Avevo dubbi...
Li avevo fin dal primo momento che la avevo vista.Eventualmente, si sarebbe risolto tutto.
Ma in quel preciso istante, era come se fossi stato pugnalato alle spalle dalla persona a cui avevo affidato la mia stessa vita.Fiducia, speranza e tutti gli altri sentimenti che provai in quel momento vennero rapidamente sostituiti da angoscia, paura e tristezza.
Non credo che potrò mai dimenticare quella notte... Anche oggi, dopo tre anni... Non posso dimenticare come mi sono sentito.
Nel mentre che accompagnavo Diana nell'ufficio di Levyathan, rimasi in silenzio perso nei miei pensieri.
Era divertente come due semplici parole furono in grado di scombussolarmi a tal punto da non farmi sentire a mio agio vicino a lei.
Camminai per i silenziosi corridoi, con quella ragazza alle mie spalle, per qualche minuto, prima di arrivare davanti all'ufficio di Levyathan.Ero... Confuso. Avevo già intuito che qualcosa non andasse, ma non riuscivo ad inquadrare perfettamente la situazione.
Bussai alla porta di legno rosso, rimanendo in silenzio ad osservare lo stemma impresso in essa.
Era il simbolo dell'Arcadia: un' Aquila dorata che reggeva un ratto.<< Entrate pure. >>
Sentii rispondere da dentro la stanza.
Aprii la porta, facendo entrare Diana prima di me.Era una stanza molto grande: non vi erano finestre, trovandosi esattamente al centro dell'edificio, e vi erano almeno tre enormi librerie, una per lato della stanza.
Vi era una singola poltrona verde, e una scrivania rigorosamente pulita e con alcuni libri sopra di essa e una candela ancora accesa. Un lampadario di cristallo illuminava la stanza, e un enorme tappeto rosso con i bordi e rifiniture geometriche circolari di colore oro si trovava ai nostri piedi.<< Grazie per essere venuti. Necessitavo di qualche minuto in disparte per pensare.>>
Mi disse Levyathan. La sua espressione era seria, ma non sembrava infastidito... Forse era tristezza?Mi voltai istintivamente verso Diana, notando che la sua espressione era colma d'odio mentre guardava il Generale.
<< Diana. Abbiamo già risolto la faccenda: ti prego, cerca di calmarti... Per quanto possibile. >>
Le dissi, cercando di farla rilassare.Diana cercò di rispondermi qualcosa, ma venne interrotta da Levyathan.
<< No: in verità volevo proprio parlare di quello. >>
Disse Levyathan, avvicinandosi verso di noi.Ci arrivò davanti, e si fermò a qualche metro di distanza da noi.
Nella cinta notai la sua Gioiosa, e aveva una mano dietro la schiena.<< Sono perfettamente cosciente del fatto che tu non voglia vedermi, e comprendo pienamente i motivi, ma non posso assolutamente non fare questo genere di discorso. >>
Aggiunse subito dopo, senza distogliere lo sguardo da Diana.<< Cosa vuoi? >>
Gli rispose Diana, con un viso truce e un tono infastidito.<< Ti pregherei di accettare le mie scuse. >>
Le disse, abbassando il capo.Gli occhi di Diana si illuminarono, e la sua espressione venne ricoperta dall'odio.
<< Credi davvero che io possa accettare le tue maledettissime scuse?! Hai massacrato mio padre, e le tue scuse non lo faranno tornare indietro! >>
Esclamò, trattenendosi dal saltargli addosso.In quel preciso istante realizzai cosa mi avesse turbato fino a quel momento.
Le sue reazioni, fino a quell'istante, non erano normali.
Quando Levyathan non era con noi, sembrava quasi che ciò che era accaduto a suo padre passasse in secondo piano.
Al contrario, invece, quando il Generale era presente la sua rabbia esplodeva come un vulcano.
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Arcadia
FantasyIn un mondo fantastico, una nazione si impone come la più potente e influente: l' Arcadia. Una nazione che permette ai suoi cittadini una vita agiata, priva di guerre e preoccupazioni, dove chiunque può vivere una vita benestante... Ma solo se ti tr...