Capitolo 11-7: Odio

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Sapevo perfettamente cosa sarebbe accaduto al ritorno nella capitale.


<< Rompete le righe! Faremo presto ritorno alla capitale! >>
Esclamò Levyathan, dando poi le spalle ai suoi uomini.


Ciò che non sapevo, però... E' che pochi giorni dopo sarebbe tutto andato rapidamente in malora.


<< Hai rinunciato piuttosto velocemente a dare la caccia a Mist e i suoi compagni. >>
Gli feci notare, sorpreso dalla rapidità con cui avesse deciso di lasciarli andare.

<< Conosco Mist da molto tempo... >>
Mi rispose, a braccia conserte, fissandomi con uno sguardo cupo.

<< ... Se veramente è stato lui a trasportare via tutti da qui, allora andare alla sua ricerca è inutile: potrebbe essere ovunque, al momento. E, al momento, ho cose ben più importanti a cui badare nella capitale, rispetto a dare la caccia ai resti di ciò che un tempo era la fazione dell'Uroboro. >>
Concluse.

Quelle sue parole mi fecero sorgere un dubbio.

<< Posso chiederti una cosa, Levyathan? >>
Gli domandai, con tono preoccupato.

Il Generale mi guardò per qualche secondo con una espressione incuriosita e sospettosa, ma mi diede rapidamente il permesso seguito da un rapido gesto della mano.

<< Fai pure. Dopotutto abbiamo ancora qualche minuto prima che i nostri uomini siano pronti a partire. >>
Mi rispose, posando la mano sull'elsa della sua Gioiosa.

Rimasi in silenzio a guardare mentre impugnò la sua arma, con una espressione preoccupata stampata in volto.

<< Non c'è alcun motivo per restare in guardia, Levyathan. >>
Gli dissi, preoccupato dal suo comportamento.

<< Non si sa mai, di questi giorni tutto può accadere. >>
La sua risposta fu secca. 
Continuò a fissarmi dritto negli occhi con uno sguardo freddo e cupo, talmente penetrante da farmi quasi gelare il sangue nelle vene.


<< Questo attacco... In origine non era previsto, giusto? >>
Gli domandai.

La mia domanda non sembrò coglierlo di sorpresa.

<< Esattamente. Non era programmato, questo attacco. In origine doveva essere una semplice esca per far uscire Orion allo scoperto. Grazie a questa esca avrei potuto coglierlo con le mani nel sacco, per poi punirlo per il suo tradimento. Sfortunatamente, qualcuno ha messo a rischio l'intera capitale, facendomi finalmente capire che giocare con i miei nemici è qualcosa che non avrei dovuto fare fin dal principio. >>
Non appena pronunciò quelle ultime parole, il suo tono sembrò diventare più forte e infastidito.
Notai anche una smorfia innervosita comparire nel suo volto.

Rimasi sorpreso dalle sue parole.

<< Credevo di poterli controllare. Credevo che non sarebbero riusciti a causare alcun problema... Ma mi sbagliavo. Mi sono scordato che in natura non esiste un eterno vincitore: non importa quanto il predatore sia forte, le sue prede si sono evolute per resistergli, dopotutto. Credevo che avrei potuto tranquillamente gestirli, ma nella mia ignoranza ho rischiato di perdere tutto... E non permetterò che una cosa del genere possa accadere di nuovo. Quello è il motivo che mi ha spinto a rendere l'attacco, in origine, esca, un piano effettivo. >>
Dopo aver pronunciato quelle parole sollevò una mano davanti al suo volto, stringendola lentamente in un pugno.

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