1 anno prima.
Eloise.Stavo tornando a casa in bus ripensando alla mia conversazione con Jack. Erano settimane che non parlavamo davvero io e lui e mi ero dimenticata quanto effettivamente mi piacesse. Con me era gentile, interessato, gli piacevo e soprattutto non aveva continui sbalzi d'umore, sapeva quello che voleva. Più di tutto ero felice di essermi scusata con lui.
Stavo pensando a lui seduta sul sedile e aspettando la mia fermata quando ricevetti una telefonata proprio da lui.
"Jack!" Risposi.
"Eloise!" Disse lui all'altro capo del telefono "non ti ho più vista a scuola... volevo parlarti ancora."
"Sì... ehm, sono salita sul primo autobus, fa un freddo cane e volevo arrivare a casa il più presto possibile" dissi e d'istinto mi strinsi nel cappotto di jeans. L'inverno a Portland si faceva sentire più freddo che mai.
"Volevo chiederti cosa facessi stasera... è sabato sera e se non ricordo male abbiamo ancora un'uscita in sospeso" disse e il mio cuore fece una capriola. Ero contenta di non avercelo davanti perché sentivo le mie guance avvampare.
"So...sono libera" tentennai e mi massacrai un labbro coi denti.
"Allora passo da te alle otto" aggiunse.
"Io ho... ho il coprifuoco alle undici" dissi, non volevo far arrabbiare i miei al mio primo appuntamento con un ragazzo.
Solo il pensiero di avere un primo vero appuntamento con un ragazzo a cui piacevo e che mi piaceva e soprattutto diverso da Peter mi rendeva euforica.
"Farò il bravo, promesso. Ci vediamo dopo" disse.
"A dopo" dissi io e riattaccai.
Nel frattempo l'autobus era arrivato alla mia fermata. Scesi e mi incamminai verso casa.
Per un attimo, mentre camminavo nel freddo di dicembre mi misi a pensare a Peter. Erano settimane che non lo vedevo e mi dispiaceva non sapere cosa gli stesse succedendo. Ero davvero preoccupata per lui, ma allo stesso tempo mi resi conto che non vederlo per così tanto tempo mi aveva fatto bene. Sentivo di potermi godere il mio appuntamento con Jack senza pensare a Peter e mi resi conto che forse ero anche pronta a rivederlo senza essere vittima dei suoi sbalzi d'umore costanti.
Non mi avrebbe fatto più stare male e poteva essere un amico e un amico e basta. Ora mi era chiaro nella testa e questo gli impediva di infilarsi nei miei pensieri, di illudermi e di ferirmi.
Sarei sicuramente andata a trovarlo con gli altri, mi importava di lui e volevo sapere come stesse, ma niente di più. Sentivo la mia mente più sana, più matura.
Volevo solo godermi il mio appuntamento con Jack.
Arrivai a casa e aprii la porta.
"Mamma! Papà!" Gettai lo zaino e il cappotto in ingresso e li raggiunsi in cucina. Sentivo dei rumori, dovevano essere rientrati anche loro.
Trovai mia madre intenta a disfare le borse della spesa e mio padre che controllava che avesse preso la sua marca di salame preferita.
"Mamma, stasera posso cenare fuori?" Dissi con un sorriso a 32 denti. Jack mi aveva completamente risollevato l'umore.
"Cenare fuori? Con chi?" Mio padre mi guardò scioccato.
"Ho un appuntamento" dissi fiera e mia madre sorrise. Era felice di sapere che stavo iniziando a farmi degli amici.
"Bianca, nostra figlia ha detto che ha un appuntamento" mio padre la guardò scioccato.
"Eh ho capito, va bene tesoro, è sabato sera, con chi esci?" Mi chiese mentre metteva il latte in frigorifero.
"Si chiama Jack" dissi arrossendo.
"Bianca, nostra figlia ha un appuntamento con uno che si chiama Jack" ripeté mio padre.
"Papà, il tuo umorismo è decisamente grottesco" lo rimproverai.
"E quanti anni avrebbe questo Jack?" Mi chiese ignorando il mio commento.
"Diciotto" dissi a bassa voce. Speravo che quei due anni di differenza non fossero un problema, ma contavo sull'appoggio di mia mamma.
"Cosa?! Eloise!" Mio padre diventò rosso come un peperone e iniziai a preoccuparmi. Forse non sarebbe stato così semplice convincerli.
"Ma papà, tu e la mamma avete 5 anni di differenza!" Brontolai.
"Io e tua madre siamo adulti" disse severo.
"Oh piantala caro, lasciala stare, sono solo ragazzi! Ti viene a prendere a casa? Lo sa che hai il coprifuoco?" Mia madre era più accondiscendente.
"Sì, lo sa" mi sedetti sulla sedia del tavolo della cucina.
"Fa parte di quel gruppetto di amici con cui ti vedi spesso in questo periodo, vero?" Mi chiese. Effettivamente era da un po' che io e la mamma non parlavamo, avevamo sempre avuto un buon rapporto fin da quando ero piccola, ma nell'ultimo periodo ero così presa dalla mia vita che non le avevo più raccontato nulla.
"Sì, ehm... siamo un gruppo musicale, abbiamo una band, mi diverto molto a suonare con loro" spiegai cercando un frutto tra le varie buste che mia madre stava svuotando.
Trovai una banana da sbucciare.
"Un gruppo musicale! Davvero? Allora stai davvero imparando a suonare bene quella chitarra!" Mia madre mi guardò felice.
"Sai Eloise, anche tuo padre era in una band da giovane!" Mio padre si mise le mani sui fianchi fiero di sé e schioccò la lingua per fare il figo. Disgustoso.
"Ah sì?" Mia madre batté le mani sul tavolo e lo guardò alzando un sopracciglio "e cosa suonavi? Il tamburello?"
"No beh, io cantavo sì, e poi c'era... la batteria, il basso, la... la chitarra e poi..." iniziò a balbettare e sparare nomi di strumenti a caso facendomi ridere mentre sbucciavo la mia banana.
"Oh per l'amor del cielo, piantala di dire sciocchezze!" Mia madre lo ridendo di lui.
"Sì papà, dacci un taglio" dissi con la bocca piena dopo aver addentato la banana. Poi mi alzai e li lasciai da soli in cucina per andarmi a preparare.
STAI LEGGENDO
Obbligo o Verità?
RomanceABSTRACT Sognava il successo, i concerti negli stadi, gli applausi, i dischi di platino e le premiazioni ai Grammy. Peter sognava la musica, e lo faceva in grande. Niente di ciò fu mai realizzato e il suo ricordo visse solo nella mente dei component...