano molto più eloquenti.

La misi a cavalcioni su di me, volevo sentirla, volevo che si muovesse piano sul mio corpo.
Le strinsi il seno con le mani per poi baciarlo.
Sentivo i brividi scorrere sul suo corpo e la cosa mi eccitava ancor di più .
Non mi bastava.
La feci distendere accanto a me.
Iniziai a baciare la sua pelle, scesi sulle sue gambe; ogni tocco era un bacio.
Mosse il bacino come se avesse voluto donarmi ciò che ancora non avevo preso.
Le baciai il ventre per poi spingermi nella parte più intima.
Dolcemente, dapprima, e poi, dopo,  con più intensità.
Sentii i suoi respiri farsi spazio nella stanza, sempre più a ritmo dei miei movimenti.
Non riuscivo a staccarmi da lei, dalla sua meraviglia; il suo sapore era così dolce..
Alternavo baci a carezze, spinte a morsi.
Volevo farle capire che io l'amavo, l'amavo davvero.

La mia mano si fece spazio tra le sue gambe mentre la mia bocca risalì verso le sue labbra.
Raggiungemmo il culmine assieme, abbracciate, nuovamente.

"Alex non lasciarmi più"
"Non farlo nemmeno tu"

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