1 anno prima.
Peter.Eravamo in ospedale da ore ormai ed io ero stanco. Avevano fatto tutto quel casino solo per una semplice emicrania. Stavo bene, ma nessuno voleva degnarsi di ascoltarmi. Volevo tornare a casa mia.
"Mamma guarda che sto bene!" Provai a dirle mentre eravamo seduti in sala d'attesa su delle poltroncine scomodissime aspettando le ennesime analisi che mi avevano fatto.
"Peter, sei svenuto. Smettila. Sono preoccupata, siamo tutti preoccupati" mia madre sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. Le tremava la mano e sapevo che era in astinenza da sigarette, avrebbe voluto andare fuori a fumare, ma sapevo che non avrebbe mai voluto lasciarmi da solo.
Roteai gli occhi al cielo e mi lasciai ricadere stufo sullo schienale della poltroncina.
Mi avevano fatto di tutto: analisi del sangue, analisi delle urine, raggi, TAC, RMN... Non sapevo neanche che cosa fosse l'RMN, sapevo solo che mi avevano fatto infilare in un tubo gigante e mi sembrava di essere in un film di Star Wars.
Avevo una flebo attaccata al braccio di non so che cosa e la sensazione di avere un ago in vena mi faceva rabbrividire, odiavo stare lì dentro, volevo andarmene. Tutto quel gran casino non era necessario, avevo avuto solo un calo di zuccheri... o qualcosa di simile.
"Che palle..." borbottai.
"Peter è per il tuo bene... sono solo degli esami. Ci accertiamo che sia tutto apposto e ce ne andiamo subito" Bill ci aveva accompagnati in ospedale, era seduto accanto a mia madre e le accarezzava una spalla per tranquillizzarla.
"Ma se siamo qui da più di..." stavo per ricominciare una nuova polemica, ma finalmente arrivò un medico a darci qualche informazione.
"Allora?" Balzai in piedi. Aspettavo che mi dicesse che poteva finalmente dimettermi e che mia madre era stata fin troppo apprensiva per avermi portato in ospedale per uno stupido mancamento.
"Andrews?" Mi chiese il dottore. La sua espressione era strana, un po' indecifrabile a dire il vero. Mi scrutava serio da dietro i suoi occhiali da vista appoggiati sulla punta del naso. Aveva aperto in mano un dossier pieno di fogli, immagini e non so cos'altro, dovevano essere le mie analisi.
"Presente" sorrisi. Non ero mai stato più felice di vedere un dottore in tutta la mia vita.
Si voltò a guardare mia madre e Bill.
"Voi siete i genitori?" Chiese a loro impassibile.
"Sì, io" mia madre si alzò in piedi con la voce tremante, era davvero preoccupata. Ma perché non si degna di capire che sto bene?
"Come va il mal di testa Peter?" Mi chiese poi il dottore scrutandomi ancora.
"Ne ho ancora, ci sono abituato, però non è un problema... mi riposo e poi passa" risposi sollevando le spalle.
"Mmm..." sospirò. Continuava a sfogliare il fascicolo senza fare particolari commenti. La cosa iniziava a farmi innervosire.
Perché non mi dice solo che posso andarmene a casa? Prendo due aspirine e sto bene.
"Signora Andrews, Peter" ci guardò entrambi.
"Potete venire nel mio ufficio, dobbiamo discutere di alcune cose" disse.
Che palle! Presi ad imprecare mentalmente. Non ne potevo più di stare in quell'ospedale.
Io. Sto. Bene. Nessuno mi ascoltava.
"Certamente" mia madre si mise la borsa a tracolla e si sfregò le mani lungo i fianchi. Era agitata. Non ne potevo più di vederla così in paranoia.
"Sono il dottor Jacobs, molto piacere" allungò la mano verso mia madre che gliela strinse intimorita... da cosa poi non lo so.
Jacobs si voltò e fece per presentarsi anche con me, io feci un cenno col capo diffidente.
A quel punto notai qualcosa che catturò la mia attenzione più di ogni altra cosa.
Abbassai gli occhi e attaccato lì, in bella vista sul taschino del camice del dottore c'era un piccolo cartellino blu e bianco: 'Dott. Jacobs. Oncologia.'
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...