Capitolo 2-2: Gentilezza

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Non appena il fumo si diradò mi ritrovai appoggiato al muro della chiesa, con Jeanne al mio fianco, stesa nel terreno ma ancora cosciente.
Notai qualche piccola ferita lieve nel suo corpo, ma fortunatamente non era nulla di grave.

Subito dopo guardai in avanti, assistendo a quel terribile scenario:
La forte esplosione aveva spazzato via l'entrata e parte del muretto in pietra che circondava la chiesa, lasciando anche un grosso, e fumante, buco nel terreno.

<< Un... Esplosivo? Siete impazziti, per caso?! >>
Esclamai, riprendendo le mie forze.

Posai il mio sguardo su quell'uomo, notando la sua espressione....
Non appena lo guardai mi si congelò il sangue: era furioso. Non avevo mai visto una espressione tanto crudele in vita mia.

Mi guardò per un istante in silenzio, prima di aprire finalmente bocca.

<< Chiedo scusa, ma devo occuparmi di una cosa prima di tornare a noi. >>
Mi disse, voltandosi verso i suoi uomini.

Dopo aver pronunciato quelle parole si avvicinò minacciosamente ai soldati, con un passo rapido e pesante.

<< Chi è stato?! Chi è stato il maiale che ha tirato l'esplosivo?! >>
Urlò, furioso.
Rimasi a bocca aperta sentendo quelle parole.

Uno dei soldati fece un passo in avanti, lentamente e tremando.
Non fece neanche in tempo a parlare: il suo capitano estrasse la spada dal fodero, legato alla cinta color oro, puntandogliela rapidamente in gola.

<< Dammi una singola ragione per cui non dovrei tagliarti la gola qui e ora! In quale universo hai pensato che lanciare un esplosivo nel mezzo di un villaggio abitato fosse una buona idea?! >>
Gli urlò contro.

<< Io- >>
Neanche stavolta l'uomo riuscì a rispondere.

<< Silenzio! Non ho la minima intenzione di ascoltare neanche mezza parola dalla fogna che ti ritrovi! >>
Gli urlò contro, abbassando la sua spada e rinfoderandola.

<< Ora sparisci dalla mia vista, prima che io cambi idea e ti faccia decapitare all'istante. Torna dentro le mura e aspetta il mio rientro: parleremo della punizione allora. >>
Aggiunse, dandogli le spalle e allontanandosi dal soldato, il quale, terrorizzato, si allontanò rapidamente dopo aver fatto un saluto militare.

Il Generale si voltò verso i cittadini, spaventati dall'accaduto.

<< Non abbiate paura, mia cara gente: mi dispiace fortemente dell'accaduto e, quindi, provvederò personalmente a far riparare ogni danno sia stato fatto. Sono felicemente meravigliato dal fatto che nessuno di voi sia stato ferito: non potrei essere più estasiato. >>
Disse, aprendo le braccia come se volesse abbracciare quelle persone.
Non potevo vederlo in volto: mi stava dando le spalle.

Dopo aver detto quelle parole si voltò verso di me, sorridendo.

<< Lo stesso vale per voi. >>
Ci disse.


Quel suo sorriso era così falso.
Me ne accorsi fin dal primo istante che lo vidi: quell'uomo non era un salvatore, non era un eroe....
Era un mostro che si nascondeva dietro la maschera di eroe.

Mi rialzai lentamente dal terreno, notando però che stessi sanguinando: mi guardai il braccio destro, notando di essere ferito.
Fortunatamente, non era una ferita profonda.

<< Maledizione... >>
Digrignai i denti, reggendomi il braccio con una mano, dolorante.

<< Sembra che tu non possa continuare ad opporti. Che ne dici di finirla semplicemente qui? Onestamente, preferirei risolvere la cosa pacificamente. >>
Mi disse, avvicinandosi lentamente a noi, superando il buco che l'esplosivo aveva creato.

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