Epilogo

79 5 2
                                    

《Buongiorno!》mi saluta Antonio, baciandomi.
《Buongiorno!》rispondo io subito dopo. Mi vergogno quasi ad ammetterlo, alla luce di ciò che è successo a mia sorella, ma sono felice, dopo tanto tempo.
O forse posso anche affermare che non sono mai stata veramente felice in vita mia, forse nemmeno Antonio, e Laura lo aveva capito.
Ecco perché aveva scelto di andarsene, e non solo per rendere felici noi, ma anche Elena e Manlio, anche Giovanni e i loro figli; sotto quella perenne maschera di egoismo, lei viveva per gli altri, era felice solo se le persone che la circondavano lo erano, e lo aveva dimostrato una volta per tutte.
Solo che non aveva voluto ringraziamenti.

                                 ***

Prepariamo le valigie dopo colazione, decisi ad andare a vivere insieme; andremo a stare da Antonio, che ha una casa più grande.
Mia madre ci saluta piangendo, sempre per la paura di non voler restare da sola con mio padre: spero davvero che un giorno trovi la forza di ribellarsi a tutto questo, o forse non lo farà mai perché lo ama talmente tanto da beccarsi le botte anno dopo anno, sicura che un giorno cambierà, anche se quel giorno non arriverà mai.
Successivamente andiamo a salutare la famiglia Leonardi, e lì scendono meno lacrime: non sarà mai funzionale, la famiglia di Antonio, esattamente come non lo sarà mai la mia.
Ce ne andremo a stare in Prati, a vivere la vita intellettuale che abbiamo sempre vissuto, ma stavolta lo faremo insieme; ci accoglieranno come la coppia del secolo in tutti i caffè letterari.
Ci lasceremo alle spalle il Quartiere con i suoi casermoni, con i suoi vicoli sporchi e bui, con la sua umanità abbrutita, col Viale dei morti ammazzati che ogni giorno miete il suo quantitativo di vittime stradali, con la nostra scuola, la chiesa e i negozi fintamente legali, col cortile in cui non scendevamo da anni, il luogo dove tante volte si sono compiuti i destini di tutti noi.
Non torneremo prima di un certo periodo: perché saremo sempre impegnati, perché ci guarderebbero come alieni, perché il dolore sarebbe troppo.
Staremo sempre insieme io e lui, i miei figli e i suoi, non ci lasceremo più: magari un giorno ne faremo anche uno tutto nostro, di bambino, chissà.
Nei prossimi giorni mi accompagnerà alla mia casa editrice, quando andrò a consegnare il romanzo scritto in questi giorni, quello sulle nostre vite e su quella di mia sorella; non ho paura di fare nomi e cognomi, tanto ormai i nodi sono tutti venuti al pettine.
Ho deciso anche il titolo, "La bambina cattiva", perché rispecchia esattamente lo spirito di Laura: era sempre così arrabbiata poiché nessuno l'ha mai capita davvero.
E paradossalmente lei è morta, ma la sua anima vivrà per sempre, fin quando la sua storia sarà venduta nelle librerie, appollaiata sugli scaffali in attesa di essere comprata e letta.
Diventerà un'istituzione, ma non subito: l'intelligenza, la ribellione e il libero pensiero sono semi che germogliano lentamente, e sono convinta che lei lo sappia. C'è tempo.

Fine

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora