Eloise.
Non so come, ma qualcosa tra me e Thomas cambiò. Si era fatto breccia tra le macerie del mio cuore spezzato.
Non gli avevo ancora raccontato tutto, ma stare con lui mi faceva bene. Se non lo vedevo lo cercavo, se mancava a scuola gli scrivevo per sapere dove fosse, studiavamo assieme, scrivevamo assieme, suonavamo assieme. Parlavamo. La sua voce, da essere insopportabile, pian piano era diventata una necessità. Il suo timbro mi scaldava e mi accoglieva ogni volta che pronunciava il mio nome: Eloise.
Mi aveva consolata quando Jack gli aveva sbattuto in faccia quello che avevo fatto. Non mi aveva voltato le spalle. Mi era stato accanto e mi aveva conquistato con la sua dolcezza e la sua comprensione.
Era sabato e come sempre andai al cimitero da Peter. Faceva freddo e optai per una passeggiata tra le lapidi per tenermi al caldo stando in movimento.
Peter mi camminava affianco. Aveva addosso solo una maglietta. Lui poteva permetterselo. Un morto non poteva morire di freddo.
"Questa ha una foto oscena!" Indicò la fotografia che stava sulla lapide di una signora.
"Peter!" Lo rimproverai.
"Che c'è?! È vero!" Borbottò lui in risposta e riprese a camminare accanto a me.
Continuammo a parlare del più e del meno. Gli raccontai delle selezioni per la gara tra band. La prima fase della gara di avvicinava e noi eravamo carichi. Peter sarebbe stato fiero di noi. Gli feci ascoltare anche i nuovi pezzi: era entusiasta e mi diede qualche consiglio su degli arrangiamenti che non mi convincevano.
Gli raccontai anche del ballo d'inverno che ci sarebbe stato a breve e a cui avremmo suonato per metà serata. Gli mostrai la scaletta con inclusi i nuovi brani e mi lamentai per Jack che insisteva per me togliere due canzoni che secondo lui non erano adatte.
"Come sta Thomas?" Chiese di colpo cogliendomi di sorpresa.
"Perché lo chiedi?"
Lui sollevò le spalle e non rispose.
"Sta bene... sai, siamo diventati amici" quell'ultima parola risuonò male nella mia bocca e lui se ne accorse.
"E a te sta bene o vorresti qualcosa di più?" Indagò.
"Tipo cosa?" Chiesi dubbiosa. Io non volevo altro... a me mancava Peter. Calciai un sassolino del terreno.
"Oh ma piantala!" Si irritò lui e mi tagliò la strada obbligandomi a guardarlo negli occhi.
Mi guardò con strafottenza e quella sua faccia da schiaffi. Si passò una mano tra i capelli scompigliati. Era bellissimo.
Mi persi nel dettaglio dei suoi occhi neri e profondi: era un ricordo lontano.
"Vuoi dirmi che non hai mai pensato a lui che ti fa le cose che ti facevo io?" mi guardò malizioso e si passò l'indice sulle labbra carnose.
Al pensiero di Thomas nel mio letto un brivido mi percorse la schiena.
"Stronzo" borbottai e provai l'istinto di spintonarlo.
"Ti piace" sentenziò.
"Eri tu a farmi sentire così, non lui" precisai cercando di non pensare a Thomas.
"Lo so che ti eccitavo, Eloise" disse spavaldo per prendermi in giro. Arrossii e tirai un sassolino nella sua direzione per colpirlo.
Lui sorrise e schivò il colpo.
"Per la cronaca, anche tu mi hai sempre eccitato" puntualizzò e cercò il mio sguardo, io lo evitai per non arrossire di più.
"Baratterei un'intera vita all'inferno per fare l'amore ancora una volta con te" disse con un pizzico di rammarico nella voce.
Per un attimo ripensai alle sue mani su di me. Sembrava passata un'infinità da quella notte a Las Vegas.
"Dovresti invitare Thomas al ballo" mi incalzò cambiando discorso.
"Perché?" Chiesi acida.
"Oh ma dai! Possiamo smetterla di prenderci in giro? Ti conosco. Dimmi perché non vuoi dare una possibilità a quel ragazzo" si adirò.
"Perché se poi va male non voglio perdere anche lui. Sono sola, Peter" sbottai.
"Elle, stavo morendo. Anzi ero già morto. Thomas è vivo e tu devi stare coi vivi" mi stava supplicando di aprire il mio cuore a qualcun altro e forse aveva ragione. Forse dovevo semplicemente lasciarlo andare.
Scossi la testa e abbassai lo sguardo.
"Invitalo al ballo" disse di colpo.
"Tu sei pazzo" borbottai camminando.
"Invitalo al ballo, Eloise" il suo tono divenne autoritario.
"Peter, ma che stai dicendo?" Lo guardai.
"Vivi. Okay?" Mi osservava glaciale. "Hai già perso troppo tempo a rincorrere la mia morte. Quello stupido gioco non era vita. Ci siamo illusi che fare quelle esperienze ci avrebbe fatto vivere di più."
Ripensai alle mie azioni, a quello che avevo combinato e mi trattenni dall'urlare. Volevo smetterla di avere nella testa quei ricordi.
"Ci ha fatto solo ammalare: me, te e tutti gli altri. Ci ha drogati, eravamo euforici e non ci siamo resi conto che ci stava conducendo alla morte. Non fare il mio stesso errore. Vivi" sentenziò non staccando gli occhi dai miei.
"Invita quel ragazzo al ballo" sussurrò. La sua voce sembrava quasi un lamento, una preghiera. Mi stava pregando di andare avanti con la mia vita. Forse ero io che stavo pregando me stessa di mettere un punto alla mia storia con Peter.
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Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...