Capitolo 1-4: Jeanne White

19 1 0
                                    


  Rapidamente chiusi la porta di legno alle mie spalle, appoggiandomi di schiena ad essa.
Rimasi immobile per qualche secondo a fissare davanti a me, senza proferire parole. Le mie labbra tremavano, esattamente come anche le mie mani.


Era un posto molto piccolo, ma ci tenevo tanto: venni abbandonata davanti a quella chiesa, dopo essere nata. Era la mia amata casa.


Improvvisamente sentii il mio corpo venir pervaso dal rimorso e mi sedetti nel terreno, portandomi le mani nel volto.

<< Perché lo ho fatto?! >>
Esclamai, coprendomi il volto, imbarazzata.
Continuai a fare versi imbarazzati per qualche secondo, ripensando a ciò che avevo appena fatto.

<< E se non dovesse piacergli? Magari odia le armi? E se dovesse venderla, o gettarla via?! Ahhh, mi sento così stupida! >>
Esclamai, terribilmente imbarazzata e preoccupata, senza levarmi le mani dal volto.

<< Che succede, Jeanne? >>
Sentii dire da una voce femminile che conoscevo molto bene.

<< V-Volevo solamente ringraziarlo a dovere, ma non sapevo come fare! Se ne stava andando via e non sapevo se bastasse un grazie, così ho semplicemente agito... Ahh! >>
Esclamai, continuando ad agitarmi, senza levarmi le mani dal volto.

<< Sei davvero cotta come un peperone. >>
Mi disse quella persona.
Rapidamente mi levai le mani dal volto e la guardai.

<< Non è così! Ho agito senza pensare, e ora ho paura che possa dire dei miei poteri e- >>
Le dissi, spaventata.

<< Calmati, Jeanne. Ti stai agitando per niente, non è da te. Anche lui aveva dei poteri, da quanto abbiamo visto entrambe, quindi che motivo avrebbe di rivelare le tue capacità, considerando che lo hai anche aiutato? >>
Mi disse quella persona, cercando di farmi calmare, con un tono gentile e rilassato, sorridendomi e porgendomi una mano per aiutarmi a rialzarmi.

<< Già, è vero. Hai ragione, non dovrei agitarmi così... >>
Le risposi calmandomi, finalmente, e ricambiando il sorriso.
Quel suo sorriso... Riusciva sempre a mettermi di buon umore.

Ahh, quei lunghi capelli biondi... Da piccola adoravo farle le trecce.
Mi guardava con occhi lucidi e verdi come smeraldi, potevo quasi rispecchiarmi in essi, un enorme e gentile sorriso in volto con una mano rivolta verso di me.
Indossava sempre un corpetto nero che lasciava scoperto parte del minuto petto e una lunga gonna rossa con dei cubi bianchi disegnati in essi.

Afferrata la sua mano, mi rialzai rapidamente dal pavimento.

<< Più che altro mi chiedo se hai fatto una scelta giusta nel dargli una delle tue Otto Lame. Sei sicura non sia un problema? Non voglio intrometterti, ma ti ricordo che sono collegate a te... Se per caso dovesse rompersi- >>
Mi disse, con un tono preoccupato.
Prima che potesse finire la fermai.

<< Non preoccuparti, Beatrice. Anche se una dovesse rompersi non corro alcun pericolo. E' tutto ok. >>
Le dissi, sorridendole, con le mani giunte dietro la schiena.


Scoprii la mia abilità a nove anni, proprio grazie a Beatrice. Potevo, letteralmente, materializzare la mia "essenza", la mia "anima" sotto forma di Otto Lame lucenti. Queste lame, però, sono solide: possono venire danneggiate. Posso usarle per curare ferite, usarle come armi, come scudo... Per tante cose in realtà, sono molto resistenti.
Il problema nacque quando scoprimmo cosa accadeva se le lame si spezzavano... Subivo un "contraccolpo", e innumerevoli ferite comparivano nel mio corpo.
Fortunatamente, posso ricrearle quando accade, ma mi serve del tempo per farlo.
Però... Considerando i danni che subisco quando una si rompe...
"Se dovessero rompersi tutte insieme, o prima che tu possa ricreare le altre, è possibile che tu possa morire."

Furono le parole che mi disse Beatrice, quel giorno, avvertendomi.

Non conosco molto del suo passato, non me ne ha mai parlato fino in fondo. Sembra una donna di circa trenta o trentacinque anni, ma a volte... Sembra abbia vissuto molto più a lungo. Da quando la conosco non sembra essere invecchiata nemmeno di un giorno, e ogni volta che provo a farle delle domande sul suo passato vengo ignorata o mi da risposte vaghe prima di cambiare rapidamente discorso.
Pure lei ha una abilità, anche se non ne conosco i dettagli: può "scomparire" ed "entrare" dentro il mio corpo... Non so come, ma può farlo.

Fin da quando ho memoria, delle voci mi hanno accompagnato ogni giorno della mia vita. Un giorno, una donna apparve dal nulla davanti a me: era Beatrice.
Lei era la causa di quelle voci che sentivo.
Vivevo in un convento in quel tempo, insieme ad almeno altre cinque suore... Con il passare del tempo sono andate via tutte, per un motivo o un altro, lasciando me e Beatrice da sole.
Nonostante i segreti che aveva, mi fidavo di Beatrice: era come una sorella per me, e se non voleva parlarne di sicuro c'erano dei validi motivi.


<< Hey, Beatrice... >>
Le dissi, dopo qualche minuto di silenzio.

<< Dimmi, Jeanne. >>
Mi rispose, sorridendo, interessata alle mie parole e confusa dal mio sguardo preoccupato.

<< Hai... Sentito quella voce maschile, vero? >>
Le domandai, spaventata.

Non appena pronunciai quelle parole il suo sguardò cominciò a tremare: sembrava terrorizzata.

<< Si... La ho sentita, ovviamente... >>
Mi rispose, evitando il mio sguardo.

<< Sembrava che stesse parlando con lui, vero? E' da quando lo ho incontrato che ho iniziato a sentire quella voce... E ora non la sento più... >>
Le dissi, leggermente impaurita.

<< E' ovvio che quel ragazzo, Yuushi Hikari, sia connesso a qualcuno esattamente come lo siamo io e te... Però è strano che tu possa sentire quella voce, mentre lui non possa sentire me... E, come se non bastasse... Credo di conoscere quella voce... >>
Mi rispose, facendo respiri profondi: era palesemente preoccupata.

<< Mi vuoi dire qualcosa? Devo preoccuparmi anche io? >>
Le domandai.
Non lo nego: in quel momento ero impaurita, ma anche incuriosita.

<< No, lasciamo perdere. Meno ci intromettiamo e meglio è. >>
Mi rispose, evitando la mia domanda, e scomparendo nel nulla.
Come al solito, una risposta criptica.



La mattina successiva mi alzai presto: uscii di chiesa per fare le spese per il pranzo, evitando però di fare il macello del giorno precedente.
Come ogni giorno, venni salutata dalla maggior parte dei miei compaesani.
Ero molto conosciuta, mi stimavano tutti. Vedendoli ogni giorno avevo ormai imparato a conoscerli.

Come mio solito, prima di tornare alla chiesa mi diressi verso un orfanotrofio per giocare per circa un quarto d'ora insieme a dei bambini.
Li adoravo, e loro adoravano me.
Ho sempre amato i bambini.


Finalmente, in tarda mattinata, tornai alla chiesa.

<< Ti sei trattenuta più del previsto. >>
Mi disse la voce di Beatrice, mentre appoggiai una busta grigia con svariati viveri sopra un tavolo.

<< Scusami, ma adoro troppo quei bambini. >>
Le risposi.
Dopo aver detto quelle parole, delle particelle color oro cominciarono ad uscire dal mio corpo, riversandosi davanti a me in un vortice dorato sospeso in aria.
Rapidamente le particelle cominciarono ad assumere una forma fisica, umana.
Beatrice apparve da esse.

<< Mi chiedo se, sapendo della tua abilità, la gente continuerebbe ad essere così gentile con te. >>
Mi disse, dubbiosa.

Abbassai lo sguardo per un istante, preoccupata.

<< Sono sicura che non mi odierebbero... Forse ne sarebbero spaventati, ma credo che potrei parlare con loro. >>
Le risposi, sicura di me.

<< Sei fin troppo positiva... I legami umani sono fin troppo fragili... >>
Mi disse, quasi divertita dalle mie parole.

Subito dopo aver pronunciato quelle parole, sentimmo bussare alla porta di legno.

<< Arrivo subito! >>
Esclamai, dirigendomi verso l'entrata.
Nel mentre, Beatrice scomparve nello stesso modo con cui era apparsa, tornando "dentro di me".

Lentamente aprii la porta della chiesa, per accogliere chiunque fosse all'entrata.


<< Come posso aiutarvi? >>
Domandai alla persona che mi trovai davanti.
Era un giovane ragazzo con capelli neri, corti, e occhi verdi. Indossava un camice bianco.

<< Hey! Sei Jeanne White, giusto? >>
Mi domandò, sorridendo e porgendomi la mano.

<< Si, sono io. Cosa posso fare per voi? >>
Gli domandai, sorpresa dal fatto che mi conoscesse.

Istintivamente il mio sguardo cadde dietro di lui, notando un'altra figura alle sue spalle.
Aveva una espressione seria e le braccia conserte: lo riconobbi subito.
Gli sorrisi, poi il mio sguardo cadde nella sua cinta.

<< AH! >>
Esclamai, indietreggiando e sbattendo con forza la porta davanti a me.
Imbarazzata, mi portai le mani nelle guance.

<< Perché lo hai fatto?! >>
Sentii dire da Beatrice, con un tono confuso.

<< A-Aveva la Lama che gli ho regalato in un fodero, legata alla cinta! >>
Dissi, imbarazzata.

<< E reagisci così?! >>
Mi domandò, infastidita e confusa.

<< Quella lama è una parte di me! Non ci ho pensato quando gliela ho data, ma si sta portando dietro una parte di me! >>
Le risposi, rimarcando il fatto che fosse parte di me.


<< Amico, cosa le hai fatto? >>
Sentii dire dal ragazzo che avevo visto davanti alla porta, dopo qualche secondo di silenzio.

<< Non le ho fatto niente, non stressarmi! >>
Gli rispose Yuu, con un tono innervosito.

Dopo un grosso sospiro mi calmai, e riaprii lentamente la porta.

<< C-Chiedo scusa! Ero sorpresa, non mi aspettavo di rivedervi. >>
Dissi, sorridendo.

Il ragazzo dai capelli neri fece una strana risatina.

<< Potremo parlare? Se non ti dispiace. >>
Mi chiese subito dopo, portandosi una mano sotto al mento.

<< A che proposito? >>
Gli chiesi, incuriosita.

<< Ciò che è successo ieri. >>
Mi spiegò rapidamente, ricambiando il mio sorriso.

<< O-Oh! In tal caso, prego accomodatevi. Non credo sia il caso di parlarne all'esterno. >>
Dissi, aprendo la porta completamente e lasciandoli entrare.


<< Carino come posto. >>
Mi disse quel ragazzo, dopo essere entrato nella chiesa, fischiando.

<< Potrei sapere il vostro nome, se non le dispiace? >>
Gli domandai, imbarazzata.

<< Il mio nome è Blake Krow, piacere di conoscerti. Dammi pure del tu. >>
Mi rispose, facendo un piccolo inchino.
Subito dopo si voltò verso Yuu, con un sorriso maligno in volto.

<< Credo che voi due vi conosciate di già. >>
Disse, divertito.

<< Si, ho incontrato Yuushi e ci siamo aiutati a vicenda... Di cosa siete venuti a parlarmi, comunque? >>
Gli domandai, ancora incuriosita dalla loro presenza.

<< Vorremo proporti di trasferirti nella nostra comunità. >>
Mi rispose.
Rimasi spiazzata sentendo la sua offerta.


____________________________________________________________________________________________________________

Fine del capitolo 1-4, alla prossima! Grazie dell'attenzione!

NB: Questo è il primo di *tanti* altri capitoli dove il punto di vista della storia cambierà.
Un capitolo potrebbe essere raccontato da Yuu/Gilles, mentre quello dopo potrebbe essere dal punto di vista di Jeanne o, chissà, magari qualche altro personaggio...  

ArcadiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora