Capitolo 47

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La vita nella famiglia Santini si rivelò essere per Laura completamente diversa da come se l'era immaginata.
Infatti, nonostante Giovanni fosse il figlio maggiore, la sua parola non contava un cazzo: il vero capofamiglia era Francesco, e mia sorella lo capì fin dalla sera dopo le nozze; aveva chiesto al neo marito di fare una cenetta loro due da soli a lume di candela, dopo il lavoro, ma lui gli aveva risposto che erano stati invitati a cena a casa della madre: alla proposta di Laura di dirottare l'invito, il giovane aveva sottolineato che l'idea era di Francesco e che era meglio non discuterci.
Lei aveva fatto il diavolo a quattro perché nessuno le avrebbe dato ordini, adesso che era una donna sposata, lui l'aveva lasciata cuocere nel suo brodo, e alla fine si erano presentati a cena dalla signora Amanda. Laura lanciò delle occhiatacce al cognato per tutta la sera, poi non rivolse la parola a Giovanni fino al mattino successivo.

                                  ***

Quando me lo raccontò non ci credetti subito.
《Non è possibile》risposi infatti.
《È esattamente quello che è successo. Non era un invito ma un ordine!》fece lei, sbraitando ma piano, per non farsi sentire da Giovanni che stava nel retrobottega o da Anna che si stava occupando dei conti.
《Da quando hai paura di farti sentire?》chiesi allora.
《È che non voglio litigare. Quando si parla di Francesco si scatena sempre un conflitto a fuoco. Quell'uomo c'è anche quando non c'è...》si lamentò.
《Come il Grande Fratello di Orwell!》osservai.
《Quella lì era una passeggiata a confronto...》sbuffò.
E come al solito rimandai la confessione che desideravo farle dal giorno dopo le sue nozze: il fatto che avevo rubato il suo romanzo, che ne avevo cambiato personaggi, titolo e anche epoca, e che l'avevo portato alla Cristaldi, la quale lo avrebbe fatto leggere ad un suo amico editore.
Ma sentirla così amareggiata mi faceva desistere dall'intento, e mi sentivo una merda ad averla derubata dell'unica chiave di svolta che avesse mai posseduto.
《Antonio ha fatto domanda per il dottorato. Te lo ha detto?》dissi invece.
《È dal giorno del matrimonio che non parliamo, ma comunque glielo ho consigliato io》mi rispose.
《Lo immaginavo. Non avrebbe mai trovato il coraggio di dirlo a sua madre, i dottorandi guadagnano una miseria》ribattei.
《Quando lo prenderanno le sentirai le urla della signora Rosa...》replicò.
La signora Rosa non era mai stata contenta che ad Antonio piacesse studiare: fino alla laurea lo aveva tollerato, ma ero sicura che alla notizia del dottorato lo avrebbe cacciato di casa.

                                  ***

Mia sorella ci azzeccò alla grande: il giorno in cui Antonio fu ammesso al dottorato di ricerca alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'università La Sapienza, le grida della signora Leonardi furono talmente forti che le sentì tutto il condominio.
《Come osi venire a dirmi con quella faccia tosta che andrai a fare un lavoro pagato una miseria?》sbottò infatti, fuori di sé.
《Perché quella è l'unica strada per diventare professore ordinario di Letteratura Inglese!》replicò fieramente Antonio.
《Ma sentilo! Sei sempre stato solo uno spillasoldi del cazzo, un buono a nulla, un bamboccione che ancora oggi ci teniamo sulle spalle! Ma cosa ti costava fare come tuo fratello, che dopo la terza media s'è subito trovato un lavoro?》continuò la donna, furiosa.
《Mi costava che non era quella la mia vita, che non sarei mai stato felice, che avrei inseguito i tuoi sogni uccidendo per sempre i miei!》replicò il ragazzo altrettanto alterato.
《La verità è che Laura Martini ti ha messo tutti questi grilli in testa da quando siete piccoli, ma poi alla fine lei è rinsavita, si è sposata, sfornerà qualche ragazzino e manderà avanti la stirpe, mentre tu ti mummificherai sui libri! Meno male che ti sei trovato una ricca, magari ti campa lei...》ribattè la madre.
《Con te non si ragiona proprio!》sbraitò il figlio, uscendo dall'appartamento come un pazzo e scendendo le scale come se lo stessero inseguendo.

                                  ***

Laura se lo vide arrivare nel ferramenta come una furia.
《Che ci fai qui?》domandò.
《Devo parlarti. È successo un casino》rispose Antonio.
《Non mi parli dal giorno del matrimonio, tra un po' meditavo di farti le poste davanti casa, deve essere successo qualcosa di grosso per averti convinto a cominciare il disgelo...》osservò lei.
《Mi hanno preso per il dottorato e l'ho detto a mia madre》spiegò lui.
《E lei ha fatto la matta, immagino...》ribattè l'una.
《Esattamente. Dice che sono un peso inutile, che mi terrà sulle spalle a vita e che sono un fallito. Non ce la fa più, vorrebbe che mi mantenesse Giulia》replicò l'altro.
Mia sorella lo guardò negli occhi: il giovane Leonardi pensò che, così piena di tutti quei gioielli con cui faceva la signora per le vie del Quartiere, la sua migliore amica fosse l'immagine di una bambina troppo cresciuta.
Eppure era l'unica persona che gli ispirasse fiducia in quel momento.
《Che stronza》fece lei.
《Lo so》rispose lui.
《Può dire quello che vuole, ma comunque è la tua di vita, Antonio. Sei nato per stare sui libri, e non devi permettere a nessuno di affermare il contrario》sottolineò con fervore la prima, una voglia di stare al suo posto che la divorava. 《Non permetterlo, Antonio》ribadì con voce rotta. Le veniva da piangere.
《Ma che ti prende adesso? Che hai?》fece il ragazzo, accorgendosene.
《Niente...》negò subito mia sorella. 《È che ci voleva la sceneggiata di tua madre, per farci parlare di nuovo...》aggiunse poi, calmandosi un po'.
Allora Antonio l'attirò a sé e l'abbracciò forte.
《Vieni qua, cretina. Non ce l'ho con te. Sei sempre così prevenuta...》mormorò accarezzandole i capelli.
Giovanni entrò proprio in quel momento e Laura scansò subito l'amico.
《Sono davvero contenta che ti hanno preso per il dottorato! Davvero contenta per te!》esclamò a voce alta, cercando di risultare convincente.
《Per il dottorato?》chiese Giovanni.
《Sì, all'università》rispose Antonio.
《Complimenti, davvero. Io non ci capisco niente di queste cose, mi sono fermato alla terza media, ma da quello che ho capito deve essere una cosa fantastica...》replicò il giovane Santini.
《Un traguardo importante che porterà il nostro Antonio a diventare professore! Adesso stava proprio andando a comunicarlo a Giulia, così festeggiano insieme! Vero, Antonio?》ribattè mia sorella.
《Oh certo, sarà molto contenta anche lei...》rispose il giovane Leonardi.
《Perché non organizziamo un'altra uscita a quattro? Siamo stati bene l'ultima volta...》propose Giovanni.
《Perché no?》fece Antonio.
《Già, perché no?》ripeté Laura.
Quando il ragazzo se ne fu andato, mia sorella tirò un sospiro di sollievo: per fortuna il marito non aveva fatto osservazioni su quell'abbraccio; non aveva idea delle ondate di rimpianti che attraversavano la mente di lei quando Antonio le aveva parlato del dottorato alla Sapienza; Giovanni era un tipo molto semplice, per fortuna.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora