Ehi gente!!!
Capitolo stra super iper mega importante per capire meglio la personalità di Eloise e quello che le è successo. Quindi spero vi piaccia!
***
Eloise.
Il ragazzo nuovo si era seduto dietro di me.
Lo fa apposta? Sì certo. Non sei al centro del mondo Elle! Mi rimproverai da sola per quei miei stupidi pensieri rivolti ad un ragazzo che, tra l'altro, non doveva minimamente interessarmi.
"Allora, chi sa riassumermi in una parola il pensiero di Oscar Wilde?" Chiese il professore alzandosi in piedi.
Non avevo letto granché di Wilde, ma quel poco mi bastò per farmi inquadrare l'autore e in confronto agli altri del suo stesso periodo, proprio non mi piaceva.
Letteratura Inglese era una delle mie materie preferite e mi dava un po' fastidio il fatto che avremmo passato l'intero mese a studiare un autore che non riuscivo a mandare giù.
Stavo per rispondere alla domanda del professore con un semplicissimo "banale", ma venni colta sul tempo da una voce alle mie spalle.
"Paradosso" disse, immaginai avesse anche sollevato il braccio, come era suo solito. Come era solito di Peter.
Mi irrigidii all'istante. Il sangue nelle vene smise di defluire normalmente e ricadette attratto dalla forza di gravità fino ai piedi. Si rigettava all'interno delle mie arterie e cadeva verso basso come se fosse la cascata di un fiume in piena. Una cascata di sangue. Sangue gelido.
Quella voce mi aveva paralizzato. Totalmente. Completamente.
Quella voce calda, bassa, ridondante, imponente, forte, quasi impersonale per la sua potenza risuonava forte e chiara nelle mie orecchie.
Era una voce identica a quella di Peter.
Lo immaginavo infilarsi una mano tra quei suoi capelli castani un po' più lunghi del normale e che gli ricadevano sugli occhi marroni e impenetrabili conferendogli un'aria da emo sexy. Immaginavo quella fossetta che si formava naturalmente sull'angolo sinistro della sua bocca quando sorrideva sghembo.
Sembrava davvero la sua voce. Non trovai la forza di parlare, o voltarmi a guardare chi avesse risposto in realtà, anche se sapevo perfettamente chi fosse stato.
"In che modo signor..." il professore non sapeva ancora il suo nome. Non aveva ancora mai parlato.
"Clifford... Thomas Clifford" disse ancora.
Un'altra scossa mi percosse.
Perché parli? Ghignai tra me e me. Era una voce profana e sacra allo stesso tempo la sua. Non doveva usarla, o sarei impazzita.
"Bene, signor Clifford, mi dica in che modo Oscar Wilde pensa il paradosso" disse il professore e gli lanciai nell'arco di tre nano secondi tutte le parolacce più orribili che conoscevo.
Perché lo fai parlare? Perché non cominci la lezione e basta razza di...
Il mio ginocchio prese a tremare frenetico. Avrei staccato la testa al professore.
"Beh, Wilde è stato definito da molti come il peccatore che è anche santo, il pagliaccio che ha visto la tragedia della realtà... lui scrive paradossi. È un dandy: stravagante, mostra un'immagine sicura di se e... tutto, però ugualmente è vulnerabile, guardiamo Dorian Gray ad esempio... nasconde dietro la propria bellezza la sua insicurezza e vulnerabilità, appunto" espose con attenzione tutte le cavolate possibili ed immaginabili che aveva trovato sui libri di scuola e terminò con il professore che aveva un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...