1 anno prima.
Peter.Stavo solo cercando di guadagnare tempo e sparai la prima cavolata che mi passava per la testa 'Cristina, rendila presentabile'.
Ma bravo Peter!
Da quando Eloise aveva messo piede nel locale Jack non le aveva tolto gli occhi di dosso neanche per un istante e quando la invitò a bere qualcosa dovetti intervenire.
Lei era intoccabile sia da me, che da Jack... soprattutto da Jack. Lui era il tipo di ragazzo che usava le donne come stracci: se le faceva e le scaricava il giorno dopo, le illudeva. Non che io facessi di meglio, certo, ma almeno non le illudevo. Cristina sapeva che tra noi era solo sesso, era così da anni praticamente.
Con Eloise era diverso: io non potevo toccarla, Jack non poteva toccarla. Fine della storia.
Io però, grandissimo idiota, per evitare che Eloise potesse accettare l'invito di Jack ho fatto la cavolata più grande del mondo. Ho chiesto a Cristina di renderla ancora più appetibile di quanto già non fosse solo per portarla via dalle grinfie del mio migliore amico, ma lei non sarebbe rimasta in quel bagno per sempre. Ero uno sciocco impulsivo.
"Peter ma chi era quella?" Mi chiese Tyler Irvine, uno che era nella squadra di football con Josh e che stava giocando a biliardo al tavolo accanto al nostro.
"Non è mica la sorella di Victoria Horton?" Disse un altro.
"Davvero? Conosco Victoria, è figa, ci faccio insieme Letteratura... sua sorella con un po' di manutenzione potrebbe diventare meglio della Johnson" rispose Tyler. Non aveva la più pallida idea di cosa stava dicendo. Eloise era perfetta così com'era e mi sentivo così stupido per aver detto a Cristina di renderla presentabile. Adesso avrei dovuto combattere tutta la sera per tenere lontano da lei le decine di viscidi ammiratori che si stavano già mettendo in fila per lei. Dovevo lottare per impedire che me la portassero via, che portassero via il mio piccolo tesoro.
L'avevo trovata io, l'avevo scoperta io. Era il mio diamante grezzo e segreto e come un idiota l'avevo messa sotto i riflettori, sotto gli occhi indiscreti di tutti. Me l'avrebbero portata via.
"È la sua nuova chitarrista" i miei pensieri vennero interrotti da Cristina che stava camminando tra i tavoli: era appena uscita dal bagno, ma Eloise non era con lei.
"Dov'è?" Chiesi subito preoccupato: temevo se ne fosse andata. Forse l'avevamo spaventata. Forse era meglio così.
Meglio se te ne vai, Eloise. Vattene! Non farti trovare. Nasconditi, diamante, nasconditi!
"Sta arrivando, è ancora in bagno" rispose lei con nonchalance e buttando la sua borsa su una sedia lì vicino.
"Quanto scommettiamo che stasera me la faccio?" Disse Jack passando la pece sulla punta della stecca con disinvoltura.
Il mio diamante non 'te lo fai'! Mi voltai di scatto verso di lui e per poco non gli saltai addosso.
Nessuno si accorse del mio quasi tentato omicidio verso Jack, perché tutti si voltarono paralizzati verso la porta del bagno. O forse no, forse ero io che avevo tentato di muovermi e compiere un omicidio ma mi ero voltato paralizzato verso la porta del bagno.
Ero io quello paralizzato, certo. La vedevo camminare con le spalle dritte e scoperte e le braccia incrociate timidamente al petto. Aveva le spalle scoperte. Perché aveva le spalle scoperte? Indossava una semplice canotta bianca. Una canotta. Lei stava indossando solo una canotta che metteva in risalto il suo seno. Il suo seno. Il suo seno? Le stavo guardando il seno! No. No, no. Le guardavo i fianchi e la vita nascosta dalle braccia incrociate, pallide e nude. Perché erano nude? Perché non aveva un cardigan azzurro addosso? Dov'era il suo cardigan? Cristina lo aveva strappato in tanti piccoli pezzettini con quelle sue unghie rosse da strega? Rosse. Rosse come le labbra. Le sue labbra. Le cavolo di labbra di Eloise erano rosse. L'aveva truccata! Come era potuto venire in mente a Cristina di truccarla?! Truccare Eloise! Aveva le labbra rosse. Erano grandi e carnose. Tanto. Tanto che volevo baciarla e sbavarle tutto quel rossetto con la lingua. Volevo baciarla? Volevo davvero? Potevo? No! Non potevo.
Si stava guardando attorno. Stava camminando e si guardava attorno, come se fosse in un museo. Sollevava lo sguardo sulle pareti del Monster's club intimorita dagli sguardi altrui.
Commenti del tipo "avevo detto che bastava un po' di manutenzione" oppure "ma chi è?" oppure "ma è quella di prima?" volavano nell'aria, ma io non riuscivo a sentire altro che il suono dei suoi passi che si avvicinava sempre di più a noi.
Sollevava il mento e si sporgeva curiosa. Era intimorita, ma anche incuriosita da quel posto, da noi che giocavamo a biliardo e a freccette e bevevamo e facevano battute idiote sulle ragazze. Seguii la linea del suo mento, della sua mandibola, fino all'attaccatura dell'orecchio. I capelli che le ricadevano sulle spalle nude. Non aveva più la coda. Perché non aveva più la coda? Cristina le aveva pettinato i capelli. Adesso quella riga spostata un po' di lato le faceva ricadere i capelli sugli occhi e le nascondeva lo sguardo intimorito e curioso. Continuavo a guardarle il volto cercando quello sguardo. Cercavo i suoi occhi blu. Erano di un blu scuro, intenso come il mare in tempesta e aveva un semplice linea nera che glieli metteva in risalto e incantava. Lei incantava.
Il mio diamante grezzo e incantato.
Si avvicinava sempre di più al nostro tavolo e Jack era fuori almeno tanto quanto lo ero io, ma lui poteva muoversi, al contrario di me.
"Allora, quel drink?" Ruppe il silenzio lui con quella sua voce roca per il troppo fumo e disgustosa.
Lei subito si voltò a guardarlo attratta dalla domanda, ma poi il suo sguardo virò e cambiò rotta verso di me. Quel blu si scontrò con la mia oscurità e chiedeva implorante di parlare, ma io non potevo parlare. Cosa mai potevo dire a un diamante come lei? Così di nuovo sparai la prima cavolata che mi passò per la testa.
"Sì!" Appoggiai la stecca al tavolo da biliardo abbandonando il gioco e distogliendo lo sguardo da Eloise. "Andiamo a bere qualcosa!" Ripresi le mie capacità motorie grazie alla perdita di contatto visivo con la mia distrazione e spinto dal desiderio di allontanare Jack da lei. Girai attorno al tavolo piazzandomi tra di loro. Eloise era a meno di mezzo metro da me.
"Josh, Sam, Cris! Altro giro di birra!" Dissi.
"Elle, tu cosa prendi?" Mi voltai verso di lei. Mossa sbagliatissima: di nuovo i miei occhi furono attratti come magneti dai suoi e di nuovo persi le mie capacità motorie.
Può una donna fare questo effetto?
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...