Thomas.
Mi aveva lasciato di stucco. Se n'era andata lasciandomi da solo in mezzo al corridoio come un broccolo senza meta.
Passai le due ore di lezione successive a pensarci.
Che diavolo vuol dire "non sono brava a fare conversazione"? Ma che diamine!
Dovevo trovare il modo di sapere qualcosa di più su di lei, magari avrei potuto chiedere a Sam.
Trovai la mensa con non troppa difficoltà e continuavo a sperare di incontrare Eloise a pranzo.
Mi guardai un po' attorno cercando di capire dove sedermi. Mi sentivo un po' un pesce fuor d'acqua.
Vidi lontano qualcuno che si sbracciava nella mia direzione. Era Sam.
Andai a sedermi al suo tavolo.
"Ehi!" Mi salutò.
"Ehi!" ricambiai.
Un ragazzo dai capelli mori, seduto al tavolo ebbe una reazione stranissima al mio saluto. Sollevò la testa di scatto e mi guardò sgranando gli occhi stranito.
"Ragazzi, lui è Thomas!" Disse Sam presentandomi. Non feci troppo caso alla faccenda della reazione e mi presentai.
"Ciao!" Alzai una mano un po' intimorito.
Il ragazzo dalla strana reazione e Sam si lanciarono una veloce occhiata.
"Questi sono Josh e Cristina" mi indicò prima il ragazzo moro e basso, con la faccia simpatica e una ragazza anche lei mora e super truccata.
"Ciao!" Mi salutò lei, mentre l'altro mi fece un semplice cenno con la testa.
"Allora da dove vieni?" Mi chiese Josh mentre mi sedevo al tavolo.
"Kansas City" risposi prendendo dal mio zaino il mio sacchetto del pranzo.
"E tu ti sei trasferito da quel magnifico paradiso del sole, in questa piovosa cittadina da schifo?" Sam alzò un sopracciglio divertito.
"Nah, Portland non è male" feci spallucce e tirai fuori il mio panino con tonno e salsa tartara che aveva preparato mia madre. Io andavo pazzo per la salsa tartara, l'avrei messa su qualsiasi cosa. Qualsiasi, davvero.
"Quindi come mai?" Insistette Cristina prendendosi un boccolo moro tra le dita e rigirandoselo.
"Oh, mia madre è originaria di qui, i miei si sono separati e lei è voluta tornare a stare a Portland" gli altri annuirono senza aggiungere altro. Già, la mia vita non era un grande divertimento.
"Beh insomma... cosa fate qui?" Chiesi cambiando argomento.
"Non c'é molto in realtà... qualche locale carino però lo frequentiamo" Cristina si strinse nelle spalle.
"Beh e poi adesso c'è la gara tra band! Il nostro gruppo si è sciolto... ma potremmo vedere chi partecipa quest'anno, magari sono bravi!" Esclamò Josh, faceva parte della band con Sam a quanto pareva. Mi chiesi per quale motivo si fossero sciolti.
Chissà se lo scoprirò mai...
"Oh sì certo! Ragazzi, Thomas suona, magari, Josh, possiamo riorganizzare qualcosa" spiegò Sam voltandosi nella direzione del ragazzo moro.
"Ah sì? Cosa suoni?" Mi chiese Josh sorridente.
"Chitarra" disse Sam anticipandomi e guardandomi negli occhi chiedendomi conferma. Anzi no, non era per chiedermi conferma. Lui era sicuro. Emanava sicurezza.
C'era qualcosa in lui, in quel suo modo che aveva di muovere la spalla e di atteggiarsi quando parlava che gli conferiva un'aria da superiore. Lui sapeva quel che diceva, perché lo sapeva e lo sapeva sul serio. Le sue non erano chiacchiere da salotto; con lui si potava solo che parlare sul serio e di cose serie.
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...