Capitolo 12-3: Castello di carte [1-2]

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<< Cosa significa questo, Javier? >>
Mi domandò Levyathan, senza neanche muovere un muscolo.


Non riuscii a rispondergli.
Continuai a fissarlo in silenzio, senza muovermi da quella posizione neanche di un millimetro, per poi posare lo sguardo su quel gruppo di ragazzi.

Vidi Blake correre con passo disperato e preoccupato verso i suoi compagni, probabilmente per controllare le loro condizioni.


<< Non penserai davvero di potermi ferire con una lama, vero? >>
Mi chiese dopo qualche istante di silenzio, notando la mia insicurezza.

<< No. Specialmente non ora che hai finalmente deciso di mostrare la tua abilità. >>
Gli risposi, posando di nuovo lo sguardo sul generale.


Levyathan si era voltato di novanta gradi: mi stava fissando con la coda dell'occhio, visibilmente frustato.


<< Sai cosa, Javier? Tutte queste interferenze, oggi, sono davvero snervanti. >>
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, notai una lama fluttuare lentamente nella mia direzione, con la lama rivolta verso di me.

Fissai quell'arma sospesa in aria per qualche secondo senza proferire parola, prendendo pesanti e lenti respiri.

<< Abbassa la tua arma, adesso. E non ti infilzerò con la spada di Orion. >>
Minacciò Levyathan, con un tono cupo.

<< Non ho intenzione di combatterti, Levyathan. Voglio solamente chiederti di finirla qui. >>
Gli dissi, abbassando lentamente la mia arma.

<< ... Ti prego... >>
Aggiunsi qualche istante dopo.


Trascorsero alcuni secondi di silenzio che sembrarono interminabili.
Fissai prima quell'arma fluttuare davanti a me, poi rivolsi il imo sguardo verso Blake.

Sorrisi istintivamente quando vidi quella ragazza, Mirajane, rialzasi dal terreno con le sue stesse gambe.

Stava sanguinando dalla fronte, e notai anche del sangue scenderle dalla spalla fino al polso destro...
Lo sguardo di Blake era preoccupato, ma capii non fosse nulla di grave quando la lasciò seduta nel terreno, per dirigersi verso Orion.


<< Il motivo per cui tutti voi continuate ostinatamente a proteggere quella criminale, è a me sconosciuto. >>
Disse Levyathan poco dopo.
Quando posai il mio sguardo su di lui, notai che anche il generale stesse fissando intensamente tutti i movimenti di Blake.

In quell'istante, più precisamente, era da Diana.
Stava tamponando la ferita, inflitta da Levyathan, con la manica del vestito della ragazza, dopo averla strappata.


<< Non voglio difenderla. >>
Gli risposi.

In quell'istante Levyathan si voltò del tutto verso di me: non sembrava per nulla soddisfatto dalla mia risposta.

<< Lo trovo parecchio difficile da credere, dopo la tua reazione. >>
Mi disse, con tono infastidito, fissandomi con una smorfia innervosita stampata in volto.

<< Possiamo trovare un altro modo, Levyathan. Non sono diversi da noi, ucciderli è sbagliato. Non eri tu, anni fa, a ripetermi ogni volta che le persone erano una risorsa? Che, non importa di chi si trattasse, chiunque aveva un ruolo da giocare? >>
Gli domandai, lasciando poi cadere al suolo la mia spada.

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