Chapter 77

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1 anno prima.
Eloise.

I miei genitori stavano per mettersi a tavola mentre io aspettavo con ansia che suonasse il campanello e che Jack venisse a prendermi.

Victoria invece aveva appuntamento con quel Lucas, o come si chiama. Anche lei stava aspettando sul divano che lui venisse a prenderla.

"Non ci credo nemmeno se lo vedo che hai un appuntamento con quello" disse Vic mentre messaggiava al telefono con chissà chi.

Le feci una smorfia.

"Lascia in pace tua sorella" mia mamma la rimproverò dalla cucina e Victoria alzò gli occhi al cielo.

"Allora? È vero? O ti sei inventata una balla?" Chiese.

"Non è una balla... non ti basta l'avremo vista suonare alla festa di Cris?" La punzecchiai.

Qualcuno suonò al campanello e lei si alzò per andare ad aprire.

"Lucas!" La sentii dire quando aprì la porta.

"Ciao Vic" disse lui e le diede un bacio sulla guancia.

"Lucas!" Mio padre passò dal salotto per raggiungere l'ingresso. Voleva conoscere il protagonista di tutte le conversazioni di mia sorella delle ultime settimane.

"Papà lui è Lucas" disse mia sorella.

Io mi alzai in piedi e intravidi la scena dal salotto. Ero curiosa di vederlo anche io. Era un tipo perfettamente ordinario, cappelli scuri, carnagione chiara, alto, carino, ma niente di che.

"Buonasera" una voce profonda e calda proveniente da fuori casa si fece sentire.

Era Jack. Mi avvicinai anche io all'ingresso di casa.

Anche mia mamma ci raggiunse: il nostro corridoio all'entrata era leggermente affollato e la cosa fece ridere Jack che mi guardava sull'uscita della porta.

"Tu devi essere Jack" disse poi mio padre.

"Sono io! Piacere di conoscerla signor Horton" Jack allungò una mano educatamente verso mio padre che la strinse con vigore.

"Ragazzi è un piacere conoscervi!" Disse mia madre e cinse la vita di mio padre che le mise un braccio attorno al collo.

"Anche per noi" disse Lucas.

"Ciao Eloise" mi guardò Jack. Io lo guardavo da vicino le scale per salire al piano di sopra. Era bellissimo, aveva una giacca di pelle sopra una canotta bianca e dei jeans neri e i ricci erano luminosi e perfetti, avrei voluto infilare le dita in ogni ricciolo. I suoi occhi erano glaciali come sempre.

Vidi mia sorella lanciarmi un'occhiata, ma era troppo felice di vedere Lucas per importarmene qualcosa di me e Jack.

"Beh mamma, noi ce ne andiamo" Victoria si infilò la giacca e uscì di casa prima che i miei potessero ribattere qualsiasi cosa sull'orario di rientro.

"Andiamo anche noi?" Mi Chiese Jack.

"Sì, andate o farete tardi!" Mia mamma ci guardò sorridendo mentre si stringeva a mio padre.

Presi la mia giacca e feci per infilarmela, ma Jack mi diede una mano a mettermela.

"A casa per le undici" mio padre riuscii a ricordare il coprifuoco almeno a me.

"Sì papà! Buonanotte" Bofonchiai.

"Divertitevi, buona serata" aggiunse lui.

Uscimmo di casa e mi richiusi la porta alle spalle. Jack mi guidò fino alla sua macchina grigia. Aprì la portiera del passeggero e mi lasciò entrare.

"Prego signorina" disse galantemente.

Arrossii contenta ed entrai in macchina.

Lui richiuse la portiera e fece il giro per sedersi al posto del conducente.

Entrò e accese il motore.

"Sei bellissima al proposito" disse e di schiarì un po' la voce. Evitava di guardarmi e se non avessi avuto Jack davanti a me avrei giurato di averlo visto arrossire.

"Grazie" dissi. Sicuramente quella rossa ero io adesso.

"Dove mi porti?" Tamburellai sulle gambe.

"Lo vedrai" disse e inserì la marcia per partire.

Jack mi portò in un ristorante italiano che stava vicino al molo. Credo che volesse fare colpo sapendo che mia mamma ha origini italiane. Fu una cena fantastica, ordinammo pane all'aglio, ravioli ai funghi, tiramisù. Mentre mangiavamo lui continuava a chiedermi della mia vita, della mia musica, del mio futuro. Sembrava interessato a tutto quello che facevo ed era una sensazione stranissima perché nessuno prima di allora si era mai interessato tanto alla mia vita.

Non ero mai stata piena di amici, avevo fatto qualche conoscenza alle medie e poi ci eravamo persi di vista con l'inizio del liceo. I Peter's machine erano stati i primi a mostrarsi veramente interessati a me. Erano i miei primi veri amici e Jack era... lui era eccezionale.

Mi offrì la cena ed una volta fuori dal locale corremmo di fretta verso la macchina. Stava per mettersi a piovere e faceva un gran freddo.

Le prime gocce stavano già iniziando a scendere quando chiudemmo le portiere dell'auto.

"Di che stavamo parlando?" Chiede Jack accendendo il riscaldamento.

Io mi strinsi le mani sotto le cosce nel tentativo di scaldarle.

"Non ricordo..." ammisi "ma vorrei che mi facessi ascoltare ancora qualche tua canzone."

"Agli ordini signorina" disse in tono giocoso.

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cellulare e iniziò a smanettare per connettere il bluetooth del telefono con la macchina.

Rimasi in silenzio a guardare le sue mani e le immaginavo muoversi agili sul pianoforte.

A cena mi aveva raccontato che studiava pianoforte fin da quando aveva quattro anni. Conosceva tutti i segreti di quello strumento, era una specie di prodigio, ma la musica che suonava in privato era molto diversa dall'indie-rock che facevamo coi Peter's. Ero curiosa di sentire altro.

Pochi minuti dopo iniziò una melodia. Era qualcosa di malinconico, romantico, era la colonna sonora perfetta di una serata perfetta.

"Breathe in, breathe out"  sussurrò Jack canticchiando il testo.

Inspirai ed espirai come diceva la canzone e guardai fuori dai finestrini. Ormai stava piovendo a dirotto.

"Sta pioven..."

"Eloise" stavo per dire un'ovvietà ma Jack mi interruppe. Mi voltai verso di lui, ma non feci in tempo a sbattere gli occhi che mi prese la testa fra le mani e mi stampò un bacio sulla bocca.

Il mio primo bacio.

La musica ci circondava e io venivo avvolta da quelle braccia forti e calde. Jack mi stringeva e non mi lasciava andare e io mi abbandonai completamente a lui e a quel bacio.

Le sue labbra avevano un sapore dolce e i suoi capelli sapevano leggermente di fumo, ma la cosa non mi dava fastidio. Era un profumo buonissimo e personale.

"Era tutta la sera che volevo farlo" mi sussurrò staccando le labbra dalle mie ma abbracciandomi ancora stretta.

Io sorrisi e sentii le mie guance divampare.

Gli misi una mano tra i capelli.

"Io morivo dalla voglia di toccarti i ricci" dissi per sdrammatizzare.

Lui rise e si lasciò accarezzare.

"Questo vuol dire che usciremo ancora?" Mi chiese.

Annuii e lui mi rubò un altro bacio prima di riportarmi a casa.

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