Chapter 87

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Thomas.

Era la prima volta che invitavo Eloise a casa mia. Le prove erano andate malissimo per colpa di Jack e lei aveva un umore nero. Si erano detti cose terribili e per quanto volessi capire cosa fosse successo fra loro due, non era il momento adatto per chiedere.

Volevo farla stare meglio, portarla da me, farle vedere la mia stanza e magari mangiare del gelato di fronte alla televisione.

In macchina si era calmata, ero riuscita a farla distrarre un po' mettendo un vecchio disco di canzoni italiane e storpiando tutte le parole. Non avevo idea di cosa stessi dicendo mentre cantavo e a lei facevo ridere.

La sua risata mi scaldava il cuore e mi rimbombava nelle ossa.

Parcheggiai fuori dal garage e scendemmo dall'auto.

Aprii la porta e la feci entrare per prima.

"Wow!" Esclamò lei.

La mia casa era molto moderna e l'ingresso si apriva direttamente su un open space. C'era un grande bancone in marmo nero che delimitava la cucina sulla sinistra, un tavolo da pranzo sulla destra e un ampio salone con divani in pelle e un bello schermo piatto per guardare le partite.

"Tu sei ricco!" Disse Eloise quasi con disprezzo.

Sorrisi richiudendomi la porta alle spalle.

"Mia mamma lo è" dissi gettando la mia roba sul mobile vicino alla porta. Eloise si tolse la giacca e gliela presi per appoggiarla allo schienale di una sedia del tavolo da pranzo.

"Tu sei schifosamente ricco" disse ancora guardandosi attorno.

"Beh non abbiamo la piscina" ammisi per cercare di migliorare la mia situazione.

"Oh poverino, non ha la piscina!" si avvicinò allo schermo piatto. "Hai un cavolo di schermo piatto, per Dio!" Indicò il televisore con toni drammatici.

Io scoppiai a ridere.

"E va bene, lui è il mio preferito!" Dissi. "Vuoi qualcosa da bere?" Chiesi andando verso il frigorifero.

"Cavolo! Senti che comodi questi divani!" La sentii dire mentre prendevo del succo.

"Posso trasferirmi a casa tua?" Aggiunse. La mia casa a quanto pare la stava tirando su di morale. Ne ero contento.

"Ti va bene del succo?" Chiesi prendendo dalla credenza due bicchieri.

"Perfetto!" Mi rispose.

Mi diressi verso i divani con i due bicchieri pieni. Era felicemente sdraiata su uno dei due. Le porsi il suo succo.

"Grazie" disse prendendolo.

"Figurati" risposi e mi sedetti accanto a lei.

"Intendevo per tutto... per avermi portato via dal garage" disse d'un tratto seria.

Bevvi un sorso dal mio bicchiere ripensando alle parole di Jack. Non so cosa fosse successo tra loro, sicuramente qualcosa di grave e lui era stato cattivo a ricordarglielo in quel modo.

Sam mi aveva raccontato che dopo la morte di Peter Eloise era stata poco bene, che era finita in una sorta di centro per schizzati con traumi da risolvere. Non volevo che lei stesse così.

"Non mi piace vederti triste, non lo sopporto, mi fa impazzire" ammisi dispiaciuto.

"Davvero?" Mi chiese senza guardarmi. Si nascondeva dietro il suo bicchiere di succo ancora pieno.

"Diamine, Eloise, sì" le misi una mano sul ginocchio. "Il tuo sorriso è la cosa più bella del mondo" non riuscii a trattenermi.

"Thomas..." borbottò lei.

"Siamo amici, lo so, e voglio che tu sappia che ci tengo a vederti felice e non mi importa niente di ciò che dice Jack" spiegai cercando di rasserenarla.

Lei mi guardò di sottecchi.

"Davvero non ti interessa?" Mi guardò dubbiosa. Trattenni il respiro e tentai di negare.

"Sì, va bene, lo ammetto. Sono curioso di sapere che diavolo di rapporto ci fosse tra voi due e cos'è successo. E poi... la cosa che ha detto su Peter... ma non voglio chiedertelo! Non è giusto"

Lei si mise una mano tra i capelli. Si rabbuiò di nuovo, avevo detto la cosa sbagliata.

Razza di idiota.

"Eloise, guarda che non devi dirmi, ne spiegarmi niente" la rassicurai.

"Non importa... mi guardi già con occhi diversi, penserai anche tu che sono una persona orribile e che ho fatto davvero ciò di cui Jack mi accusa" piagnucolò.

"Beh... vedila così, se credi che prima o poi verrò a sapere questa cosa da lui, tanto vale che me la dica tu. Ti ascolterò e non ti giudicherò. Io vorrei che me ne parlassi tu, non voglio saperlo da altri" mi appoggiai allo schienale del divano e misi un braccio attorno alle sue spalle attirandola a me. Volevo stringerla.

Lei affondò la testa nella mia spalla e mi mise un braccio attorno al collo. Non ero abituato a tutto quel contatto fisico con lei e per un attimo mi irrigidii per lo stupore, poi mi rilassai e le accarezzai la schiena. Volevo che stesse bene.

"Perché è stato così cattivo con te Jack?" Mi azzardai a chiedere.

Lei sollevò la testa e si mise a fissare il vuoto.

"Peter... aveva un tumore al cervello" singhiozzò. "Quando lo ha saputo è diventato completamente pazzo. Mi ha spinto a fare cose che non avrei mai dovuto fare. Per lui era un gioco, erano i suoi ultimi mesi di vita e non gli importava niente di noi che saremmo rimasti... Si è divertito e mentre lui moriva fuori, io sono morta dentro" la sua voce era spezzata. Non pianse, ma sentivo il dolore che c'era in quelle parole.

"Non posso immaginare quello che tu hai dovuto passare" continuavo ad accarezzarle la schiena.

"E Jack?" Chiesi ancora.

"L'ho ferito. Ero talmente accecata dalle follie di Peter che non mi importava niente di chi mi stava attorno. Gli ho fatto del male" disse.

Cercavo di immaginare come potevano essere quei momenti. Avere a che fare tutti i giorni con un malato terminale che sta perdendo la testa, avere la consapevolezza che da un giorno all'altro non rivedrai più quella persona.

"Non mi pento di quello che ho fatto. Era giusto che facessi determinate cose e che seguissi il mio cuore" si mise una mano sul petto enfatizzando quelle parole. "Ma ho anche giocato con i sentimenti delle persone e questo è sbagliato" sentenziò.

Non riuscivo a capire fino in fondo il significato delle sue parole, rimaneva sempre molto criptica, ma mi fidavo di lei.

"Eloise, voglio esserci per te. Mi dispiace per Jack e per tutti voi, per quello che avete dovuto passare. Permettimi di aiutarti" mentre parlavo cercai i suoi occhi.

"Permettimelo" pronunciai a pochi centimetri dal suo viso.

Lei abbassò lo sguardo, incapace di reggere il mio.

"Credevo che mi avresti giudicata male, per come mi sono comportata" tentennò.

Era scottata dalle parole di Jack. Era lui che la stava giudicando e adesso aveva paura che potessi farlo anche io.

"Non lo farò mai" risposi lapidario. Lei accennò u sorriso. Quel piccolo gesto mi consolò: forse dopo mesi Eloise iniziava finalmente a fidarsi di me. Si stava aprendo e il mio cuore si stava scaldando.

"Forza, Eloise! Scegliamo un film!"

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