Capitolo 11-2: Avanti

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In quel momento, per la prima volta, credo che finalmente riuscii a capirla.

Capii il motivo della sua rabbia...
Il motivo della sua tristezza...
Il motivo della sua solitudine...
Il motivo della sua insicurezza...
Il motivo della sua paura...
Il motivo della sua diffidenza...
Il motivo della sua riluttanza.


Per tutto il tempo continuai ad ascoltarla in silenzio senza neanche muovere un muscolo...
Credo che... Si fosse tenuta quell'avvenimento dentro per tutti quegli anni, senza mai trovare qualcuno con cui aprirsi.

Per qualche istante, credo si sia anche dimenticata della mia presenza.
Ha pianto, per qualche secondo, ma lo ha fatto.

Non erano lacrime finte, ne sono sicuro.


Credevo di star facendo semplicemente il mio dovere, ma capii quanto mi sentissi legato a lei in quei brevi istanti.
Ogni sentimento che mostrava durante quel suo racconto, riuscivo a provarlo anche io.
Ogni sua emozione era palpabile, riuscii a sentire perfettamente tutto come se lo avessi provato già sulla mia pelle.

La solitudine era qualcosa che anche io avevo già vissuto, nonostante tutto... Ma in un modo completamente differente dal suo.

Provai ad avvicinarmi a lei, volevo aiutarla.
Mi bloccai.

Non sapevo cosa dirle... Non sapevo come comportarmi per aiutarla a stare meglio.
Compresi perfettamente perché non voleva neanche provare ad aprirsi con me, nonostante i miei svariati tentativi... 
Era paura.
Paura di rivivere quei momenti.


Abbassai lo sguardo non riuscendo neanche ad aprire bocca, poi cadde un profondo silenzio intorno a noi per qualche minuto.


<< Non sentirti parlare è davvero la cosa migliore che mi sia successa oggi. >>
Le sentii dire, poco dopo.
Il suo tono era differente.

Sembrava più triste, ma allo stesso tempo era forte come sempre.

<< Non so cosa dire, semplicemente. Potrei dire "Mi dispiace", ma non credo che delle scuse possano cambiare la situazione attuale. >>
Le risposi, continuando a fissare il terreno.

<< Sicuramente non possono. >>
Le sentii dire, poi cademmo entrambi di nuovo in silenzio.


Non volevo essere un peso per nessuno, quantomeno un nemico.
Volevo semplicemente aiutarla a muoversi avanti, in qualche modo.

Purtroppo, però, sapevo perfettamente che non ci sarei mai riuscito, non del tutto per lo meno, neanche se lei avesse deciso di farsi aiutare.

E' proprio vero che la teoria non è applicabile alla pratica...
Per qualche istante credetti che sarebbe bastato parlarle per far cambiare la situazione... Dirle che "quei mostri non erano più un pericolo"...

Avrebbe davvero funzionato?
Non credo, no...

Ne era perfettamente consapevole, eppure non riuscì a superare quegli eventi.
Come darle torto, del resto...

Non ebbi mai a che fare con situazioni del genere, prima d'allora, quindi non riuscii bene a visualizzare come avrei dovuto parlarle, cosa avrei dovuto dirle.

Avevo paura di sbagliare.
Non c'è nulla di peggio del voler risolvere una situazione e finire per peggiorarla.


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