Eloise.
Non risposi all'ultimo messaggio di Thomas. Era assurdo.
Io, cantare le canzoni di Peter? Ridicolo. Non sarei mai stata al suo livello, quelle erano le sue canzoni. Anche se le avevamo scritte insieme, dentro c'era la sua anima. Io non potevo profanarle in quel modo.
Non ne ero all'altezza, nessuno lo era.
Mancavano poche ore alla festa. Mio padre era rientrato da poco da lavoro, era nelle assicurazioni. Mia madre aveva preparato un tè e stavamo tutti in salotto: papà leggeva il giornale, mamma guardava il notiziario e mia sorella studiacchiava sul pavimento.
Sembravamo la perfetta famiglia americana. Più o meno in effetti, lo eravamo. I miei genitori si amavano, io e mia sorella andavamo abbastanza d'accordo nonostante qualche normale bisticcio e non litigavamo più di tanto con mamma e papà.
L'unico problema fino a qualche mese prima, ero stata solo io: ne avevo combinate di tutti i colori con i Peter's machine e ne avevo anche pagato le conseguenze. Avevo fatto impazzire mia madre che rischiava un esaurimento nervoso.
Le promisi che non avrei mai più suonato con loro, ma non ero riuscita a resistere: la musica mi aveva richiamato.
"Mamma?" La chiamai dalla mia poltrona vicino alla televisione. Stavo scarabocchiando su un quadernino qualcosa di ben poco definito.
"Mh?" Accennò incantata dalla televisione, era innamorata persa del conduttore del notiziario.
"Stasera vado ad una festa" dissi con nonchalance. L'interrogatorio sarebbe cominciato dopo pochi secondi.
"Con chi?" Sì voltò di scatto a guardarmi, come immaginavo. Anche mio padre chiuse il giornale e mi fissò in attesa di risposta.
"Suono coi Peter's" mi strinsi nelle spalle. Sapevo che dopo la mia bella estate rinchiusa in clinica non mi avrebbero impedito di uscire, perfino se i miei accompagnatori erano i Peter's machine.
"Alla festa di Cristina Johnson. Ci andiamo anche io e Lucas" disse mia sorella svogliata mentre sfogliava il suo libro di storia. Non mi aveva ancora mai chiesto del mio ritorno nella band, ma sapevo che sapeva. Tutta la scuola sapeva.
"Hai ricominciato a suonare in quel gruppo?" Mio padre mi guardava stizzito. Ero felice che Victoria non avesse fatto la spia con i nostri genitori e avesse aspettato che fossi io a dirglielo: rispettava il 'Codice morale non scritto tra sorelle'.
Mi strinsi ancora nelle spalle "credevo voleste anche voi che facessi vita sociale."
"Ma sei sicura, l'anno scorso..." mamma guardò papà cercando conferma. Mio padre sembrava contrariato dalla mia decisione.
"Ci sono anche io alla festa. Se succede qualcosa io e Lucas la riportiamo a casa" mia sorella mi appoggiò.
Normalmente una cosa del genere mi avrebbe fatta incavolare. Victoria era una grandissima snob che fingeva di odiare il liceo e frequentava i ragazzi del college solo perché si riteneva superiore rispetto a tutti gli altri. Odiava le stupide feste dei liceali che si ubriacavano e facevano sesso in piscina e andava esclusivamente ad incontri di letture di poesie in qualche pulcioso locale con super intellettuali che fumavano sigari cubani dandosi arie. Fingeva di voler venire a quella festa solo per me e che la festa in sé non le interessasse affatto. Ci veniva solo per proteggermi. Da cosa poi, non si sa. Faceva la compassionevole da quando ero uscita dalla clinica.
La verità? Victoria letteralmente impazziva per la mia musica e per quella di Peter. Voleva vederci suonare e veniva a casa di Cristina solo per noi. In fondo eravamo il gruppo più famoso di Portland.
Sapevo anche che aveva avuto una cotta per Peter e a volte credevo che ce l'avesse con me perché io ero riuscita a conquistarlo... se così si può dire.
Appunto, solitamente avrei odiato il suo essere protettiva per finta, nei miei confronti, ma quel giorno mi faceva comodo per farmi dare il permesso dai miei genitori di andare a quella festa.
Mio padre alzò gli occhi al cielo, il che voleva dire: 'ti lascio andare alla festa perché c'è anche tua sorella più grande, ma spero che quello che è successo l'anno scorso ti sia servito da lezione'. Mio padre non era molto loquace, ma si faceva capire a modo suo.
Mia madre si lasciò sfuggire un leggero sorriso. Sapevo che era contenta del fatto che avessi ricominciato a vedere i miei amici anche se a causa loro ero stata ricoverata. Per di più adesso non eravamo proprio amici, suonavamo solo insieme. Non sapevo se saremmo mai tornati ad essere quelli di una volta.
Finii di bere il mio tè e poi salii al piano di sopra per farmi una doccia. Mia madre chiese se io e Victoria saremmo rimaste per cena, rispondemmo di no.
Finita la doccia tornai in camera mia, aprii l'armadio e iniziai a sbizzarrirmi con gli abbinamenti. Mi sembravano passati appena due giorni dall'ultimo concerto e ancora meno dalla mia prima serata coi Peter's quando Cristina mi insegnò a truccarmi. Ero un'imbranata all'epoca.
"Vicky!" Urlai per chiamare mia sorella.
"Eh?" Mi rispose dal bagno. Era entrata in doccia subito dopo di me.
"Dove hai messo la mia cinta? Te l'avevo prestata la settimana scorsa!" Gridai. Odiavo quando non mi restituiva la roba che le prestavo.
"La voglio mettere anche stasera!" Piagnucolò "mettiti il vestito bianco!"
Il vestito bianco. Il vestito bianco. Il vestito bianco. Non l'avevo più indossato da quella sera. Era una sorta di mio piccolo cimelio. Usato quella volta e poi mai più, rimasto nell'armadio per tre lunghissimi mesi. Non era nulla di particolare, era un vestitino casual di lanetta, con una gonna ampia e morbida che mi arrivava poco sopra il ginocchio e un bello scollo a barca. Mia sorella diceva che mi metteva in risalto le tette e che sicuramente era il vestito migliore che avevo perché potevo abbinarlo con tutto, il che era vero.
Tirai fuori i miei stivaletti di pelle che indossavo esclusivamente quando suonavo; ravvivai i capelli con della schiuma e mi truccai. Misi anche una collana che avevo fregato a mia sorella per vendicarmi della cintura.
Verso le sette arrivò Lucas a prendere mia sorella. Mi chiese se volevo un passaggio ma rifiutai, preferivo andare alla festa da sola e con la mia auto.
Finii di truccarmi e misi anche un rossetto rosso che raramente usavo, ma che tutti mi dicevano che mi donasse. Sapevo che mi stava bene. Sapevo di piacere. Sapevo che i maschi mi sbavavano dietro. Sapevo che io ero uno dei motivi per cui tanti ragazzi ci venivano a sentire suonare. Io piacevo. Ero sexy. Lo sapevo. Vedevo l'ascendente che avevo sulla gente.
Ero una ragazza normale, non da copertina o con delle tette mozzafiato. Avevo la cellulite e i brufoli come una qualsiasi adolescente, ma avevo imparato ad atteggiarmi.
Potevo rimproverare tante cose ai Peter's machine, ma mi avevano insegnato ad attrarre le persone. Sapevo come ammaliarle, attirarle a me, farle mie e questo grazie al mio fascino. Ero bella, nonostante i miei numerosi difetti e Peter mi aveva insegnato ad usare la cosa a mio vantaggio, finché non li conquistai tutti, perfino lui. Perfino Peter.
***
Quale sarà la famosa sera in cui Eloise ha indossato la prima ed ultima volta il vestito bianco? Eheheheh
#staytuned
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...