Capitolo 77

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Sono uscita dall'ospedale da un paio di giorni e sono bloccata in casa da allora perché purtroppo ho perso la sensibilità con l'incidente che abbiamo avuto. Quando il dottore mi ha dato la diagnosi mi è crollato letteralmente il mondo addosso perché la mia paura più grande si è avverata.

Sapevo già che non avrei camminato più, me ne sono resa conto il giorno in cui mi sono svegliata e non riuscivo a muovere la parte inferiore del mio corpo, ma averne la conferma è stato devastante a livello psicologico.

Benjamin mi è stato vicino in questi giorni all'ospedale, cosi come anche Lorenzo, con la sola differenza che quando veniva a trovarmi uno non c'era l'altro. Ed è cosi anche da quando sono tornata casa. Non si sopportano e non riesco a capirne il motivo. L'unica cosa che li accomuna è il fatto di sentirsi in colpa per la situazione in cui mi trovo. Benjamin per trovarsi nella macchina che ha causato l'impatto e Lorenzo per essere alla guida della nostra. Io invece sono del parere che non è colpa di nessuno. Se è successo non è colpa loro, significa che doveva semplicemente andare così. Non c'è un colpevole in questa storia.

Il fatto di rivedere Benjamin dopo molti anni non mi ha destabilizzata, come credevano in molti, perché io l'ho sognato e nel momento in cui me lo sono trovata davanti mi è sembrato di conoscerlo da sempre. È stato come sentirsi di nuovo a casa.

Ho raccontato quello che ho vissuto in quei dieci giorni di coma, convinta che tutto quello fosse reale, e sono arrivata alla conclusione che non riuscivo a svegliarmi perché ero troppo legata alla mia fantasia. Solo quando dentro di me ho rivissuto il momento dell'incidente ho aperto gli occhi.

"Lori, c'è una macchina che sta venendo verso di noi" gli dico, spalancando gli occhi. Il panico si impossessa della mia voce, del mio corpo, e ho quasi voglia di aprire lo sportello e buttarmi fuori.

Non andrà a finire bene, già lo so. La strada in cui stiamo camminando è ad una corsia e non abbiamo molta scelta. Non che in ogni caso ne avremmo: la macchina che sta venendo verso di noi va troppo veloce.

Lorenzo al mio fianco impreca in modo poco carino e riesco a sentire la paura di entrambi aleggiare nell'aria.

"Fai qualcosa, ci ammazziamo cosi" urlo, spaventata girandomi a guardare il mio migliore amico che ha lo sguardo fisso davanti a sé.

"Cosa diavolo faccio? Quel coglione non dovrebbe starci su sta strada" urla di rimando, ma prima che possa fare qualsiasi cosa due fari ci illuminano, mi volto giusto in tempo per vedere il volto dei tre ragazzi in macchina e poi lo scontro tra le auto. Io che sbalzo fuori dal finestrino. Lorenzo che urla il mio nome. Il suo volto sfreggiato, pieno di sangue, davanti al mio mentre mi prega di resistere che stanno arrivando i soccorsi. Il mio respiro affannato. Un ragazzo, quel ragazzo, Benjamin proprio dietro il mio migliore amico. Mi sembra di essere già arrivata in paradiso, ho rivisto il suo volto dopo tantissimi anni, ma questo non può essere il paradiso. Tutto il dolore che sento in questo momento non è normale, questo è l'inferno. Al mio ennesimo battito di ciglia mi ritrovo davanti due occhi simili a due smeraldi verdi. Poi d'improvviso il buio.

La sedia a rotelle mi fissa dal lato destro del mio letto e volto lo sguardo dall'altra parte per non doverla guardare. Solo alla vosta mi ritorna in mente la mia attuale condizione e sinceramente voglio pensarci il meno possibile. Voglio credere di poter fare le stesse cose che facevo fino a poco tempo fa, senza pensare che non posso più farlo.

Chiudo gli occhi immaginandomi a correre in un'immensa distesa verde insieme ai miei fratello. Mi immagino in inverno a pattinare sul ghiaccio. Mi immagino a correre dietro un piccolo bambino, mio figlio. Mi immagino in discoteca a ballare spensieratamente. E ancora mi immagino il giorno del mio matrimonio mentre percorrerò la navata che mi porterà da mio marito. Tutte cose che non si realizzeranno. Non dopo avermi diagnosticato l'invalidità dal bacino in giù. Sarò costretta a letto o sulla sedia a rotelle per la mia intera vita e ho ancora venti anni.

Sento una lacrima scendere lungo la mia guancia fino ad arrivare sulle mie labbra al pensiero di ciò, ma devo essere forte. Non posso e non voglio buttarmi giù perché se lo faccio è finita.

"Giulia" la voce di Benjamin mi arriva dritta alle orecchie e apro subito gli occhi, ritrovandomelo davanti. Non l'ho neanche sentito entrare. Come ha fatto ad entrare? In casa non c'è nessuno. "È successo qualcosa? Stai bene?" viene a sedersi sul mio letto e allunga una mano per accarezzarmi il viso e mandare via dal mio viso le altre lacrime che intanto stanno scendendo lungo le mie guance.

"Tutto bene" lo tranquillizzo, allungando una mano fino a trovare la sua e intrecciarle insieme. "Come sei entrato?" gli chiedo per spostare l'argomento.

"Mi ha accompagnato Laura e mi ha lasciato le chiavi" risponde, mostrandomele, e riconosco subito il porta chiavi di mio fratello. "Cosa ti va di fare oggi?" mi chiede prima ancora che possa rispondergli.

Faccio spallucce perché non ho la minima idea di quello che potrei fare senza utilizzare le gambe. "Vorrei solo mangiare qualcosa" rispondo, visto che non ho ancora mangiato nulla. Non avevo nessuna voglia di mettermi su quella cosa per dovermi spostare.

"Allora andiamo dai" mi dice allungando una mano verso di me e lo guardo con un sopracciglio alzato per capire se sta scherzando o me lo sta facendo apposta.

Mi guarda confuso, quasi come se non capisse la mia reazione, poi all'improvviso sembra capire e si avvicina a me. Mi solleva senza il minimo sforzo e mi prende in braccio a stile sposa. Cammina tranquillamente come se pesassi quanto una piuma e mi porta in cucina dove mi fa sedere su una sedia, dopo avermi stampato un bacio sulla fronte.

"Cosa vuoi mangiare?" mi chiede, portandomi i capelli su una spalla per potermi guardare in faccia.

"Stai cercando di dirmi che tu seo in grado di cucinare qualcosa di commestibile?" gli chiedo, ricordando quella volta in cui lui e mio fratello per poco non mandarono la cucina a fuoco.

Anche Benjamin sembra pensare alla stessa cosa, infatti risponde: "Ehi, non prendermi in giro" mi punta un dito contro, fingendo una faccia offesa. "Sono migliorato da quella volta" aggiunge, atteggiandosi un pò, e io alzo gli occhi.

"Ci sto credendo, Ben" dico, scoppiando poi in una risata che sa tanto da presa in giro.

Lui sbuffa e si passa una mano tra i capelli. Benjamin è sempre stato permaloso, ma forse con gli anni questo lato del suo carattere è peggiorato.

Lo prendo per la mano e lo strattono verso di me per farlo arrivare alla mia altezza, visto che non posso mettermi in piedi. Lui si abbassa e i suoi occhi sono subito nei miei. Il mio cuore perde un battito alla visione delle sue iridi chiare, ma devo contenermi, e per quanta voglia ho di baciarlo mi limito a stampargli un bacio sulla guancia.

"Fammi vedere quanto sei diventato bravo" gli dico, tornando a guardarlo negli occhi.

Lui si morde il labbro, spostando lo sguardo sulle mie labbra e poi di nuovo nei miei occhi, mandando il mio cuore in tilt. Gli metto una mano dietro la nuca e lui spinge la sua fronte contro la mia. Sento il suo respiro pizzicarmi il viso, la pelle d'oca lungo il corpo, e i brividi lungo la schiena.

Il suo viso si avvicina sempre di più al mio e so cosa sta per succedere: quello che ho vissuto nei miei giorni di coma e quello che sarebbe dovuto succedere anni fa.

Quando le sue labbra si posano sulle mie il mio stomaco si contorce e il cuore sembra quasi esplodermi nel petto. Intreccio entrambe le mani dietro la sua nuca e lo spingo di più verso di me. La sua lingua traccia il contorto delle mie labbra e istintivamente schiudo le labbra permettendo così alle nostre lingue di unirsi e assaporare il suo sapore. Sa di menta. Molto molto buono.

Si allontana dalla mia bocca lentamente e punta i suoi occhi nei miei, facendomi salire i brividi lungo la schiena. Una sensazione mai provata prima di adesso.

"Forse è meglio se inizio a cucinarti qualcosa" mi dice in un sussurro avvicinandosi a stamparmi un altro bacio.

Sorrido e annuisco, anche se preferirei che continuasse a baciarmi. Non ho più fame come prima.
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Finché io e te abbiamo noi ||Benjamin Mascolo|| #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora