Chapter 70

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1 anno prima.
Peter.

Eravamo in sala di musica tutti attorno a quel computer. Nessuno aveva il coraggio di commentare ciò che avevamo appena sentito.

Quella non era una semplice canzone dei Peter's machine, quella sarebbe potuta diventare il nostro marchio di fabbrica, il nostro simbolo.

Avevamo un dannato diamante tra le mani. Lei era talento puro. E io la stavo facendo fuggire.

Sam si lasciò cadere a peso morto su una delle sedie schierate dalla banda della scuola dietro di lui. Si passò una mano sulla fronte sconvolto.

"Peter sei un co..." stava per insultarmi. Probabilmente pensava a quello che stavo pensando anche io.

"Dov'è Eloise?" Domandai interrompendolo.

"Alla fermata dell'autobus, suppongo..." rispose.

"Vado da lei" mi voltai in direzione dell'uscita.

"Corri" sentii Sam alle mie spalle severo.

Un secondo dopo mi ritrovai a correre tra i corridoi e a schivare gli studenti che uscivano dalla mensa e riprendevano le lezioni o se ne andavano a casa.

Raggiunsi l'uscita da scuola più vicina e mi ritrovai a tremare come una foglia, c'era un freddo cane ed io ero uscito di nuovo senza giacca.

Ci misi un attimo per orientarmi e capire a quale fermata si trovasse Eloise. Feci mente locale e mi misi immediatamente a correre.

La vidi fuori dal parcheggio della scuola, in fondo alla strada, sul marciapiede che aspettava l'autobus infagottata in un enorme giaccone e con una sciarpa rossa che le circondava il collo. Aveva un'espressione triste. Smisi di correre e mi avvicinai a lei sul marciapiede. Era pallida e aveva il naso arrossato dal freddo, anche io stavo congelando.

"Elle" la chiamai per attirare la sua attenzione. Lei guardava la strada e non si voltò minimamente verso di me.

"Vattene Peter" disse a denti stretti.

"Eloise, per favore" provai a dire ancora.

"Non ti voglio ascoltare" prese un respiro profondo mentre continuava ad evitare di guardarmi.

Feci un passo in più nella sua direzione. Adesso ero a pochi centimetri di distanza da lei. Volevo abbracciarla.

"Perdonami, io..." provai a scusarmi in un qualche modo, ma lei sembrò arrabbiarsi ancora di più.

"Oh per l'amore del cielo!" A quel punto si voltò verso di me scocciata. "Risparmia il fiato Peter Andrews!" Mi faceva male essere chiamato in quel modo, sembrava così crudele e distaccata. Anche io ero stato crudele con lei, illudendola ed illudendola ancora.

La verità è che volevo stare con lei più di ogni altra cosa al mondo, ma non potevo, non con il cancro, non con il mio essere un perfetto idiota con le ragazze, lei non si meritava uno che la trattasse come la trattavo io.

"Tu non hai idea di come mi hai fatta sentire" aveva la voce spezzata, doveva aver pianto. L'avevo fatta piangere.

"Smettiamola di prenderci in giro Peter, tra me e te è successo qualcosa in quella stanza e se tu non hai il coraggio di ammettere cosa è successo, non ti forzerò, ma tu allora devi lasciarmi stare. Non mi piacciono i giochetti e questa non è la prima volta che giochi con me, perciò basta Peter, io mollo" le sue parole erano calde e cariche di emozioni, sentiva tutto quello che diceva ed era scossa.

La stavo perdendo.

"So di essermi comportato male, ma non devi lasciare il gruppo per causa mia, abbiamo bisogno di te" provai a cercare un dialogo, ma non sapevo neanche che stavo dicendo.

"Hai sentito quello che ti ho detto?" Mi guardò torva.

Non capivo che intendesse.

"Okay, provo a semplificartela" fece un passo nella mia direzione e mi guardò dritta negli occhi. Le nostre facce erano di nuovo vicine. Era la prima volta che mi sentivo così vulnerabile sotto lo sguardo di una donna. In un attimo Eloise mi sembrò cresciuta di 10 anni, era severa e sicura di sé, non l'avevo mai vista così. "Che cosa provi per me Peter?"  Mi scrutava attendendo una risposta.

E cosa potevo dirle io? Potevo confessarle tutto? E poi? A che cosa sarebbe servito? Avevo il cancro, stavo morendo e tutto quello che provavo per lei non aveva alcun senso di esistere, l'avrei solo ferita di più.

Restai fermo a guardarla cercando di trovare una risposta decente alla sua domanda. Rimasi a guardare i suoi occhi, stanchi e arrabbiati con me.

"Elle..." la voce mi uscì spezzata a metà. Non sapevo che aggiungere.

Ho bisogno di te! Avrei voluto gridarle.

Ho bisogno di te.
Ho bisogno di te.
Ho bisogno di te.

Lei mi guardava in attesa di una risposta, aspettava che terminassi quella frase.

In quel momento arrivò il suo autobus e fui riportato alla realtà. La stavo perdendo.

"Ciao Peter" disse semplicemente lei. La sua voce non sembrava nemmeno sorpresa, si voltò per salire su quel mezzo che l'avrebbe portata via da me.

Rimasi immobile al freddo mentre la osservavo salire. Non sapevo che cosa dire. Non la salutai nemmeno. La guardai solo andarsene via.

"Ciao Elle" sussurrai appena le porte del mezzo si richiusero.

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