Chapter 60

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Eloise.

Due ore, tre tisane e 17 vecchi brani dei Peter's machine riascoltati dopo, avevo la testa che mi esplodeva. Stavo mettendo via gli spartiti e spegnendo il computer.

"Vado a rimettere tutto in camera, torno subito" dissi a Thomas.

"Lascia, ti aiuto" si sporse verso di me per aiutarmi a portare su qualcosa. Anche prima si era offerto di aiutarmi e io lo avevo bruscamente scacciato. Non ero solita condividere i miei appunti con qualcuno che non fosse Peter e la cosa mi turbava parecchio.

Stavolta mi morsi la lingua prima di reagire impulsivamente come al solito e lo lasciai fare e prendere il computer.

"Fai strada" mi disse. Non era mai venuto in camera mia. Era la prima volta che lo lasciavo entrare in casa e per di più nella mia camera.

Attraversai il salotto e mi diressi verso le scale con Thomas che mi seguiva in silenzio.

Quel pomeriggio ero stata bene. Mi ero aperta con lui per quanto riguarda la mia musica, cosa che non facevo più tanto spesso con nessuno. Non mi ero del tutto lasciata andare, ma mi sentivo a mio agio con lui e tutto ciò mi faceva stare bene. La sua voce iniziava a non infastidirmi e anzi mi scaldava il cuore facendomi tornare a Peter. Mi sentivo avvolta nell'abbraccio caldo della sua voce e anche se questo mi provocava un certo dolore perché Peter non era più accanto a me, allo stesso tempo mi riempiva il cuore e mi faceva tornare a casa.

Salimmo in camera da letto silenziosamente e riuscii ad evitare che mia sorella ci sentisse in corridoio e ci seguisse per fare una sfilza di domande sul nostro lavoro insieme. Sarebbe stato molto imbarazzante altrimenti.

Entrai nella mia stanza e gettai gli spartiti sul letto, Thomas rimase in piedi sullo stipite aspettando che gli facessi un qualche cenno.

Mi avvicinai e gli presi il computer dalle mani evitando accuratamente di toccarlo e di guardarlo. Mi faceva un certo effetto il suo sguardo su di me.

"È una bella camera" mi disse per riempire quel silenzio.

Riuscì a strapparmi un sorriso, sembrava in imbarazzo a stare lì, eppure stranamente, dopo avergli mostrato la mia musica a me non faceva alcun effetto negativo averlo in camera. Mi sentivo a mio agio, come quando entrava mia sorella o mia madre. Non mi sentivo invasa nel mio spazio, ero serena.

"Puoi entrare eh..." gli dissi andandomi a sedere sul letto e infilando i fogli dei miei appunti nell'agenda che avevo lasciato sulle lenzuola.

"Che cos'è?" Mi chiese lui facendo un passo nella mia direzione.

Normalmente non avrei risposto a quella domanda e gli avrei detto di farsi gli affari suoi, ma quel giorno mi sentivo particolarmente amichevole nei suoi confronti: era una Giornata Buona.

"Era l'agenda di Peter" si trattava di un'agenda in pelle nera datata 2002, sulla quale Peter, anziché usare coma agenda e calendario, aveva iniziato a scriverci i suoi appunti e i testi delle sue canzoni. Molte pagine erano state strappate, probabilmente per eliminare qualche cosa che non gli piaceva o che so io... fatto sta che parecchi dei suoi pensieri erano intrappolati in quell'agenda. Era una delle cose più preziose che mi avesse lasciato.

Dentro quel quadernino in pelle c'era di tutto. Peter conservava ogni cosa: dagli scontrini del gelato, alle carte delle caramelle che mangiava, alle bustine dei preservativi che usava. Era una piccola finestra sulla sua vita.

"Non parli quasi mai di lui, a mala pena pronunci il suo nome" osservò Thomas.

"Già... posso parlarti di lui, ma non di quello che provo riguardo a ciò che è successo" dissi fredda. Non parlavo con nessuno dei miei sentimenti per Peter e non intendevo farlo.

"Com'era? Io l'ho potuto conoscere solo attraverso la sua musica" disse ancora. Voleva saperne di più su di lui e pensare a lui e sentire quella voce mi fece salire un groppo in gola. Evitai di guardare Thomas mentre stringevo al petto l'agenda.
Guardai la lampada di fronte a me e parlai glaciale.

"Peter era... un genio. La sua musica era geniale, la sua passione e la sua voglia di vivere erano qualcosa di incredibile e quando dico che lui sarebbe potuto diventare uno dei più grandi musicisti dei nostri tempi, non lo dico perché sono di parte... lo dico perché lui era davvero il migliore" col pollice stavo strofinando l'agenda ancora contro il mio petto. Quell'oggetto era ciò che di più vivo mi era rimasto di lui.

"E il suo carattere?" Mi chiese ancora.

"Ah era uno stronzo!" Dissi secca. Thomas si voltò a guardarmi stupito di quello che avevo appena detto, la sua espressione mi fece scoppiare a ridere e la mia risata lo mise in imbarazzo a giudicare dalla sua espressione.

"Ma come?" Tentennò mentre ridevo.

"Sì!" Affermai ancora tra le risate e Thomas fu divertito dalla mia reazione. Era la prima volta che ridevo così con lui.

"Davvero?" Chiese ancora.

"Te lo assicuro! Lo odiavo! Era un arrogante e vanitoso bravo solo a suonare!" Peter era davvero così. Credeva di essere il re del mondo, sapeva di essere bello e se ne approfittava. Aveva carisma... sapeva anche questo e si approfittava anche di ciò. Era il ragazzo perfetto, ammirato e desiderato, lo sapeva e usava la cosa a suo vantaggio. Chi lo conosceva bene sapeva che era uno vero antipatico per questo. Non mi sarebbe bastato un libro intero per descrivere tutte le volte in cui mi aveva deluso o trattato male con la sua terribile arroganza.

"Credi davvero che fosse così?" Chiese ulteriormente conferma e a quel punto ripresi un po' di serietà.

"No..." accavallai le gambe e poggiai l'agenda sulle mie ginocchia. Osservai quel libricino tra le mie mani come se fosse la cosa più preziosa al mondo.

"No, lui era molte cose. Era un universo di cose, un subbuglio di emozioni, sensazioni, impressioni, desideri, energie, vita" mi sentivo riempire il cuore ad ogni parola. Peter era pieno. Pieno di amore, di sogni, di desideri, di vita.

"Aveva un'anima bella" disse guardandomi dritta negli occhi "lo capisco da come ne parli" disse accennando ad un sorriso e arricciando un po' il naso.

Abbassai lo sguardo arrossita, pensare a Peter a volte mi rattristava, ma altre mi faceva pensare alla vita e alla gioia che emanava.

"Dalle sue canzoni... e da come ne parli tu... si sente che aveva un grande spirito" disse di nuovo.

"Già..." accarezzai col pollice l'agenda come se per un attimo potesse ridarmi il mio Peter, come se potessi toccarlo ancora.

"Mi chiedo se un giorno anche io come lui potrò essere in grado di esprimere così attraverso la musica quello che provo. Peter sembra essere così sicuro di sé, così pieno e realizzato... io a mala pena so che cosa voglio andare a fare al college, a mala pena so chi sono" bofonchiò Thomas.

Mi ritrovavo molto in quello che diceva. Un anno prima provavo le stesse identiche cose. Prima di conoscere Peter mi sentivo persa.

"Anche io ero così prima, non sapevo chi ero e cosa stessi facendo. È stato Peter ad insegnarmi tutto."

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