Chapter 49

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Eloise.

Mi sedetti di fronte all'epigrafe di Peter e mi misi a strappare qualche filo d'erba lì intorno. Il cielo era nuvoloso, però si stava ancora bene, non c'era troppo freddo.

"Tu cosa ne pensi di Jack?" Chiesi aspettando una qualche risposta da Peter.

Alzai lo sguardo e me lo ritrovai seduto sulla piccola lapide a qualche centimetro da me.

"Perché? Non era andato via?" Mi chiese.

"Sì, appunto... è tornato a quanto pare" borbottai poco convinta e abbassai lo sguardo sulle sue scarpe. Erano da ginnastica, sembravano nuove di zecca.

"Tornato?" Non capiva. Si alzò e si mise in piedi sull'epigrafe cercando di restare in equilibrio.

"Se cadi ti fai male" borbottai. Ero perfettamente consapevole del fatto che non fosse vero, ma mi piaceva pensare che potesse sentire ancora il dolore fisico e umano.

"Spiritosa" mi canzonò e fece un balzo atterrando accanto a me. Si sedette e incrociò le gambe di fronte a pochi centimetri da dov'ero seduta io.

"Allora? Che vuol dire che è tornato Jack?" Mi chiese guardandomi negli occhi. I suoi occhi non erano cambiati, erano ancora neri e profondi e mi ci perdevo ancora ogni volta. Quello sguardo non sarebbe mai potuto morire nella mia mente.

"È venuto alla festa di Cristina... dice che vuole rientrare nella band" spiegai scocciata. L'idea di ricominciare a suonare con Jack mi infastidiva parecchio.

"E tu fallo ritornare" Peter scrollò le spalle come se fosse la cosa più naturale del mondo. Stavo per rispondergli, ma sentii la tasca della mia giacca vibrare, avevo ricevuto un messaggio da parte di Thomas.

Mi chiedeva semplicemente come stessi. Lui era sempre gentile e premuroso con me, anche quando non era necessario. Mi faceva arrossire e non sapevo neanche spiegare il perché. Io ero burbera e scontrosa e mi chiedevo cosa avessi fatto per meritarmi tanta premura.

"Chi è?" Peter allungò il collo per sbirciare lo schermo del mio vecchio telefonino. Era curioso.

"È Thomas..." sussurrai con un accenno di sorriso. Risposi velocemente e misi via il cellulare tornando a guardare Peter.

"Ti piace?" Mi chiese lui con un sorrisetto sghembo sulla faccia.

"Cosa?!" La mia voce risuonò un po' troppo acuta "ma figuriamoci! Thomas... no, no, lui è solo un amico" tentennavo e balbettavo.

"Guarda che puoi dirmelo eh, io sono felice se ti piace, non mi dispiacerebbe vederti bene con qualcuno" disse e distolsi lo sguardo dal suo.

"Io stavo bene. Stavo bene con te" borbottai. Mi calò il mal umore. Peter mi mancava, non passava giorno che io non pensassi a lui, a com'era stare con lui, ad avercelo nella mia vita.

"Elle... non ricominciare. Sai che non è stato possibile" a lui annoiavano quei discorsi. Aveva passato mesi a sentirmi piagnucolare.

"Mi manchi" si era già formato il mio solito groppo in gola. Non avevo più la forza di piangere, ma la sensazione era sempre quella. Peter era la mia casa e se n'era andato.

"Senti... perché non ricominci a scrivere?" Propose cambiando argomento.

"Sì certo" borbottai ironica mettendo il broncio. Io non scrivevo più. Non ce la facevo, la mia musica aveva perso completamente di significato senza Peter.

"Perché no? Fatti aiutare da Thomas o al massimo Jack" propose ancora.

"Ma sei fuori?" Lo interruppi subito "è meglio che Thomas stia alla larga da Jack".

Non osavo immaginare cosa avrebbe pensato di noi se avesse saputo cosa avevamo combinato... e Jack era una mina vagante. Arrabbiato con me abbastanza da vendicarsi e spiattellare in faccia a mezza città quello che avevo fatto.

"Credi davvero che Jack possa parlare? E anche se fosse? Quale sarebbe il problema?" Mi guardava come se davvero non capisse il punto della situazione.

"Finirebbe per odiarci! Abbiamo fatto cose da imbecilli! Siamo malati! Jack aveva ragione!" Cercai di fargli capire la situazione, come se non fosse già abbastanza chiara.

Lui alzò gli occhi al cielo.

"Ma smettila Elle! Perché ti importa sempre così tanto di cosa pensa di te la gente? E poi è stato Jack a proporre il gioco... non è un santo nemmeno lui" disse, ma non capivo quale fosse il punto della situazione.

"Jack non ha fatto quello che ho fatto io."

"Oh finiscila, l'ho fatto anche io!" Sbottò. Si stava alterando.

"Sì... e guarda come sei finito" risposi a tono.

"Ero già condannato. Non è stato il gioco ad ammazzarmi, lo sai!"

Mi faceva raggelare il sangue nelle vene pensare alla sua morte. A com'era morto. A cosa mi aveva costretto a fare.

"Forse la vera morta sono io" sollevai lo sguardo e puntai i miei occhi nei suoi. Non era la prima volta che speravo di essere io al suo posto.

"Cambiamo argomento, ne abbiamo già parlato" era lui adesso che non riusciva a reggere i miei occhi. La mia morte faceva soffrire lui tanto quanto la sua faceva soffrire me.

"Scrivi di noi... scrivi di questo, di quello che stai sentendo adesso. Fatti aiutare da Jack: ti serve qualcuno alla tastiera e Jack è il migliore e quello che conosce meglio i ritmi del gruppo. Se proprio non te la senti, sbatti fuori dal gruppo Thomas e mettiti a cantare tu. Hai una bella voce e puoi farlo benissimo" si era arrabbiato. Lo avevo irritato mettendomi a parlare della mia morte. Peter era una delle persone più irascibili che avessi mai conosciuto.

Si alzò in piedi e senza guardarmi aggiunse "ecco come si dirige un gruppo musicale, si prendono anche queste decisioni... per il bene di tutti, impara."

Con quell'ultima frase mi lasciò di stucco, ma forse era davvero la cosa migliore per tutti.

***

Salve gente!

È un capitolo un po' strano, spero vi sia piaciuto. L'ho scritto dopo aver litigato con una persona molto importante per me, quindi sono in un mood molto strano e anche un po' tristino e non so cosa sia uscito fuori.

Buon pomeriggio a tutti.

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