Lasciata la stanza dove incontrammo quella "copia gentile" di Levyathan Melvillei, decisi di esplorare quel posto, e Jeanne mi seguì come suo solito.
Lo esplorammo da capo a fondo, perdendoci più volte. Era divertente vedere Jeanne mentre chiedeva indicazioni alle persone che incontravamo, impanicandosi.Approfittai di quell'esplorazione per creare una piccola mappa mentale del luogo, cercando di intuire la sua forma o struttura.
Era un edificio a più piani, come avevo intuito, a forma di cilindro: era nascosto all'interno di una montagna a circa una decina di chilometri di distanza dalla capitale. Osservando le mappe che trovammo sparse in giro per i corridoi e svariati ascensori, credo fossero quattro o cinque piani totali. Le finestre si trovavano solo alla nostra destra, e non erano poi così tante, nemmeno molto grandi, proprio per evitare di far notare la presenza dell'edificio nascosto.
Parlando con Jeanne, la quale mi chiese anche di spiegarle a fondo il funzionamento della mia abilità, notai che più scendevamo di livello e più persone trovavamo.
Ogni tanto ci fermavamo a fare delle domande, e quasi tutte ci rispondevano allo stesso modo... Dicevano che fosse un bel posto, dopotutto, e che tra l'impero e le altre fazioni dei Ribelli, quella di Evans, L' Uroboro Rosso, era quella più ospitale.Ad un certo punto, l'attenzione di Jeanne venne attirata da una piccola famiglia: una coppia, due bambini e un neonato.
Erano felici.La madre cullava gentilmente il neonato con le sue braccia, mentre il padre le era seduto al fianco: entrambi erano nel pavimento sopra una tovaglia simile a quelle dei picnic. I due bambini, entrambi maschi, giocavano insieme: si rincorrevano, ogni tanto si menavano per poi tornare dai genitori e afferrare qualche tramezzino da un cestino in legno chiaro.
Era una scena tanto normale... Non ero abituato a vedere scene così spensierate.
Il mondo fuori dalle mura era difficile, e anche solo per poter portare il pane a casa, si dovevano passare le pene dell'inferno. I paesi più grandi, come quello di Jeanne, erano più fortunati: la loro grandezza permetteva scambi con altri villaggi e vi era un grosso scambio di merci all'interno.
Quelli più piccoli, invece... Venivano bersagliati da banditi, erano più poveri e spesso... Non sopravvivevano a lungo.Ma prima o poi, però, anche il villaggio in cui io e Jeanne eravamo nati... Sarebbe crollato. Come tutti gli altri.
<< Oh!>>
Esclamò Jeanne, rimanendo divertita e sorpresa da quella famigliola.
Si diresse rapidamente verso di loro, per rimanere qualche secondo in silenzio, ammirando i bambini che giocavano tranquilli.Mi avvicinai anche io a lei, notando il sorriso che le era apparso in volto...
Era un sorriso felice, ma allo stesso tempo... Molto malinconico.<< Possiamo fare qualcosa per voi, ragazzi?>>
Ci domandò la donna, senza smettere di cullare il suo bambino.<< E' sua figlia quella, giusto?>>
Domandò Jeanne, indicando il neonato che la donna teneva in braccio.<< Come fai a sapere sia una bimba?>>
Domandai a Jeanne, confuso.<< Si. Il suo nome è Clara. Lui è Simon, mentre quel bambino era il figlio della mia vicina di casa... Il suo nome è Tobias.>>
Rispose la donna, presentando i tre ragazzini.< Oh... Uno non è suo...>
Pensai, intuendo cosa fosse accaduto ai genitori di quel ragazzo.<< Adoro i bambini! Potrei prenderla in braccio, se non le dispiace?>>
Domandò Jeanne, inchinandosi davanti alla donna.
Ella acconsentì e, gentilmente, le passò la piccola neonata.
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Arcadia
FantasyIn un mondo fantastico, una nazione si impone come la più potente e influente: l' Arcadia. Una nazione che permette ai suoi cittadini una vita agiata, priva di guerre e preoccupazioni, dove chiunque può vivere una vita benestante... Ma solo se ti tr...