CAPITOLO 4

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Questo capitolo è stato un parto: spero di farvi emozionare un pochino e vedremo quanto fragile è Giulia..
~ Leggere ascoltando Eppure sentire.

"Che sono belli questi fiori" dice Loris, seduto nei sedili posteriori mentre guarda i fiori che ho comprato per portarli alla persona più importante della mia vita. "A chi li portiamo?" chiese ancora con innocenza e io non riusco ad aprire bocca.

Continuo a pensare al fatto che è terribilmente sbagliato portare il bambino sul punto in cui il mio migliore amico ha respirato per l'ultima volta. Per prima cosa non sono cose da fargli vedere e poi so benissimo cosa mi provoca andare in quel punto perché ritorno con la mente a quella notte. Ma non ne posso fare a meno. Dentro di me sento che Lorenzo vuole conoscere il mio nipotino, vuole vederlo, vuole sentirlo, rispecchiarsi in lui.

Mi sento fottutamente in colpa per quello che è successo perché dovevo fare in modo di evitare quella tragedia, non so come, ma avrei dovuto farlo. Maledizione, a quest'ora poteva essere in macchina con me e non dentro quattro assi di legno.

Per quale diavolo di motivo proprio quella sera mio fratello si trovava in zona? Se lui non ci fosse stato io sarei tornata con Lorenzo e molto probabilmente non sarebbe successo niente di tutto quello perché non gli avrei permesso di sorpassare in quel modo. Il mio migliore amico mi ascoltava su ogni cosa che gli dicevo, e lo stesso era per me nei suoi confronti, e -sapendo che mi spaventava quando andava veloce o sorpassava camion in piena notte- sono certa che non lo avrebbe fatto.

Il signor Giovanni mi ha sempre detto che io non ho colpa in quello che è successo, non sono stata io a scegliere il destino della sua vita, ma non ne posso fare a meno. Non ne posso essere sicura se non me lo dice Lorenzo e questo purtroppo non accadrà mai.

"Ad una persona che vogliamo bene e che non c'è più" rispose Lucas al mio posto voltandosi a guardare Loris nel seggiolino e sorridergli in modo rassicurante.

Sono passata a prendere il castano perché è un'abitudine ogni volta che ritorno a Modena: passo a prenderlo e poi andiamo diritti dal mio migliore amico. Anche se la maggior parte delle volte preferisco essere da sola, così ritorno una seconda volta dopo aver lasciato Lucas a casa sua, perché sento il bisogno fisico di passare del tempo con Lorenzo senza nessun terzo incomodo.

Quando vado lì mi piace parlargli, raccontargli cosa mi passa per la testa, cosa mi succede nella vita -che purtroppo va avanti anche senza di lui- e poi piango. Piango un casino ma è un pianto liberatorio perché essendo lì lo sento ancora più vicino. Mi sembra di averlo accanto come anni fa quando mi asciugava le lacrime e poi mi abbracciava.

"Dai vita mia, non piangere, lo sai che non sopporto vederti cosi" mi dice Lorenzo asciugando le lacrime che scendono copiose dai miei occhi.

Questo pomeriggio ho avuto lennesima litigata con mia mamma perché non mi capisce. Lei non mi capisce mai. Posso spiegare le cose anche in modo elementare, ma mia madre si rifiuta di comprendere. A volte mi ritrovo a desiderare di essere nata in un'altra famiglia perché loro non fanno altro che farmi sentire sbagliata. Se parlo sbaglio. Se non parlo sbaglio. Se faccio una cosa sbaglio. Se non la faccio sbaglio. E che cazzo! Non ce la faccio più.

"E io non sopporto più di vivere in quella cazzo di casa" sbotto sighiozzando e scoppiando in lacrime ancora una lacrima. Va avanti così da un'ora ormai.

Finché io e te abbiamo noi ||Benjamin Mascolo|| #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora