Chapter 40

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1 anno prima.
Eloise.

Percorsi tutto il giardino all'ingresso e andai a sedermi sul marciapiede sul ciglio della strada. Lontana dal casino e dalla confusione.

Ero lì seduta a massaggiarmi le meningi e a cercare di evitare di pensare al fatto che il giorno dopo tutta la scuola non avrebbe fatto altro che parlare di me e di quello che era appena successo.

Per di più Jack se n'era andato e probabilmente per colpa di quell'idiota di Peter non mi avrebbe mai perdonata.

"Ehi!" Sobbalzai di colpo per lo spavento.

Ero talmente immersa nei miei pensieri minatori nei confronti di Peter che non mi ero resa conto di non essere più sola.

Mi voltai verso la fonte dell'interruzione del mio flusso di pensieri. Era Sam.

"Ti sei perso?" Lo guardai acida.

Da quando sono così cattiva?

"Non provocarmi, sono più bravo di te a questo gioco" mi ammutolì per bene, con una voce così calma e pacata che mi fece sentire una stupida per come mi ero posta. Fece un paio di passi con le sue gambe lunghe e dinoccolate e si sedette accanto a me sul marciapiede.

"Io non sto giocando a nessun gioco" borbottai abbassando lo sguardo e prendendo un sassolino vicino ai miei piedi. Iniziai a rigirarmelo tra le mani.

Mi mise sulle spalle la sua giacca.

"Che stai facendo?" Lo guardai. Io e lui non eravamo mai rimasti da soli e non aveva mai mostrato il men che minimo interesse nei miei confronti, se non per una volta in cui mi aveva invitato a pranzare in mensa al suo tavolo insieme a tutti suoi amici. Lo aveva fatto solo per gentilezza e infatti poi non mi rinvolse praticamente la parola. Era troppo impegnato a fare conversazione con Josh e con i ragazzi della squadra di football.

"Ti serve un amico Eloise" disse avvicinandosi un po' a me con la spalla.

"Credevo di starti antipatica" borbottai abbassando le difese.

"No" un sorrisetto sbilenco comparve sul suo volto e scosse e raddrizzò le spalle. Sam aveva un modo tutto suo di muoverle e rendeva il suo corpo totalmente espressivo.

"È solo che io tengo al gruppo. Suonare è la mia vita... e tu..." tirò un angolo della bocca un po' preoccupato.

"Io cosa?" Strabuzzai gli occhi. Che intende dire? Io porterei problemi all'interno del gruppo?

Iniziò a salirmi un bel po' d'ansia, io non volevo creare alcun tipo di disagio. Avevo fatto le audizioni perché Peter me lo aveva chiesto.

"Non so... Peter ha un po' perso la testa, non vorrei che tu fossi una distrazione" disse Sam appoggiando i gomiti sulle sue ginocchia.

"E sarei io a far perdere la testa a Peter?" La cosa mi faceva decisamente ridere. Come se io potessi in un qualsiasi modo condizionarlo. Ridicolo.

"Senti lui può dirti tutto quello che vuole, farti sentire uno schifo, umiliarti davanti a tutta la scuola e dirti che non sei niente di speciale..." iniziò.

"Oh beh, ti ringrazio!" Lo interruppi irritata.

"Però" mi zittì "è diverso con te. Quando ti guarda suonare, tutto il resto per lui scompare, va via di testa per la tua musica. Non è vero che per lui non sei niente di speciale" cercava il mio sguardo mentre parlava.

Io stentavo a credere a quello che diceva Sam. Non potevo credere che Peter mi vedesse in quel modo, non dopo come mi aveva trattato quella sera.

"Se così fosse... e non è così. Cosa ci sarebbe di male?" Borbottai evitando di guardare Sam nei suoi occhi azzurri.

"Niente... sarebbe pazzesco, però..." si sfregò le mani sui pantaloni color kaki, sembrava quasi preoccupato.

"Peter è incostante, non sa quello che vuole e cambia idea oggi minuto. Se dovesse in un qualche modo farti soffrire, o fare qualcosa di sbagliato, tu ci scaricheresti e noi avremmo chiuso. Abbiamo già perso Michael, non possiamo perdere anche te" sembrava sincero e preoccupato. Per lui quella band era davvero tutta la sua vita.

"Beh, non c'è pericolo... manterrò le distanze da Peter, soprattutto dopo quello che è successo stasera" tirai su col naso. Ripensando a come mi aveva trattata avevo ancora il groppo in gola.

Sam mi sorrise e mi mise un braccio attorno al collo stringendomi per un mezzo abbraccio.

"E Jack?" Chiesi. A questo punto mi conveniva sapere con chi stavi avendo a che fare.

"Jack è diverso. Peter è subdolo, a lui piace giocare. Jack invece è solo uno scemo... almeno... con le ragazze è così, di solito non le illude, sanno tutte a cosa vanno incontro. Non sembra il tuo caso però. Sembra che tu gli piaccia sul serio" mi disse stringendomi ancora.

Mi scappò un sorriso al pensiero di poter piacere a Jack, ma subito mi ritornò il groppo in gola.

"Non mi perdonerà dopo quello che ha visto" piagnucolai stringendomi nella giacca di pelle di Sam.

"Lo farà... dagli un po' di tempo. Il problema non sei tu, ma è la rivalità con Peter. Tu stagli alla larga, per favore" mi intimò.

Annuii sperando che avesse ragione.

Restammo lì qualche minuti a sentire la musica provenire dalla casa e la gente divertirsi. Quello festa si era rivelata un fiasco totale alla fine dei conti. Non avevo neanche potuto godere del fatto che avessi debuttato come chitarrista dei Peter's machine, eppure quello era stato un bel momento, prima che Peter lo rovinasse.

Suonare liberamente, davanti a tutti mi aveva fatto sentire viva. Non riuscivo a credere che la musica che usciva da quegli strumenti la stessimo creando io e gli altri. Era qualcosa di magico.

Ripescai quei momenti cercando di goderne il più possibile e smettere di pensare a Peter e alla sua lingua lunga da ubriaco.

"Coraggio" disse d'un tratto Sam staccandosi da me e alzandosi in piedi "ti dò un passaggio a casa" mi disse e allungo le mani per aiutarmi ad alzarmi in piedi.

"Davvero? Non vuoi restare alla festa?" Gli chiesi.

"Non preoccuparti, le feste mi annoiano. Io vengo qui solo per suonare" sorrise.

Era gentile. Avevo immaginato diversamente Sam. Lo credevo uno con la puzza sotto al naso e troppo impegnato a guardare tutti dall'alto della sua popolarità per calcolare una persona qualsiasi. Invece con me era stato davvero gentile. Si era proposto di essermi amico e forse ne avevo davvero trovato uno buono.

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