Thomas.
Quel sabato pomeriggio era un po' fiacco. C'era freddo e mancava la voglia di fare qualsiasi cosa. I ragazzi avevano proposto di andare al Monster's dopo cena e probabilmente li avrei raggiunti, ma fino ad allora non sapevo come ammazzare il tempo.
Mi stavo annoiando parecchio, mi misi a suonare qualcosa, iniziai dieci serie tv differenti che mi stufarono una più dell'altra e provai anche a studiare Biologia -prima della fine dell'anno avrei bruciato quel libro.
Mi madre era a lavoro e Ryan era agli allenamenti di nuoto. In casa eravamo solo io e Scott e non potevo disturbarlo perché stava studiando. Lui e Ryan erano due secchie.
Finalmente dopo un po' di tempo venne a chiedermi se poteva ripetermi la sua presentazione di Storia e trovai un qualcosa da fare. Ci mettemmo a studiare in cucina aspettando che mia madre rientrasse da lavoro, quel giorno era in tribunale per un'udienza.
Stavamo ripassando la teoria quando ricevetti una telefonata inaspettata. Osservai lo schermo che si illuminava e vibrava e strizzai un paio di volte gli occhi incredulo. Era la prima volta che ricevevo una sua chiamata.
"Scott va' avanti un attimo da solo io devo rispondere" dissi prendendo il telefono. Mi alzai e me ne andai sul divano in salotto.
"Pronto?" Risposi subito. Ero preoccupato, forse mi stava chiamando per qualcosa di grave.
"Chi è?" Scott mi chiese dalla cucina come un impiccione.
"Fatti gli affari tuoi!" Lo zittii.
"Thomas?" disse la voce al telefono.
"Eloise..." il mio tono sembrò strano. Era strano per me ricevere una telefonata da lei. Avrebbe potuto mandarmi un messaggio, sapevo quanto odiasse sentirmi parlare più del dovuto.
"Ciao! Come stai?" Mi chiese. La sua voce era squillante, sembrava quasi contenta di sentirmi.
Eloise, contenta di sentire me? Illuso...
"Bene... Eloise, sono Thomas, hai per caso sbagliato numero?" Mi venne spontaneo chiedere.
Che idiota! Ma perché le ho chiesto una cosa simile? Adesso le sembrerà che non voglia sentirla.
"No... no, non ho sbagliato numero! Volevo chiederti una cosa in realtà" disse. La sua voce sembrava tesa come una corda di violino, era agitata per non so cosa.
"Dimmi tutto" ero agitato anche io. Cercavo di mascherarlo, ma non avevo idea di cosa aspettarmi.
"Mi chiedevo se stasera avessi impegni" rispose.
"Sì... ehm, andiamo al Monster's stasera, giusto?" Mi venne spontaneo dirle, avevamo quei programmi con il resto del gruppo, ma non capivo ancora perché mi stesse chiamando.
"Giusto..." sembrava se ne fosse dimenticata. Il suo tono di voce calò d'intensità come se fosse rimasta delusa per qualcosa... forse non voleva vedermi.
"Beh magari allora oggi pomeriggio potresti venire da me un paio d'ore prima di cena! Cioè... volevo farti ascoltare qualche mio pezzo e chiederti cosa ne pensassi e magari possiamo vedere di arrangiare qualcosa insieme" stavo sognando.
Sì, questo è decisamente un sogno. Eloise mi aveva davvero chiesto di andare da lei per scrivere insieme? Lei? A me? Sto sognando.
"Vorresti scrivere con me? Eloise, ti senti bene?" Provai a chiederle se fosse cosciente di quello che mi stava davvero chiedendo, visto che fino a qualche giorno prima il suo intento era quello di buttarmi fuori dalla band perché non voleva farmi suonare con quel pallone gonfiato di Jack.
"Vuoi venire a casa mia o no? Prima che cambi idea" ecco che il suo tono tornò ad essere quello scorbutico e scontroso di sempre. Sì, è decisamente cosciente.
"Sì! Sì, va benissimo!" le risposi.
"D'accordo, allora ci vediamo dopo?" Mi chiese.
"Sì, certo! A dopo" risposi e attaccai il telefono.
Quella era la conversazione più lunga che avessi fatto a voce con Eloise da quando la conoscevo. Ero sconvolto... e felice come una Pasqua, ovviamente.
"Chi era?" Mio fratello dal tavolo in cucina mi risvegliò dal mio stato di trance.
"Fatti gli affari tuoi" risposi e mi alzai dal divano per raggiungerlo "hai finito di ripassare?" Domandai.
Quella sera sarei andato a casa di Eloise Horton. Non ci potevo credere.
Continuai ad aiutare mio fratello coi compiti. Lui mi ripeteva la lezione di Storia e io provavo a rimanere concentrato, ma non riuscivo a smettere di pensare ad Eloise. Muovevo freneticamente un ginocchio sotto al tavolo e provavo a rimanere tranquillo giocherellando con la penna di Scott. Fissavo il mio orologio al polso in attesa che tornasse mia madre e che il tempo scorresse più in fretta. Volevo uscire di casa.
Eloise mi aveva chiesto di scrivere con lei. Aveva detto che voleva farmi sentire qualche suo pezzo. Lei. È una cosa assurda!
Mi chiedevo cosa le avesse fatto cambiare idea. Cosa l'avesse spinta a chiedermi un aiuto coi nuovi brani.
Qualcosa in lei stava cambiando.
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...