Capitolo 1-2: Un incontro voluto dal destino

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Rimasi in silenzio, contando le persone che uscivano da dietro alcuni vicoli.
Da sei divennero otto, poi dieci. Era un gruppo troppo numeroso per essere dei semplici banditi, ma anche relativamente piccolo per essere l'unico in giro per le strade.


<< Siete troppi per essere semplici banditi. >>
Dissi, rompendo il silenzio intorno a noi.

<< Va' a casa, ragazzo. >>
Mi rispose l'uomo, facendo un gesto ai suoi subordinati.

<< Altrimenti. >>
Aggiunse, mentre quelle persone mi puntarono le loro armi contro.
Erano vestiti tutti con delle armature in pelle, o di maglia, marroni, e armati di armi da fuoco e da taglio.

Dieci in totale:
Due fucilieri, uno armato di coltello, uno di lancia, tre di spada e due di pistola.
Quell'uomo, invece, aveva una pistola e un coltello legati alla cinta.

<< Perché non andate via e basta, eh? Io non ho alcuna intenzione di andarmene. >>
Dissi all'uomo, con un tono cupo.

Non ricevetti risposta: fece un gesto a uno dei tre uomini armati di spada, il quale si lanciò rapidamente verso di me.

<< Come preferite, allora! >>
Dissi, preparandomi al contrattacco.


L'uomo cercò di colpirmi con un affondo in pieno petto, ma mi spostai di lato evitando l'attacco. Subito dopo lo colpii con un rapido pugno in volto: l'uomo, disorientato, fece un passo all'indietro reggendosi il viso con una mano e facendo versi di dolore.
Non appena si riprese lo colpii con un pugno nel mento, dall'alto verso il basso: cadde nel suolo, privo di sensi.

<< Avanti il prossimo. >>
Dissi, con un ghigno soddisfatto in volto, voltandomi verso il "leader".
Non era per niente stupito.

<< Uccidetelo, abbiamo altro da fare. >>
Disse ai suoi uomini.

I due fucilieri, e gli altri due armati di pistola, mi puntarono le loro armi contro, scaricandomi addosso i loro caricatori.

Rapidamente mossi un braccio davanti a me, come se stessi sollevando qualcosa dal suolo.
Dal palmo della mia mano uscirono una enorme quantità di nastri viola che si unirono rapidamente gli uni con gli altri, creando un gigantesco scudo davanti a me.


L' "Egida" era la mia migliore arma difensiva.
Questo era il nome che il mio maestro aveva scelto per quello scudo. Esso era formato da tantissimi nastri viola che si univano insieme, creando un gigantesco scudo sospeso in aria davanti a me, il quale poteva bloccare quasi qualsiasi cosa.
Era gigantesco, a forma d' ingranaggio viola.


Passarono una decina di secondi prima che la raffica di proiettili cessasse.
Feci scomparire l'Egida, riassorbendo i nastri con la mia mano, e poi guardai quelle persone con un ghigno divertito: quell'uomo era sorpreso.

<< Uh. D'accordo. >>
Disse, sorpreso.
Subito dopo si lanciarono contro di me quattro persone.
L'uomo armato di coltello provò a colpirmi, ma rapidamente gli afferrai il polso. Strinsi forte la presa, mentre lui cercava di liberarsi, fino a quando non fece cadere il coltello a terra. Subito dopo lo colpii con un pugno nel volto, facendolo cadere al suolo.

I due armati di spada furono i prossimi: uno provò a colpirmi con un fendente orizzontale, che evitai di spostandomi di lato. L'altro mi arrivò di lato, cercando di colpirmi con un secondo fendente, stavolta verticale.

Non avendo il tempo per scansare anche questo attacco, feci materializzare rapidamente dei nastri viola, i quali uscirono dal palmo della mia mano e mi avvolsero un avambraccio, creando un grosso guanto metallico di colore viola intorno ad esso.
Portai l'avambraccio in avanti, intercettando l'attacco dell'uomo: non appena entrò in contatto con la spada, essa si spezzò come uno stuzzicadenti.

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