CAPITOLO 60

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Quando due giorni dopo finalmente ci danno il via libera per uscire dall'ospedale sono al settimo cielo. Non vedo l'ora di ritornare a casa nostra per rilassarmi sul divano, godermi il mio ragazza e nostro figlio, e non pensare a nient'altro.

Benjamin porta Bryan nella culletta fino alla macchina, per fortuna non sono venuti nessuno dei nostri amici o parenti e siamo soli. Com'è giusto che sia.

In questi ultimi due giorni mi sono un pò infastidita dal fatto che tutti mi dicono cosa devo fare e come devo farlo perché sono indipendente. So gestire un figlio, ne ho avuto la certezza la prima notte che abbiamo passato in sua compagnia. Prima della sua nascita avevamo paura entrambi, lo dicevamo sempre, ma ora ci viene tutto molto naturale. Benji gli ha persino cambiato tre volte il pannolino e da quel momento ho capito che ce la facciamo. Che siamo pronti per fare i genitori e che se stiamo insieme niente ci potrà mettere i bastoni fra le ruote. Siamo uno la forza dell'altro e penso che non ci sia rapporto migliore del nostro.

Mi siedo dietro assieme alla culletta di Bryan che Benjamin ha sistemato con cura sui sedili posteriori e mi lascio andare, appoggiando la testa ai poggioli.

"Tutto bene?" mi chiede il mio ragazzo, girandosi a guardarmi, dopo essere salito anche lui in macchina.

"Si, sono stanca e stressata, ma tutto bene. Non vedo l'ora di tornare a casa" rispondo, accennando un sorriso verso di lui.

Ho dormito poco e niente in questi due giorni perché il letto su cui mi hanno sistemata era veramente scomodo. Poi se riuscivo a chiudere gli occhi qualche minuti, Bryan iniziava a piangere per mangiare, e ci ho rinunciato. Recupererò a casa nostra, almeno starò anche più tranquilla.

"Siamo usciti da là dentro in due e ci entriamo in tre" dice Benjamin, avviando il motore della macchina, e mi ritrovo a sorridere ed annuire alle sue parole.

"Non potevi farmi un regalo migliore" gli dico mentre guardo nostro figlio che dorme tranquillamente.

"Tu non potevi farmi regalo migliore" mi dice, immettendosi in strada, e mi lancia una breve occhiata dallo specchietto retrovisore. "Ho una voglia di toglierti i vestiti" aggiunge poi, passandosi una mano tra i capelli e riesco a vederlo mentre si morde il labbro.

"Beh, penso che potrai farlo appena saremo a casa" gli dico, imitando il suo gesto. Non riusciamo ad avere un rapporto come si deve da ormai qualche mese e ora che non siamo più limitati dal pancione che avevo, possiamo recuperare ogni momento. "Sempre che Bryan ce lo permette" ridacchio. Mi immagino già noi due, quasi sul punto di fonderci uno con l'altro, e nostro figlio che interrompe il momento piangendo.

"Ci parlerò io con lui" mi fa un occhiolino tramite lo specchietto retrovisore.

"Allora ok" gli dico, sorridendo, e lasciandogli un'occhiata maliziosa.

"Giulia, non provocarmi che mi fermo da qualche parte" mi dice e mi tiro il labbro inferiore tra i denti.

"È una minaccia?" gli chiedo, poggiandomi con la testa al suo sedile, visto che io sono seduta dietro di lui.

"Assolutamente si" risponde con tono fermo e allora mi impegno a provocarlo, anche perché i miei ormoni sono impazziti. Gli poggio una mano sul petto, dal momento che non riesco a raggiungere altro, e gliela infilo sotto la maglietta. "Giulia, ti prego, sto guidando e sono già fottutamente eccitato" continua. Stringe le mani sul volante così forte, tanto che le nocche gli diventano bianche.

"Anch'io" gli sussurro all'orecchio e soffio, facendo arrivare il mio respiro sul suo collo. Benjamin geme e il suo petto inizia ad alzarsi e abbassarsi velocemente. "Fermati da qualche parte" aggiungo, prima che mi blocchi la mano che ancora ho nella sua maglietta e me la toglie via.

Finché io e te abbiamo noi ||Benjamin Mascolo|| #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora