Chapter 66

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1 anno prima.
Peter.

Sono un emerito idiota, ecco cosa sono! Sbattei la porta di casa dirigendomi a grandi falcate verso la cucina e la porta sul retro.

"Peter!" Mia madre, seduta al tavolo della cucina a correggere dei compiti con una sigaretta in mano, mi aveva sentito mentre me la prendevo con la porta di casa. "Ma dove vai? Sta per mettersi a piovere!" La sentii dire.

La ignorai mentre uscivo in giardino sul retro di casa.

Mi sedetti sul prato umido e bagnato.

Al diavolo la pioggia! Imprecai tra me e me.

Sentii pochi istanti dopo Salsiccia raggiungermi e sdraiarsi anche lui sul prato accanto a me.

Stupido di un cane! Pensai.

Avevo mal di testa. Di nuovo. Stavolta ero quasi sicuro che non fosse il cancro ad avermelo fatto venire, ma era stato semplicemente il mio comportamento da idiota a lasciarmi da solo con la testa piena di pensieri, di rimpianti e di dolore fisico.

Era tardo pomeriggio, il sole era calato da un pezzo e lì dal nostro piccolo giardino si iniziava ad intravedere il sorgere della luna. Quella notte sarebbe stata piena.

"Peter!" Mi madre mi urlò dalla porta sul retro. Non mi voltai nemmeno per guardarla.

"Lasciami in pace!" Le risposi secco.

"Ti prenderai un raffreddore" insistette apprensiva.

"Non mi importa" sbuffai.

"Peter!"

"Mamma, te ne vai?" Iniziai a fare l'isterico.

"Ah!" La sentì sbuffare e richiudere la porta. Si era arresa lasciandomi a crogiolare nella mia testardaggine al freddo e in silenzio.

Mi abbracciai le ginocchia e mi lasciai dondolare guardando la luna.

Mi sentii la faccia bagnata, mi ci volle qualche istante per capire che non era la pioggia, ma ero io che avevo iniziato a piangere senza nemmeno accorgermene.

Era un pianto nervoso, contro me stesso.

Ero arrabbiato. Avevo così tanta rabbia dentro di me. Mi sdraiai sul prato e Salsiccia venne a leccarmi la faccia, probabilmente gli piacevano le mie lacrime salate.

Non avevo neanche la forza di pensare a quanto mi facesse schifo la bava di cane in faccia. Mi limitai a spingerlo via e fargli un paio di carezze. Lui prese a leccarmi la mano e io mi concentrai sulla luna.

Il vento soffiò e il freddo tagliente mi penetrò nelle ossa. Potevo anche prendermi un raffreddore, poco importava ammalarsi, tanto stavo già morendo per il cancro. Che poteva succedermi di peggio che crepare?

Fissai quella dannata luna brillante. Volevo concentrarmi solo su di lei e cacciare via tutti i pensieri che mi stavano mandando la testa in fiamme.

Fuori faceva freddo eppure dentro di me stavo ribollendo di rabbia e calore, mi sembrava quasi di sudare.

Più cercavo di cacciare via il pensiero del cancro dalla mia testa e più vi si imponeva.
Più cercavo di cacciare via il pensiero di Eloise dalla mia testa e più vi si imponeva.

Obbligo o Verità?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora