Capitolo 36

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Il fatto di frequentare due facoltà diverse non indebolì l'eterno legàme tra Laura e Antonio, ma lo rafforzò: ricorrevano l'uno all'altra, condividevano le rispettive scoperte come da piccoli, si scambiavano esperienze e consigli.
Lui le parlava di libri, di cinema e teatro, di autori dalle vite straordinarie e drammatiche; lei gli raccontava di titoli e di azioni, di società e strategie di marketing, sostenendo che tutte quelle nozioni le sarebbero servite per il suo business di ricette.
È vero, scegliendo di iscriversi ad Economia anziché a Lettere, come Antonio, mia sorella aveva tracciato un confine netto tra lei e l'amico, uscendo per prima da quel microcosmo solo loro che li distingueva dagli altri; eppure, nonostante tutti gli ostacoli che Laura aveva sempre frapposto tra sé stessa e il resto del mondo, Antonio non riusciva a fare a meno di lei dal momento in cui l'aveva conosciuta all'asilo, la bambina cattiva che tirava fogli appallottolati e che a tre anni già sapeva leggere e scrivere; era una bufera che lo sconquassava dentro, riducendolo in macerie e infischiandosene dello stato in cui lo lasciava; era una miccia che divampava nell'incendio dei suoi sensi, facendogli perdere la ragione; era l'Alfa da cui ogni cosa nasce e l'Omega che tutto distrugge, pronta a cambiargli la vita e a sconvolgergliela al tempo stesso.

                                  ***

Parlavano anche delle scelte universitarie dei loro ex compagni di liceo; Laura criticò ferocemente soprattutto quella di Elisa, la più insicura del suo gruppo di amiche.
《La sai l'ultima su Elisa?》aveva detto infatti ad Antonio.
《Sapevo che aveva scelto Medicina》rispose lui.
《Lo sai cosa mi ha raccontato Fulvia? Che Elisa è svenuta durante un'autopsia!》rise lei, l'argomento doveva averla divertita molto.
《Non ci credo...》fece l'uno, sgomento.
《E invece è successo proprio così! Durante un'autopsia! Ed era solo una simulazione, chissà come potrebbe reagire un giorno, in sala operatoria! Ma come si può avere una passione ed essere completamente negati per inseguirla?》replicò l'altra, in tono scioccato.
A mia sorella gli studi andavano a gonfie vele perché aveva sempre saputo distinguere mestiere e vocazione: era fermamente convinta che non si potesse vivere solo del primo, né solo della seconda, né di entrambi come se fossero un tutt'uno; mestiere e vocazione dovevano coesistere, ma in maniera nettamente separata.
Sapevamo tutti che sarebbe voluta diventare una scrittrice, ma la considerava un'attività rischiosa, in cui o si ha la grandezza, o il nulla, senza mezze misure; per questo conservava gelosamente al computer il romanzo che aveva scritto in quarta ginnasio: lo avrebbe fatto pubblicare una volta ricca e lontana dal Quartiere.

                                  ***

Io invece ero ormai in seconda liceo, studiavo tutti gli argomenti di cui Laura mi aveva sempre parlato con grande entusiasmo e avevo trovato nella professoressa Cristaldi una guida, così come era successo ad Antonio.
Continuavo a stare con Flavio, sebbene non fossi molto convinta di ciò che provavo per lui: tre anni prima aveva voluto conoscermi solo per arrivare a Laura, e per un motivo simile non avrei dovuto rivolgergli mai più la parola, ma in quel momento non mi interessava molto; dopo quello che mi aveva detto Enrico il giorno in cui ci eravamo lasciati, pensai che uno come Flavio fosse il massimo a cui potessi aspirare, in quel periodo, anche se sapevo benissimo di essere palesemente un ripiego, per lui.
Mi prendevo le briciole, avevo imparato ad accontentarmi di quelle, e questa forse è la spiegazione di molte mie insicurezze di allora e di oggi, ma a quei tempi mi sembrava normale: non ero mai stata capace di vivere appieno quello che mi succedeva, e vivere mezze emozioni e mezzi sentimenti era regolare, in linea con la mia scarsa personalità. 

                                 ***

Ma io penso che sia dovuto al fatto di essere la secondogenita: essendo nata due anni prima, Laura s'era presa la maggior parte della bellezza, dell'intelligenza, del carattere, e a me erano rimasti i residui.
I nostri genitori avevano puntato tutto su di lei: perché s'era iscritta all'università, perché sarebbe stata la prima della famiglia e del Quartiere a laurearsi, perché sperimentando in cucina aveva fatto entrare in casa un sacco di soldi.
Era lei l'astro splendente e sfolgorante, io invece ero condannata a brillare di luce riflessa, la sua: il paragone con mia sorella e le sue incredibili qualità mi aveva sempre perseguitata.
Essendo i riflettori perennemente puntati su di lei, a nessuno è mai importato molto di me; non avevo molte persone con cui confidarmi in quel frangente, a parte Irene Lanciani, quella poveretta su cui Laura s'era accanita perché aveva cominciato ad uscire con Antonio, quattro anni prima: era una persona pacata, non un'Erinni come mia sorella, per questo ci siamo trovate.
Ancora oggi sono convinta che amasse veramente Antonio, mentre lui la usava solo per fare un dispetto a Laura.
Siamo rimaste in contatto: ha scelto di insegnare come i suoi genitori, ha sposato un collega e hanno avuto tre figli.
Spesso ci ritroviamo a parlare del passato, il nome di Antonio getta ancora un'ombra di malinconia sul suo viso.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora