Eloise.
Mi sedetti al tavolo. Feci un respiro profondo e a testa alta iniziai a mangiare. Cercavo di non badare a chi mi stava osservando dai tavoli vicini. Sam mi sorrideva di sottecchi, Josh si comportava da Josh, Cristina sembrava non essersi neanche accorta della mia presenza e Thomas evitava di guardarmi. Mi sembrava che prima che arrivassi stesse parlando, ma da quando mi sedetti non aprì più bocca. Stava prendendo la faccenda del telefono seriamente a quanto pareva.
"È bello riaverti tra noi" mi sorrise Josh smorzando quel silenzio.
"Già... ho pensato che..." non sapevo cosa dire. Neanche io sapevo perché avevo deciso di dare ascolto a Sam e sedermi lì con loro. Mi aspettavo quasi che da un momento all'altro sarebbe arrivato Peter insieme a Jack, ma il primo era morto, il secondo al college e io ero assolutamente pazza.
Pazza a tal punto che avevo costretto un ragazzo ad ammutolirsi in mia presenza per non assistere a dei miei attacchi di isteria. Era tutto così strano e fuori dal comune.
Provai a mettere ordine ai miei pensieri, che in quel momento erano troppi e confusionari e mentre silenziosamente mangiavo il mio pasticcio appresi che: punto primo, la mia vita in tre mesi era completamente cambiata; punto secondo, rivolevo la vecchia me stessa, con Peter, i miei amici e tutto il resto, anche se solo per qualche istante. Non si dimostrava affatto facile, ma potevo ricominciare con il riprendermi i miei migliori amici.
Interruppi i discorsi di Josh e Sam sulla scaletta da suonare a casa di Cristina.
"Ragazzi" mi schiarii la voce. Sam si voltò a guardarmi e così Thomas. "Volevo scusarmi con voi... se questa estate non mi sono fatta viva... io... non sono stata molto a casa e..." tenevo gli occhi bassi, non riuscivo a reggere i loro sguardi.
"Lo sappiamo. Abbiamo sentito i tuoi. Victoria, ci ha detto che eri in clinica" rispose Josh "sta tranquilla. Non è stata un'estate facile per nessuno."
Sorrisi debolmente ripensando a quello che avevamo passato.
Con la coda dell'occhio notai che Thomas aveva abbassato lo sguardo anche lui. Sembrava a disagio. Probabilmente perché non sapeva di cosa stessi parlando. Era strano avercelo davanti agli occhi e non sentire la sua voce e la cascata di sangue che ne derivava.
Lo osservai mentre mangiava un panino colmo di quella che doveva essere salsa tartara. Immaginavo quale sarebbe potuta essere la sua voce se non l'avesse rubata a Peter. Sarebbe stata una voce dolce e melodica. Sarebbe stato un tenore e non più un basso. Avrebbe sicuramente scaldato il mio animo.
Non ero più distratta dalla sua voce rubata e mi concentrai solo su di lui, sul suo aspetto. Thomas era veramente bello. Una bellezza a dir poco rara: i suoi capelli rossi attiravano subito l'attenzione su quel suo volto dai tratti angelici. La sua pelle bianca cadaverica metteva in risaldo i suoi zigomi alti e perfettamente scolpiti, così come la sua mandibola. Aveva delle labbra sottili e rosee, tese in un arco di cupido perfettamente disegnato. Due piccole fossette perfette incorniciavano gli angoli della sua bocca in un sorrisetto sghembo e furbo, che sembrava star nascondendo qualcosa.
Ero incuriosita da lui e da quelle sue fossette e Thomas mi aveva servito su un piatto d'argento la possibilità di comunicare con lui lasciando perdere la sua rapina di voci.
Presi il telefono dalla mia borsa, cercai i nostri messaggi e digitai velocemente un nuovo sms.
'Ciao!' inviai.
Aveva lo smartphone poggiato sul tavolo e vibrò sotto i miei occhi. Si pulì con il dorso della mano dalla salsa tartara, ingoiò il boccone che stava masticando e prese in mano il telefono.
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...