CAPITOLO 76

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Sono passate ore ormai da quando il mio sguardo è fisso fuori dalla finestra. È scesa la notte e fuori tutto tace, a parte il via vai delle macchine che provocano un leggero rumore. I rami degli alberi sono mossi da un leggero venticello, il cielo è cosparso di piccole stelle e da una luna che illumina la notte. Se potessi mi avvicinerei alla finestra per poterla osservare un pò più da vicino.

Sono bloccata a letto, senza riuscire a muovere un solo muscolo delle gambe, è quasi come se non ce le avessi. Svegliarsi dopo lunghi giorni in cui stavo lottando per la vita o per la morte e realizzare di non avere più il controllo delle gambe mi ha demoralizzata. Il dottore, come tutti del resto, mi dicono di non buttarmi giù che potrebbe essere solo una cosa momentanea, ma io non sono del tutto d'accordo. Non mi sento per niente bene e il dolore alla testa aumenta minuto dopo minuto.

Mi hanno raccontato dell'incidente, non ricordo molto perché la botta è stata davvero forte e ho perso i sensi poco dopo, ma ricordo perfettamente il volto di Lucas e di Benjamin.

Chissà come stanno?! Chissà se si sono fatti male?!. Queste domande mi assillano da ore ormai ma non ho avuto il coraggio di chiedere a nessuno qualcosa riguardo il loro conto. Ho paura di sentirmi dire qualcosa che non vorrei, ma al tempo stesso ho bisogno della loro presenza in questo momento un po cosi.

Perché non sono ancora venuti a trovarmi? Perché tutti sono venuti tranne loro? Sono arrabbiati con me per essermene scappata con Lorenzo?

Le domande mi assillano la mente, così come la condizione in cui mi trovo in questo momento.

Non camminerò più. Non potrò più correre, andare in giro per i negozi, giocare con il mio bambino. Non potrò fare niente delle cose che facevo fino a poco tempo fa.

"Sono venuta a portarti un antidolorifico per il mal di testa" ad interrompere i miei pensieri è la voce di una delle infermiere del reparto.

Non mi volto neanche a guardarla mentre mi sistema la flebo al braccio e rimango a guardare il panorama fermo fuori dalla finestra. Fermo proprio come me.

"Starai bene, vedrai" cerca di tranquillizzarmi lei, ma continuo ad evitarla.

Cosa cazzo ne sa lei cosa significa svegliarsi dopo un fottuto incidente e perdere la sensibilità delle gambe?

"Amore" la voce di mio fratello Vincenzo mi arriva forte e chiara alle orecchie e la sua mano che mi accarezza i capelli mi fa scendere una lacrima. L'ennesima. "Ho fatto un pò di ritardo perché al Mc ci stava fila" aggiunge e lentamente mi volto verso di lui.

La fasciatura che ho in testa e il collare al collo sono molto scomodi e non mi permettono di fare chissà quali movimenti, anche perché ho quasi sempre le vertigini.

"Ho bisogno di te" gli dico allungando una mano verso di lui che subito stringe tra la sua.

"Ci sono" mi dice, abbassandosi per darmi un bacio sulla fronte. "Senti, so che non è il momento, ma c'è una persona che vorrebbe vederti" continua mio fratello, dandomi delle carezze sul viso.

"Di chi stai parlando?" chiedo, aggrottando la fronte. A notte inoltrata chi mai vorrebbe vedermi? L'orario delle visite è finito parecchie ore prima.

"Di una persona che, dopo tanti anni, era tornato qui dall'Australia poche ore prima del vostro incidente" risponde Vincenzo, confondendomi. Che diavolo sta dicendo? "So anche che l'ora non è delle migliori, ma Lorenzo non ha voluto farlo entrare prima" continua.

Lorenzo? Che significa? Lui non mi ha detto niente. E poi perché mai non l'ha voluto far entrare? Non può decidere al posto mio.

"Non ci sto capendo niente" confesso, anche perché sento come se la mia mente stesse viaggiando per conto suo. "Sono già confusa, non metterti anche tu. Sii più chiaro" aggiungo, passansomi una mano sulla faccia.

Finché io e te abbiamo noi ||Benjamin Mascolo|| #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora