Capitolo 1

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L'hanno trovata di mattina presto, verso le cinque. Sembrava che dormisse, se non fosse che s'era sfracellata il cranio sugli scogli.
《Perché proprio qui?》mi chiede Antonio, uno dei primi ad accorrere sul posto.
Infatti la spiaggia di Ostia è un luogo insolito dove morire, per noi che il mare l'avevamo lontanissimo.
《Non lo so》ho a malapena la forza di rispondere.
Intanto la sentenza è stata emessa: suicidio.
Presto i giornalisti e la televisione invaderanno il Quartiere in cui siamo nati e cresciuti, vorranno sapere vita, morte e miracoli di lei, della sua famiglia e della nostra; verranno spiati dalle finestre, dai balconi e dalle terrazze; verranno insultati, picchiati - i ficcanaso non sono graditi nel Quartiere - ma alla fine avranno ottenuto quello che volevano, ossia riempire i quotidiani e i telegiornali con le turbe psichiche di Laura.
《Lei è la sorella?》mi chiede il commissario Fortis, che segue le indagini. È un uomo sulla quarantina, di aspetto gradevole nonostante la levataccia - Laura era convinta anche adesso che il mondo girasse intorno a lei, che tutti i commissari di Roma e dintorni facessero levatacce per trovarla morta.
《Sì, sono io. Mi chiamo Valeria Martini》rispondo, le parole che mi escono a fatica.
《Lei ha idea del perché la signora Laura abbia voluto suicidarsi?》continua lui.
Ovvio che ce l'ho. Aveva trentasette anni e non era riuscita ad ottenere niente di ciò che desiderava davvero: voleva viaggiare, conoscere il mondo, sedere ai circoli intellettuali dove si sarebbe distinta per la sua brillante intelligenza.
E invece se ne stava lì, riversa sulla sabbia, il sangue che era schizzato dappertutto, i pezzi di cervello sparpagliati sugli scogli.
Quanto spreco. Un cervello come il suo doveva essere coltivato, non sepolto come era stato in realtà.
《Voleva far parlare di sé. Una morte tranquilla non avrebbe fatto per lei. L'avrebbe considerata banale》a parlare è Antonio, che, vedendomi turbata, ha sentito il dovere di rispondere al posto mio.
《Lei è un parente?》insiste Fortis.
No, Antonio è molto di più. È la sua metà, il suo pezzo combaciante, anche se da tempo ha imparato a funzionare da solo.
《Un amico》risponde l'interessato.
Erano un tutt'uno, e adesso lui, senza più lei, è solo mezzo.

                                 ***

Nel frattempo era arrivato anche Giovanni: ancora non credeva a quello che era successo, finché non vide il cadavere di sua moglie.
E allora la dolorosa apatia che l'aveva avvolto fino a quel momento lasciò il posto a una selvaggia disperazione: si gettò sul corpo inerme di Laura davanti a tutti e gridò con tutta la forza che aveva in corpo, piangendo e singhiozzando e sperando che fosse uno scherzo, che lei si svegliasse e ridesse, prendendosi gioco di noi.
《Perché l'hai fatto? Perché?》le chiedeva con urla strazianti.
Subito mi avvicinai, gli dissi dolcemente che se ne doveva andare, che doveva far svolgere a quelli della Scientifica il loro lavoro, che l'avrebbero portata all'obitorio.
Poco più in là, il commissario Fortis parlava con Antonio.
《Sono tanti anni che svolgo questo lavoro, ma non mi abituerò mai alla sofferenza delle persone》ammise.
《È uno strano concetto, il suicidio, le confesserò. A una simile soluzione ci arrivano tutti, ricchi e poveri, laureati e ignoranti. Ma sono i motivi a fare la differenza. Per la gente che ho conosciuto io, quella dei piani alti, è una via d'uscita per sfuggire alla noia dei salotti bene, dove gli scandali sono di casa; per quei poveri disgraziati come Laura, invece, che crescono in affollate palazzine di dieci piani e si spaccano la schiena ogni giorno, con la prospettiva che niente cambierà nelle loro vite, mi creda, restare nel Quartiere è una più che buona ragione per suicidarsi alle cinque del mattino sulla spiaggia di Ostia》rispose Antonio.

                                 ***

Poco distante da loro, ho sentito tutto: è un brav'uomo il commissario Fortis, così sensibile al dolore delle persone, sia che si manifesti come lo strazio inconsolabile di Giovanni, sia che si camuffi dietro il duro cinismo di Antonio.
Vuole trovare la verità, ma sono convinta che la saprà sempre e solo Laura stessa, è il segreto che si porterà nella tomba.
Se potesse rispondermi, le chiederei perché si è spinta fino al suicidio, lei che aveva tutto, due figli, un marito che l'adorava, due attività fiorenti e un estro prodigioso.
Certamente mi direbbe che una vita da cartolina non ha valore, se la vivi in un posto come il Quartiere che ti ha rubato e ucciso tutti i sogni, uno per uno.
Le chiederei inoltre a cosa e a chi avrà pensato l'attimo prima di gettarsi nel vuoto: forse a Giovanni e ai ragazzi, che si sarebbero svegliati senza più una moglie e una madre; o forse ad Antonio e alla vita d'amore e di cultura che avrebbero potuto trascorrere insieme.
Ma non saprò mai la verità, e non perché non potrà più dirmela, ma perché risponderebbe come rispondeva a tutte le domande che non le piacevano, con una bella bugia, ma talmente studiata e articolata da farla sembrare vera; e io, per non insistere troppo, le crederei.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora