A fine maggio cominciò a piovere.
Non si trattava di pioggerelline leggere, a gnagnarella, ma di veri e propri diluvi universali quotidiani: le strade del Quartiere si riempirono di fango, i tragitti casa-scuola e viceversa, in quei giorni prima dell'uscita dei quadri, divennero delle odissee.
Tutte le mattine ci affacciavamo alle finestre per spiare anche il minimo raggio di sole tra le nuvole, ma niente, la coltre grigia era sempre lì a gravare sul grigio del Quartiere, dandogli un'aria ancora più cupa e opprimente.
Contrariamente alle nostre speranze, piovve per ben due settimane di seguito.***
Finché una mattina di metà giugno in cui tornò il sole, qualche giorno prima degli esami di maturità di Laura e Antonio, accadde qualcosa che segnò le nostre vite per sempre: Chicano era stato ritrovato morto ammazzato sulla piazza principale, riverso a terra in un lago di sangue.
È vero, quell'uomo non godeva di una buona fama, tra genitori indignati di ragazzi a cui forniva l'erba e altri spacciatori che volevano fargli le scarpe; ma la sua fu una morte orrenda perfino per gli standard del Quartiere, e vedere quella poveraccia della fidanzata Luisa strillare in continuazione "Tito" e "Assassini" era qualcosa che straziava l'anima.
Non ci misero molto ad individuare il colpevole perfetto: Manuel; alcune persone del nostro palazzo l'avevano sentito litigare con Chicano proprio la sera prima, perché quest'ultimo voleva andarsene a Caracas con Luisa, cambiare vita, smettere di spacciare e aprirsi un ristorante italiano.
Così facendo però avrebbe scatenato la guerra per la successione di capo della piazza di spaccio; la tesi ufficiale fu che Chicano avesse designato proprio Italo per tale ruolo, e che Manuel l'avesse ucciso per questo motivo.
Quando due poliziotti lo condussero in manette dentro la volante, Iolanda e Anna si disperarono, ma non Laura; lei assistette alla scena fredda e impassibile, come se non avessero appena arrestato il suo fidanzato, ma un estraneo.
《Non è stato Manuel》disse ad Antonio.
《Come sarebbe a dire?》chiese questi.
《È stato Italo》fece lei, senza alcun dubbio. Un'idea terribile si andava formando nella sua testa, ma né io né Antonio ci arrivammo, in quel momento. Non ci pensammo proprio. Sbagliammo.***
Diede appuntamento ad Italo nel pomeriggio sul tardi, al parco della discarica, sul confine est del Quartiere.
Non ci eravamo mai avventurati fin laggiù, nemmeno nelle più ardite prove di coraggio; quel luogo ci faceva paura: originariamente progettato come spazio verde del Quartiere, era stato abbandonato quasi subito, e ormai era il regno dell'immondizia, dei barboni e dei tossici; baraccopoli e scheletri di palazzi incompleti occupati abusivamente si sparpagliavano ai bordi del parco.
Italo pensò che fosse eccitante incontrarsi in un posto simile, e così accettò immediatamente; quando si ritrovò davanti mia sorella quasi non ci credette, visto che aveva passato cinque anni a rifiutarlo.
《Però, ci voleva l'arresto di Manuel per farti capire che ero io quello giusto?》esordì.
《E tu non vedevi l'ora, immagino...》lo tentò lei.
《Preferisci sull'erba o in un angolo più appartato?》domandò lui senza tanti convenevoli.
《Sull'erba andrà benissimo》fece mia sorella avvinghiandosi al giovane Bianchi e cominciando a baciarlo e a toccarlo; a quest'ultimo non sembrò vero e la baciò e toccò a sua volta, finché non persero l'equilibrio e caddero sul prato incolto e si calarono i pantaloni e le mutande.
In un attimo lei fu sopra di lui, e lui dentro di lei.
《Quanto hai aspettato per questo?》ansimò Laura.
《Troppo tempo... Dovevo liberarmi di quel cretino per averti...》rispose Italo al culmine del piacere.
《L'hai ucciso tu Chicano, vero?》insistette l'una, cercando di farlo confessare.
《Sei troppo sveglia, non ti si può nascondere niente... Manuel non è buono neanche a farsi ammazzare, figuriamoci a sparare a qualcuno!》ammise l'altro ridendo.
Laura, invece, non rideva, anzi: i suoi occhi, mentre lo scopava, erano pieni di odio.
《Hai tentato di liberarti di lui per cinque anni, e tutto per avermi! Adesso che hai vinto, come ti senti, eh? Come ti senti?!》s'infervorò.
《Io, non ho parole...》ribattè il ragazzo, quasi spaventato dallo sguardo di lei.
《Bene, le ho io: una merda!》decretò mia sorella, alzandosi e ricomponendosi, per poi voltargli le spalle e tornare verso l'interno del Quartiere.
Lui fece lo stesso e le corse dietro.
《Ma dove vai da sola? È pericoloso e lo sai bene!》gridava.
《Non me ne frega un cazzo!》replicò lei, non sapendo che qualsiasi cosa le fosse successa sulla strada del ritorno sarebbe stata meno peggio di ciò che si ritrovò davanti in quel momento: all'entrata del parco c'era Antonio, incazzato nero.
《Che ci fai tu q...》mia sorella non fece in tempo a formulare la domanda per intero che le arrivò in faccia uno schiaffo.
《SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO TI È SALTATO IN MENTE?!》sbottò lui.
《Ma sei impazzito?》ribattè lei, mentre si massaggiava la guancia.
《Sei tu che sei impazzita... Quando Valeria mi ha detto che cosa eri andata a fare non ci volevo credere...》replicò l'uno.
In realtà me l'aveva estorta, la verità, quando avevo giurato di non dire niente a nessuno.
《Quella stronza, neanche un cecio in bocca sa tenersi...》fece l'altra.
《Se non l'avessi pregata di dirmi tutto chissà che altre schifezze ci avresti fatto con quello... Dai, andiamo a casa!》ordinò il primo, trascinando la seconda via di lì.***
Non si dissero una parola durante il tragitto verso casa, fino a quel momento.
Il cielo cominciava ad incendiarsi: i raggi del sole calante davano tonalità infuocate all'atmosfera.
《Non volevo andare con Italo》fece all'improvviso Laura.
《E allora perché ci sei andata?》chiese Antonio.
La parte alta della volta celeste, la più lontana dall'orizzonte, già virava all'azzurro, mentre la più bassa e vicina assumeva una colorazione vinaccia.
《Perché volevo vedere cosa avrei provato》confessò lei.
《E cosa hai provato?》domandò lui.
La parte alta e quella bassa si uniformavano di blu, mentre il sole era completamente scomparso.
《Mi ha fatto schifo. È stato squallido》rispose mia sorella.
Era un tramonto nel Quartiere, e appena prima che sorgesse la luna, appena prima che col suo chiarore prendesse il predominio della notte, una debole luce perlacea si diffondeva nel cielo, a illuminare quella desolazione.
Laura si gettò fra le braccia di Antonio che la strinse a sé, e pianse forte.
《Non ti preoccupare, ci sarò sempre io...》la consolò, accarezzandole dolcemente i capelli.
Una luce perlacea si diffondeva nel cielo.***
Non parlarono più dell'accaduto, né Laura mi rimproverò di niente, anche perché c'era altro a cui pensare: si parlò a lungo del funerale di Chicano, della disperazione di Luisa e della partenza improvvisa di Italo per il Brasile.
Mia sorella e Antonio si preparavano per la maturità, e nel tempo che restava lei ci usava come "cavie" per i suoi esperimenti culinari, di cui ogni esposizione al bar era un successo.
Sognava in grande, e io le auguravo che tutti quei sogni che aveva si realizzassero. Se lo meritava.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...