~ Ti sei mai chiesto se questo mondo sia giusto? ~
Furono le parole che sentii quella mattina di quindici anni fa, non appena aprii gli occhi. Confuso e spaventato, mi guardai intorno.
Non vi era nessuno.
Cominciai a respirare faticosamente, in preda all'ansia.
Ero ancora disteso nel mio letto, con le coperte addosso e un pigiama azzurro chiaro.<< Fratellone? >>
Domandai, alzandomi lentamente dal letto e sedendomi sul bordo.
Le mie labbra tremavano, e mi guardai ancora più attentamente intorno. Avevo appena sei anni quel giorno, incredibile come sia passato rapidamente il tempo...
Tutto era come lo avevo lasciato il giorno prima: davanti a me, dall'altro capo della stanza, la scrivania con le mie matite e i disegni. Guardai in ogni direzione alla ricerca della persona che mi aveva detto quelle parole, e per un istante il mio sguardo si posò sulla libreria che mio padre aveva messo nella stanza, nel disperato tentativo di farmi leggere.Nessuno era uscito dalla stanza, visto che non avevo sentito il rumore della porta che si chiudeva.
Mi abbassai di scatto, guardando sotto il letto.
Mio fratello adorava farmi degli scherzi, quindi mi aspettai di trovarlo li sotto... L'unica cosa che vidi fu la polvere e qualche matita.< Me lo sono immaginato? >
Mi domandai, sollevandomi e guardando il letto, ancora turbato.
Poco dopo il mio sguardo cadde sul comodino, in particolare sull'orologio. Erano le nove del mattino.
Mi diressi verso la finestra, spalancai le tende e la aprii. Rimasi in silenzio a guardare l'orizzonte, con lo sguardo fisso sulla capitale... O dovrei dire, sul muro che separava i villaggi dalla capitale.
In quel periodo non mi chiedevo il perché di quella muraglia.<< Me lo sono immaginato. >>
Dissi a nessuno, allontanandomi dalla finestra, cercando di convincermi.Subito dopo sentii bussare nella porta della mia camera.
<< Gilles? Sei sveglio? >>
Mi domandò mia madre, mentre aprì lentamente la porta.
Non appena la vidi, le corsi rapidamente contro e la abbracciai.<< Mamma! Mi è sembrato di sentire qualcuno... >>
Le dissi, appoggiando la mia testa nel suo petto.<< Era solo un brutto sogno, Gilles. Non preoccuparti. >>
Mi disse, con un tono gentile, mentre mi scompigliò gentilmente i capelli.
Lasciai la stanza insieme a lei, tenendola per mano e sorridendo.Ci separammo davanti al bagno.
<< Non metterci troppo tempo, la colazione è pronta. Tuo padre e Viktor stanno già mangiando. >>
Mi disse, sorridendo, mentre scese le scale.Entrai nel bagno, afferrando il mio spazzolino e il dentifricio.
Mi guardai allo specchio, dopo essere salito su uno sgabello.~ Begli occhi. Color oro. ~
Sentii dire da quella voce maschile e autoritaria.
D'istinto feci un verso spaventato, cadendo giù dallo sgabello con un grosso tonfo.
In pochi istanti, mia madre tornò da me correndo, e mi avvolse tra le sue braccia, preoccupata.Stavo piangendo, ma non per il dolore.
Quella voce era reale... Ma decisi di non dire niente. Non accadeva niente di bello a chi sentiva voci, ed io ero spaventato... Troppo spaventato.
Per il resto della giornata continuai a sentire quella voce. Commentava le mie azioni, il mio aspetto... Ogni cosa.~ Hai davvero dei capelli molto strani... Viola, con una chiazza bianca proprio sopra l'orecchio sinistro. ~
Mi disse ad un certo punto. Da come parlava, sembrava quasi che fosse al mio fianco.
Volevo ignorarlo. Provai ad ignorarlo.
Corsi nel cortile, cercando qualcosa da fare per non pensare a quella voce che mi perseguitava, ancora convinto che fosse uno strano scherzo architettato in qualche maniera da mio fratello.... Quando lo sentii.
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Arcadia
FantasyIn un mondo fantastico, una nazione si impone come la più potente e influente: l' Arcadia. Una nazione che permette ai suoi cittadini una vita agiata, priva di guerre e preoccupazioni, dove chiunque può vivere una vita benestante... Ma solo se ti tr...