Capitolo 29

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Passò una settimana prima che Laura riuscisse ad ottenere un permesso dal carcere per andare a trovare Manuel, ma alla fine ce la fece.
L'avevano portato fino a Rebibbia, perciò mia sorella raggiunse il penitenziario con i mezzi e la metropolita: fu un viaggio lungo - le periferie non erano ben collegate tra loro - ma per fortuna arrivò sana e salva davanti al carcere.
Fece un sospiro ed entrò, pronta ad aspettarsi di tutto.
Mostrò i documenti ad un carabiniere, che segnò il suo nome nel libro delle visite, poi la fece perquisire da una sua collega per vedere se nascondesse qualcosa di sospetto.
Avendo verificato che era tutto a posto, la condusse nel parlatorio, e quando dalla porta vide entrare Manuel, gli saltò al collo.
《Quanto ho aspettato questo giorno!》esclamò tra le lacrime.
《Amore mio! Alla fine ce l'hai fatta, eh?》fece lui sorridendo.
《Una settimana ci hanno messo, a darmi il permesso...》gli raccontò lei.
《Comunque sono felice di vederti!》ammise l'uno.
《Come stai?》domandò l'altra.
《Non mi lamento... Spero di uscire presto, ma il mio avvocato mi ha detto che non ci starò per più di qualche mese》rispose il primo.
《E da quando ti puoi permettere un avvocato?》chiese stupita la seconda.
《È stato Italo a pagarmelo. Dice che devo uscire presto, che così potrò riabbracciarti!》spiegò il giovane Baschetti.
Mia sorella sorrise mestamente: doveva immaginarlo, Italo aveva qualcosa in mente. Ma non voleva rovinare le aspettative di Manuel.
《Sono sicura che sarai presto fuori. Io ti aspetterò》rispose.
E infatti il ragazzo sorrise. Laura non sapeva se le aveva creduto, ma forse si era fatto andare bene quella risposta.
Si baciarono con passione, poi l'orario delle visite finì e lei tornò a casa, il pensiero di un possibile piano architettato da Italo piantato in testa.

                                  ***

《Ma sei sicura?》le chiese Antonio quando Laura le raccontò che dietro l'avvocato di Manuel ci fosse Italo.
《Beh, sappiamo tutti come fa i soldi Italo, ma ne fa abbastanza da pagare la parcella di un avvocato》rispose mia sorella.
《E lui che dice?》domandò il giovane Leonardi.
《Che vuoi che dica? Per quanto io trovi la cosa discutibile, Italo è il suo migliore amico ed è naturale che lui sia contento che lo tiri fuori. Se solo avesse un po' più di acume...》sospirò lei.
《Pensi davvero che Italo non si sia arreso?》chiese lui.
《Ti ricordo che il giorno dell'arresto di Manuel mi ha umiliata, dicendo che noi ragazze del Quartiere ci lamentiamo che i nostri fidanzati spacciano ma poi ci prendiamo i loro regali...》puntualizzò la prima.
《Gli piace provocarti, lo sai》rispose il secondo. 《Comunque cambiando discorso, la Cristaldi mi ha dato un libro》aggiunse poi.
《Ma quanto tempo passi con la Cristaldi? Pare quasi che siate fidanzati!》scherzò la seconda.
《E dai, dicevo sul serio. Il libro è interessante, si intitola "Lo specchio cieco", l'ha scritto Joseph Roth》replicò il ragazzo.
《Non lo conosco. Di che parla?》ribattè Laura.
《Parla di una ragazza insicura che vive alla periferia di Vienna e si innamora di diversi uomini》rispose Antonio.
《Quando hai finito dimmelo che lo leggo》decise mia sorella.
Lui sperò di finirlo al più presto per farglielo leggere: tra quelle pagine magari lei avrebbe finalmente capito come si sentiva a vederla, così disinvolta, tra le braccia di un altro.

                                 ***

A partire dal giorno dopo a quello della visita a Manuel, mia sorella cominciò a passare la maggior parte del suo tempo libero in cucina: diceva che maneggiare e sperimentare tutti quegli ingredienti la rilassava.
Finivamo di studiare - lei le sue materie di liceo, io del ginnasio - e la seguivo in cucina, dove apriva il frigo, tirava fuori gli ingredienti dolci e salati, li disponeva sul tavolo e cominciava a mischiarli tra loro; io la guardavo, di tanto in tanto le davo una mano.
Un giorno stava cucinando dei muffin ai frutti di bosco con un cuore di crema d'uovo. O almeno l'intenzione era quella: dopo aver messo i dolci in forno, ripulendo il tavolo si accorse di aver sbagliato un ingrediente: invece del burro, nell'impasto aveva messo la fontina.
《Che cazzo! Adesso verranno fuori delle mini-cheesecake brutte e immangiabili...》si lamentò.
《Aspetta a fasciarti la testa prima di essertela rotta!》le consigliai.
Attendemmo tutto il tempo della cottura, dopodiché, quando furono pronti, Laura li tirò fuori dal forno e aspettammo che si freddassero un po' per assaggiarli.
Quando ebbero raggiunto una temperatura sopportabile al palato, me ne porse uno, facendomelo assaggiare.
Un gusto sconosciuto e dirompente mi esplose in bocca: l'aroma audace della fontina si sposava incredibilmente bene con quello amaro dei frutti di bosco.
Lei mi guardava, i grandi occhi rotondi avidi di un verdetto, qualunque esso fosse.
《Allora? Fa schifo, vero?》mi incalzò.
《Nient'affatto. È meraviglioso!》esclamai, addentandone un altro boccone. Era squisito.
Lei ne prese un altro, lo assaggiò e capì che non la stavo prendendo per il culo.
《Però, devo sbagliare più spesso!》sorrise soddisfatta.
《Dovresti farli assaggiare anche ad Antonio, e portarne uno in carcere a Manuel, sono sicura che apprezzerebbero tantissimo!》la incoraggiai.
《Mi è venuta un'idea!》esclamò.
《Quale?》domandai.
《Vendiamoli al bar, ci farebbero fare un sacco di soldi!》propose.
《Prima però dovremo dire tutto a papà, e sai com'è restìo a tutto ciò che è nuovo...》obiettai.
《Su questo hai ragione. Ma corriamo il rischio!》decretò.
Nel più profondo del mio cuore mi augurai che nostro padre approvasse.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora