Capitolo 31

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Dall'età prescolare fino ai dodici anni, noi ragazze del Quartiere non ci siamo mai fatte problemi a stare in mezzo ai maschi: da bambino si sanno meno cose, ma paradossalmente si fanno meno cazzate che da adulti.
Da noi si deve sopravvivere, e per questo crescevamo per strada, come i nostri uomini.
Ma a partire da quando cominciavamo a sviluppare le forme e ad avere i primi cicli, le nostre madri iniziarono a preoccuparsi, a dirci che dovevamo stare meno fuori e più dentro casa, e che dovevamo fare attenzione, soprattutto ai ragazzi.
La parola "promiscuità" si conficcò prepotente nelle nostre teste, suonando come qualcosa di proibito ma proprio per questo allettante.
Il sesso, nel Quartiere, lo abbiamo sperimentato tutti nell'arco dell'adolescenza, non associandolo necessariamente all'amore.
Non davamo molto peso alle conseguenze delle nostre azioni, ma dovemmo imparare a farci i conti.

                                 ***

Da qualche tempo Sara era strana: non veniva più tanto spesso in cortile a chiacchierare con noi nel pomeriggio e le rare volte che scendeva aveva sempre una brutta cera. Lei minimizzava, diceva di aver preso un brutto virus intestinale, ma non ce la bevemmo: le nausee e i capogiri erano il chiaro segnale di un grande casino, e per avere conferme, una mattina di luglio l'affrontammo.
《Sono incinta》ammise, messa con le spalle al muro.
《Cazzo! Perché non me lo hai detto subito?》inveì sua sorella Livia.
《Non mi saresti stata a sentire, stai sempre con Antonio...》rispose Sara.
《Non è di Giovanni, vero?》intervenne Laura.
《No, ci siamo lasciati da un sacco》fece la Di Stefano.
《E allora chi è il padre?》le chiesi.
《Italo》confessò lei.
Rimanemmo tutte di sasso. Non era un segreto che Sara pendesse per il giovane Bianchi, ma non immaginavamo che dall'oggi al domani ci fosse andata a letto; in fondo lui era interessato a mia sorella.
《Che porco!》sbottò quest'ultima, capendo senza sforzo perché, tra tutte le ragazze di cui Italo poteva approfittarsi, avesse scelto proprio la sua migliore amica.
《Di quanti mesi è?》chiese Anna.
《Due, credo》rispose Sara.
《Dobbiamo trovare una soluzione rapida e indolore al più presto, altrimenti papà ti scuoia viva, e tu lo sai che lo farà...》le ricordò Livia.
《Ma io non voglio abortire! È il mio bambino, e io voglio tenerlo. E poi magari Italo tornerà sui suoi passi e si prenderà cura di noi...》argomentò la ragazza. Nonostante fosse noto a tutti lo scarso tatto di Italo, lei credeva fermamente che fosse il suo principe azzurro.
Ma mia sorella non era dello stesso avviso.
《Devi tenerlo lontano da Italo. Vuoi che lo faccia diventare uno spacciatore, come lui?》ribattè infatti.
《Ma sarebbe suo figlio, non crederai mica che...》cominciò Sara.
《Italo non ha esitato a mandare in carcere Manuel, figuriamoci se terrebbe suo figlio lontano dallo spaccio!》la interruppe Laura. 《Piuttosto, bisogna pensare ad un piano. Voi avete degli zii a Londra, vero?》domando poi alle sorelle Di Stefano.
《Sì, hanno un pub e vengono ogni tanto...》rispose Livia.
《Ok, allora dite ai vostri genitori che Sara ha ricevuto un invito a Londra per imparare l'inglese e fare un po' di esperienza all'estero, e aggiungi che tua zia è rimasta incinta e ti ha chiesto di aiutarla. Non credo che verificheranno che sia vero, visto quanto costano le telefonate internazionali》propose mia sorella.
《Quindi devo stare a Londra finché non partorisco?》chiese Sara.
《No, restaci un anno. Se torni dopo nove mesi capiranno tutti la verità, e l'intero Quartiere comincerà a spettegolare. Vuoi questo?》replicò l'una.
《No, no... Sono sicura che crescerà al sicuro, coi miei zii》affermò l'altra.
《Non dovrà chiamarsi Di Stefano, per nessun motivo. Dovrà portare il cognome di tuo zio》sottolineò la prima.
《Righi, fa di cognome Righi. Farò come dici》promise la seconda.
《Dobbiamo solo sperare che ci credano》incrociò le dita Livia.
《Sarebbe terribile se si scoprisse tutto》aggiunse Anna.
《Senza contare che Italo farebbe di tutto per portartelo via. O portartela, se sarà una femmina》commentai.
《Non succederà. Sono sicura che filerà tutto liscio...》concluse mia sorella.
Pregai che avesse ragione.

                                  ***

Per fortuna andò tutto come aveva previsto Laura: il signor Calogero e sua moglie Rosalia non indagarono troppo per paura di spendere una fortuna di bolletta telefonica, e Sara poté partire tranquilla.
L'accompagnammo in aeroporto tutte insieme, io, Laura, Livia e Anna.
Ci abbracciò una ad una, e ci promise di portarci una foto del bambino o della bambina.
《Andrà tutto bene...》la rassicurò mia sorella.
《Sai, ho pensato al nome. Vorrei chiamarlo Augusto, se fosse maschio. E se fosse femmina Elena》disse Sara.
《Sono entrambi nomi bellissimi》sorrise Laura, ma in realtà dentro di sé scoppiava di sensi di colpa e rabbia: Italo le stava facendo la guerra da due anni, e per farla cedere non esitava a mettere in mezzo altre persone che non c'entravano niente.
Durante il viaggio ci ordinò di non dire niente ai nostri rispettivi fidanzati, così come lei non avrebbe confidato nulla a Manuel; se avessimo commesso l'errore di raccontare la verità a qualcuno, il piano sarebbe saltato.

                                  ***

La partenza di Sara ci fece riflettere, cominciammo a chiederci perché a metà del 1997, alle soglie del Terzo Millennio, una ragazza che rimaneva incinta di uno sconosciuto o comunque di qualcuno che non era il suo fidanzato, fosse costretta a fingere di andare a Londra per imparare l'inglese - lei che a malapena sapeva esprimersi in italiano - per non finire vittima dei pettegolezzi e dei pregiudizi della gente.
La morte di lady Diana Spencer in un incidente stradale a Parigi, la notte del 31 agosto, ci ricordò un altro decesso avvenuto due anni prima, quello di Mia Martini, morta suicida per sfuggire all'assurda fama di iettatrice che le avevano appiccicato addosso, e ci sputò in faccia il fatto che le donne, per essere libere davvero, pagavano ancora un prezzo, e che il mondo moderno che avevamo sognato con la caduta del Muro di Berlino forse era solo una chiacchiera.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora