Capitolo 3-4: Orion

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Fin da quando ho memoria, le persone mi hanno sempre guardato con quegli occhi.

"Cosa c'è di sbagliato in te?!"
"Mi sento strana..."
"Non guardarmi con quegli occhi gelidi!"

Sono nato con una malattia molto rara che, a detta dei dottori, colpisce una persona ogni milione... Non viene trasmessa dai genitori, o da altri parenti, e non è nemmeno virale. E', semplicemente, un "errore" genetico.

Le mie iridi sono di un colore grigio chiaro, ma la cosa più "mostruosa"... E' la totale assenza delle mie pupille.
Per lo meno, questo è quello che tutti dicono. Le pupille, in realtà, le possiedo: sono solamente dello stesso identico colore delle mie iridi.
Quindi, senza una attenta ispezione, chiunque penserebbe che io ne sia privo.


La mia vita, però, sarebbe stata segnata da qualcos'altro. 

"Stai lontano da me!"
"Perché ho questa strana sensazione?"

Le persone, per qualche motivo, non riescono a starmi vicino. Non ne comprendo il motivo, anzi, non lo ho mai compreso in realtà. Sembra che io incuta loro "paura", o qualcosa del genere... Non ho mai fatto nulla, però.
Forse, anche questo è un effetto della malattia.

Sono cresciuto all'interno delle mura dell'Arcadia, in una famiglia benestante. 
Persino i miei genitori, ogni tanto, si sentivano in soggezione vicino a me. Il mio carattere serio, unito al mio sguardo gelido e a quella "strana aura" intorno a me... Per la gran parte della mia vita fino a quel momento, sono stato evitato da quasi tutti.

"Oh, sei tu. Prego, entra pure Karna."
Quel dottore era una delle poche persone con cui parlavo, ma anche lui era come gli altri.
Nonostante mi rivolgesse la parola, evitava il mio sguardo: se, per puro caso, mi avesse guardato negli occhi...

"Ugh... Uhm... T-Torno subito..."
Inventava una scusa e si allontanava per qualche minuto. Impallidiva, iniziava a tremare e sudava. 
Come tutte le persone che ho incontrato. 

Ci avevo fatto l'abitudine, in ogni caso. Non avevo rimpianti, non provavo nessun rimorso o rabbia verso nessuno. 
Visto che l'unica cosa che potevo fare era spaventare le persone... Decisi che avrei usato questa mia abilità per spaventare i nemici dell'impero.

Lo incontrai quel giorno: un uomo dai capelli azzurri, con degli occhiali.

"Piacere di incontrarti. Mi chiamo Levyathan."

"Come puoi guardarmi negli occhi?"

"Perché non dovrei? Sono bellissimi."

"Non sei spaventato?"

"Spaventato? Eheh. Non provo paura."


Subito dopo, aprii gli occhi: vidi un soffitto di legno scuro.
Ero nella mia stanza, disteso nel mio letto con le coperte fino al petto. Mi voltai di lato, e osservai l'orario nell'orologio sopra il comodino al mio fianco.

<< Ho dormito un'ora in più del dovuto.>>
Dissi, mentre mi alzai lentamente dal letto.

La stanza era sempre ordinata: non potevo sopportavo il disordine.
Mi diressi nel bagno, e non appena entrai mi rinfrescai il viso con acqua gelida.

< Di nuovo quel sogno.>
Pensai, mentre le immagini di prima mi tornavano in mente.
Non vedevo volti, ma solo bocche che si muovevano... Il mio passato continuava a perseguitarmi.

Alzai lo sguardo, e appoggiai una mano sul vetro davanti a me.
Capelli biondi, ricci e corti. Uno sguardo gelido con iridi e pupille dello stesso medesimo colore. 
Una espressione priva di qualsiasi sentimento.

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