Thomas.
"Anche io ero così prima. Non sapevo chi ero e cosa stessi facendo. È stato Peter ad insegnarmi tutto" Eloise era ferita. Mi parlava assorta e malinconica accarezzando con il polpastrello dell'indice l'agenda di Peter che teneva appoggiata sulle sue ginocchia.
Sentivo l'irrefrenabile istinto di abbracciarla. Mi sembrava così piccola e... sola.
Non ne sapevo niente di quello che avevano passato. Nessuno mi aveva raccontato nulla e sì, ero curioso di sapere cosa fosse accaduto tra loro due, ma allo stesso tempo capivo che quello era un capitolo doloroso della vita di Eloise e non riusciva a lasciarselo alle spalle. E come biasimarla? Se Peter era davvero così come me lo descrivevano le sue parole e le parole di tutti gli altri e se il loro legame era davvero così forte come lo si leggeva negli occhi assorti e stanchi di Eloise, come avrebbe potuto semplicemente andare avanti?
Mi sentivo così ingenuo. Provavo un affetto sconfinato per lei, la desideravo, desideravo starle accanto il più possibile, volevo sostenerla in quella sua fragilità. Ma come potevo pensare di riuscire a sollevarla da quella caduta? Da quella perdita?
Tutto ciò mi rendeva solo molto triste e impotente.
"Beh... direi che è il caso che vada!" Dissi strofinandomi le mani sui jeans e alzandomi in piedi.
Mi voltai a guardarla. Era così bella...
Si alzò in piedi lasciando l'agenda sul letto e ricambiò il mio sguardo. I nostri corpi erano a pochi centimetri l'uno dall'altra e non riuscii a resistere all'impulso di accarezzare con il dorso della mano le sue guance pallide. Sussultò e arrossì subito, ma non si allontanò al mio tocco. La sua guancia era calda.
"Thomas?" Sussurrò.
"Mh?" Spostai la mano sul collo e poi sulla sua spalla, sfiorando il colletto della felpa che un tempo era stata di Peter.
"Grazie per oggi... e anche per tutto il resto" disse piegando un po' la testa. Sembrava quasi dispiaciuta, come se quei ringraziamenti contenessero anche delle scuse.
Il suo umore era così volubile che non seppi cosa risponderle e aggrottai la fronte confuso.
Si strinse nelle spalle e improvvisamente mi sembrò talmente piccola che sarebbe potuta sparire all'interno di quella felpa enorme.
Nuovamente non riuscii a controllare i miei impulsi e l'abbracciai. Mezzo secondo dopo stavo già aspettando che mi respingesse e invece, con mio grande stupore, ricambiò il gesto.
Il profumo dei suoi capelli mi colpì in pieno. Affondai la faccia in quelle ciocche luminose e mi lasciai inebriare da Eloise. Lei si rannicchiò contro il mio petto e sentii il calore del suo corpo contro il mio. Era come se cercasse protezione. Rimanemmo così abbracciati in silenzio per un tempo che sembrava infinito.
Questa ragazza mi stava letteralmente facendo diventare matto.
Le lasciai un bacio sulla testa e lei allentò la presa. Ci sorridemmo un po' imbarazzati.
Io sospirai e mi diressi verso la porta della sua stanza.
Scendemmo insieme le scale e incontrammo quella che immaginai fosse sua madre che stava entrando dalla porta d'ingresso.
"Mamma! Che ci fai qui?" Eloise domandò guardando la donna sorpresa.
"Ci abito" rispose sarcastica la donna appendendo il suo cappotto. "E questo giovanotto chi è?" Mi guardò poi sorridente.
"Ehm... lui è Thomas Clifford, è il nuovo cantante del gruppo" Eloise mi presentò a sua madre muovendo la mano nella mia direzione per indicarmi.
Scesi gli ultimi gradini e mi presentai allungandole la mano.
"Piacere signora Horton" dissi e lei afferrò la mia mano stringendola.
"Chiamami Bianca" rispose lei cordiale. Con la coda dell'occhio vidi l'espressione di Eloise, sembrava un po' a disagio all'idea di presentarmi a sua madre.
"Ti fermi a cena?" Mi chiese Bianca. Era una bellissima donna, Eloise aveva preso moltissimo da lei.
Guardai Eloise e la vidi letteralmente sbiancare a sentire la domanda di sua madre. Era ufficialmente a disagio, sicuramente avrebbe preferito che me ne andassi e che ci incontrassimo con tutto il resto del gruppo al Monster's dopo cena.
"Magari la prossima volta. Mia mamma vorrebbe che tornassi a casa stasera" le risposi e sentii Eloise tirare un sospiro di sollievo.
"Oh, d'accordo! Allora a presto Thomas, vado a preparare la cena" disse e se ne andò in cucina lasciando me ed Eloise da soli di nuovo.
Mi allungai verso l'appendiabiti per prendere la mia giacca.
"Ci vediamo al Monster's più tardi?" Le chiesi.
"Certo" tirò un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
"Sai, non mi aspettavo che sarebbe andata così bene questo pomeriggio di scrittura. La prima volta che mi trovai a suonare e scrivere con Peter combinò un casino e me ne andai via incavolata persa" sorrise e mi raccontò quel piccolo dettaglio dondolandosi sul corrimano di legno.
"Che cosa ti aveva fatto?" Le chiesi curioso mentre infilavo la giacca.
"Niente" distolse lo sguardo un po' assente, ma ancora con il sorriso in faccia. "È passato molto tempo, ma ero talmente arrabbiata che lasciai il gruppo" raccontò senza rispondere alla mia domanda. Rimasi scioccato.
"Lasciasti i Peter's machine?" La guardai a bocca aperta.
"Sì" disse con una risata triste. Avevo avuto modo di vedere Eloise arrabbiata, ma non avevo idea di cosa avrebbe potuto farle Peter perché lei si convincesse a mollare il gruppo.
"Ma poi sei tornata..." dedussi io.
"Adesso sono qui" mi guardò negli occhi e le sorrisi.
Adesso sei qui.
"Ci vediamo dopo" dissi aprendo la porta di casa sua.
"A dopo Thomas."
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...